Il 24 settembre 2024 ci ha lasciati Francesco Brioschi, una figura poliedrica che ha saputo unire il rigore dell’ingegneria alla passione per i libri. Ingegnere di formazione e editore per vocazione, Brioschi ha attraversato decenni di storia italiana contribuendo, non solo allo sviluppo tecnologico e ingegneristico del paese, ma anche al suo arricchimento culturale, grazie alla sua attività editoriale. La sua scomparsa segna la fine di una carriera lunga e brillante, caratterizzata da una versatilità rara.
Francesco Brioschi è stato un uomo che ha saputo incarnare perfettamente il concetto di multidisciplinarità. Formatosi in ingegneria, ha iniziato la sua carriera come consulente per importanti istituzioni come la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) e la Banca d’Italia apportando qui il suo approccio scientifico e analitico, che ha permesso a queste istituzioni di affrontare questioni economiche complesse con una visione chiara e strategica.
Durante la sua collaborazione con la Consob, Brioschi ha lavorato su progetti di regolamentazione del mercato finanziario italiano, contribuendo alla trasparenza e alla stabilità del sistema. Il suo lavoro con la Banca d’Italia, invece, si è concentrato su tematiche legate alla vigilanza bancaria, fornendo consulenze strategiche che hanno aiutato a migliorare la gestione del rischio nelle istituzioni bancarie italiane.
Il suo contributo in ambito economico-finanziario ha dimostrato la sua capacità di analizzare problemi complessi con la precisione e il rigore tipici di un ingegnere. Eppure, Brioschi non si è mai fermato all’ingegneria, trovando un’altra grande passione nell’editoria.
Nonostante il successo nel settore ingegneristico e consulenziale, Francesco Brioschi aveva una grande passione: i libri. Un amore che lo ha spinto a fondare la sua casa editrice, la Francesco Brioschi Editore, che in breve tempo è riuscita a distinguersi per la qualità delle pubblicazioni e per la cura con cui ogni libro veniva selezionato. La casa editrice, specializzata in saggistica e narrativa di alto livello, ha pubblicato numerosi volumi che spaziano dalla letteratura alla scienza, cercando sempre di coniugare cultura e innovazione.
La sua attività editoriale è stata caratterizzata da una costante ricerca dell’eccellenza, sia in termini di contenuti che di forma. Brioschi credeva fermamente che i libri fossero uno strumento indispensabile per la crescita intellettuale e personale, e che la loro bellezza, tanto interna quanto esterna, dovesse riflettere il loro valore. Ogni pubblicazione della sua casa editrice era infatti curata nei minimi dettagli, dalla scelta del testo fino alla qualità della carta e della rilegatura.
Francesco Brioschi ha saputo costruire un ponte tra due mondi apparentemente distanti: l’ingegneria e l’editoria. Se da un lato la sua mente rigorosa gli permetteva di eccellere come consulente in settori altamente tecnici e finanziari, dall’altro lato il suo spirito sensibile lo portava a vedere nei libri non solo un prodotto commerciale, ma un vero e proprio oggetto di culto, capace di arricchire l’anima e la mente.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde una figura di grande spessore intellettuale, capace di distinguersi in ambiti molto diversi tra loro. Se da una parte il suo contributo alla Consob e alla Banca d’Italia ha permesso di affrontare in modo lucido e rigoroso le complesse questioni economiche e finanziarie del nostro tempo, dall’altra, la sua attività come editore ha arricchito il panorama culturale del paese. La sua capacità di unire logica e creatività, scienza e cultura, lo ha reso un uomo unico, profondamente rispettato in ogni campo in cui ha operato.
Diciamo addio ad un grande uomo poliedrico, caratteristica così rara ad oggi. Un uomo che non solo è riuscito ad amalgamare aspetti apparentemente distanti tra di loro come i numeri e le parole ma che ha voluto anche condividere con noi la sua profonda conoscenza. Un uomo che ci ha lasciato con un motto tanto veritiero quanto difficile da seguire in un mondo che vede la cultura passare in secondo piano (e forse anche al terzo e al quarto).
“La cultura è la base del progresso”
Forse è per questo che stiamo regredendo…