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ALCASE: la prima e unica organizzazione no-profit italiana interamente dedicata al cancro del polmone

ALCASE (acronimo inglese che sta per “Alliance for Lung Cancer Advocacy, Support ed Education) è la prima – e tuttora unica – organizzazione no-profit italiana ad essere interamente dedicata al cancro del polmone.

Il lavoro di ALCASE

L’Associazione informa sulla malattia, sulla diagnosi, sul percorso terapeutico, sui nuovi farmaci;  promuove iniziative e campagne di sensibilizzazione nazionale; offre solidarietà e supporto ai malati e ai loro caregiver; aggiorna sui progressi della medicina oncologica e sulle ultime novità scientifiche riguardanti la malattia; segnala le strutture ed i medici di eccellenza nella diagnosi e cura del tumore;  spiega cosa sono i test molecolari e perché le mutazioni genetiche tumorali vanno sempre ricercate; gestisce diversi punti d’incontro, per i malati ed i loro familiari sui social media di maggior; offre il supporto  di una psicoterapeuta, di un avvocato e di un team di 8 medici esperti nei principali approcci diagnostico-terapeutici (dalla chirurgia toracica… alla oncologia medica).

Soprattutto porta avanti, da oltre un decennio, una campagna nazionale per l’attivazione in Italia di un programma di screening toracico universale, che consentirebbe il riscontro dei tumori del polmone in una fase ancora precoce di sviluppo, quando essi sono ancora facilmente curabili. Le prove dell’efficacia SALVAVITA dello screening mediante tomografia computerizzata (TC) del torace sono sul tavolo dal 2011, ma finora solo gli Stati Uniti, fra i grandi paesi occidentali, ne hanno preso atto. In Europa ed in Italia si discute, si discute, si discute…

Uno studio di affinamento delle tecniche diagnostiche (RISP): doveva essere un passo avanti per gli screening nazionali

Da dicembre 2021, per la verità, a seguito del decreto Speranza, in Italia si è passati ad una fase interlocutoria nella quale è stato finanziato, a costi altissimi, uno studio di affinamento delle tecniche diagnostiche (RISP), che coinvolgeva 18 strutture italiane non equamente distribuite sul territorio nazionale. Tale studio, per decreto, prevedeva, entro il entro il 30 settembre 2023, la trasmissione al Ministero della salute da parte dell’ente coordinatore della relazione finale sugli esiti dello studio, di cui, tuttavia, alla data attuale non se ne conoscono i risultati. La cui mancata diffusione lascia assai perplessi, in quanto ogni sperimentazione o studio scientifico sovvenzionato dallo Stato prevede la pubblicazione dei dati.

In ogni caso, in assenza di riscontri in tal senso, sono sufficienti gli studi del National Lung Screening Trial americano e dell’olandese Nelson Study, cui si è aggiunta, poco dopo, la posizione ufficiale della International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) che così recita: “…ora è giunto il momento, per i leader internazionali, i governi, i sistemi sanitari e gli altri attori interessati, di implementare programmi globali di screening del cancro del polmone, come avviene per il cancro al seno (mammografia) e per il cancro del colon (colonscopia), salvando così la vita di innumerevoli individui.”

Pertanto è tempo:

  • Di implementare un programma di screening che interessi tutte le aree geografiche del paese, anche quelle più periferiche e disagiate, e che non lasci indietro nessuno;
  • Che in ogni capoluogo di provincia ci sia una struttura ospedaliera i cui radiologi abbiano ricevuto un’adeguata preparazione su come leggere le TC, dove anche pneumologi e chirurghi toracici abbiano una chiara conoscenza su come gestire eventuali lesioni dubbie (la letteratura medico-scientifica è piena di “linee guida” alla conduzione ottimale dello screening toracico);  
  • Che tutti i medici di famiglia sappiano quando lo screening toracico è indicato e lo suggeriscano ai loro assistiti;
  • Di una campagna di educazione ed informazione diretta al più vasto pubblico (mediante, ad esempio, ripetuti video di Pubblicità Progresso su tutti i canali RAI).  

Ciò che c’è da fare, dal punto di vista pratico ed organizzativo, va fatto con estrema urgenza: anche se nessuno ne parla, la gente muore in silenzio e noi tutti abbiamo la grave responsabilità morale di condannare a morte, ogni anno che passa, almeno 5.000 nostri concittadini .  Che potremmo invece salvare con lo screening!

A cura della Prof.ssa Deanna Gatta
Presidente ALCASE Italia
Alliance for Lung Cancer Advocacy, Support and Education