Un passo verso la cura dell’HIV: ricercatori svelano come scoprire le cellule dormienti infette

Test HIV (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
La cura dell’HIV è sempre più vicina, ecco come scoprire le cellule dormienti che provengono dai siti dell’infezione.
I ricercatori del Mount Sinai hanno sviluppato un metodo innovativo per identificare le cellule immunitarie che ospitano il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), un’importante scoperta che avvicina gli esperti medici a una possibile cura per questa infezione, che colpisce quasi 40 milioni di persone in tutto il mondo. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su Nature Communications il 6 marzo.
L’HIV è un virus che attacca le cellule del sistema immunitario, indebolendo la capacità dell’organismo di difendersi dalle infezioni. Sebbene le terapie antiretrovirali (ART) siano efficaci nel controllare la diffusione del virus e nel proteggere il sistema immunitario, non offrono una cura definitiva per l’infezione. Infatti, l’HIV rimane nascosto nel corpo in cellule dormienti, rendendo difficile eliminare il virus.
Il team di ricercatori del Mount Sinai ha sviluppato una tecnica per segnare geneticamente le cellule immunitarie che contengono l’HIV. Questo approccio potrebbe aprire la strada a trattamenti mirati per eliminare queste cellule dormienti infette, portando a una possibile cura per l’HIV. In particolare, il team ha creato un modello innovativo di tracciamento della linea cellulare per identificare i luoghi in cui il virus si nasconde, ottenendo anche profili genetici delle cellule T, ossia i globuli bianchi fondamentali per la risposta immunitaria.
Le cellule T sono in grado di ospitare l’HIV, sia in forma attiva che dormiente, e il loro studio approfondito potrebbe rivelare nuove vie terapeutiche. Il principale ostacolo per una cura definitiva dell’HIV è la difficoltà nel localizzare e studiare le cellule infette che ospitano il virus. Se si riuscisse a identificare queste cellule, sarebbe un passo fondamentale per sviluppare trattamenti che le eliminano completamente.
Marcare le cellule infette
I ricercatori hanno messo a punto un sistema genetico per marcare le cellule infette da HIV, studiando sia le cellule infette che quelle dormienti. Per questo, hanno utilizzato modelli murini umanizzati, sviluppando un “interruttore” fluorescente che cambia colore da rosso a verde in seguito all’infezione da HIV. Questo meccanismo permette di segnare permanentemente le cellule infette, consentendo di tracciare la diffusione del virus anche nelle sue forme dormienti.
Il team ha analizzato oltre 47.000 cellule T, comprese quelle infette acutamente, trattate e non infette. Hanno identificato vari tipi di cellule T, tra cui le cellule T helper (che rilevano le infezioni), le cellule di memoria, le cellule naive (che combattono le infezioni), le cellule T regolatorie e altre sottocategorie. Tra queste, sono riusciti a individuare nove tipi distinti di cellule T che ospitano HIV inattivo.
I risultati ottenuti
I risultati suggeriscono che anche dopo 10 e 29 giorni di terapia antiretrovirale, il virus può persistere in alcune cellule T. Questo rinforza l’idea che il virus possa sopravvivere in un “serbatoio” di cellule dormienti, rappresentando una delle sfide principali per la cura dell’HIV. I ricercatori del Mount Sinai intendono ora studiare e testare approcci specifici per riattivare queste cellule dormienti infette e determinare se sia possibile ridurre il serbatoio di cellule infette.
Questi studi potrebbero portare a nuove terapie mirate per eliminare il virus e finalmente raggiungere una cura per l’HIV. La ricerca è stata finanziata da istituzioni prestigiose, tra cui il National Institute of Allergy and Infectious Diseases e il National Institutes of Health, e ha ricevuto supporto anche tramite i Clinical and Translational Science Awards (CTSA).