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Distrutti macchinari all’avanguardia al Maria Cecilia Hospital di Lugo

La situazione in Emilia-Romagna continua ad essere critica. All’elenco dei danni si aggiunge il Maria Cecilia Hospital a Lugo. Infatti, a causa dell’alluvione, sono stati evacuati 180 degenti e macchinari per decine di milioni di euro sono andati distrutti. Com’è avvenuto tutto ciò? In questo articolo si entra nel dettaglio del fatto e si illustra come si può aiutare la popolazione.

La situazione a Lugo

È il 18 maggio quando, nella città di Lugo, l’alluvione diventa ingestibile; l’acqua, infatti, inizia a salire rapidamente. Si raccomanda a tutti i cittadini di mettersi al riparo, salendo ai piani alti quando possibile, oppure di recarsi presso la sede del comitato cittadino di Villanova o nell’area di accoglienza allestita al Cinemacity. La situazione peggiora ora dopo ora, trasformando Lugo in un vero e proprio torrente d’acqua a causa dell’esondazione dei canali consortili. Il sindaco sottolinea che la situazione non si è placata il giorno successivo e che sono stati effettuati diversi interventi da parte dei volontari, che hanno cercato di dare una mano utilizzando sacchi di sabbia.

L’intera città è rimasta senza corrente elettrica e senza linee telefoniche, non potendo comunicare con l’esterno per diverso tempo. L’acqua ha raggiunto tutti i piani bassi, e ora gli abitanti dovranno valutare i danni. Giusi Marcante, portavoce del sindaco Davide Ranalli, afferma ciò riguardo all’accaduto.:

È successo qualcosa di mai accaduto prima, semplicemente tutti i fiumi della provincia di Ravenna sono esondati o hanno rotto gli argini: da giorni il mare non riceveva, la pioggia ininterrotta ha creato grandi volumi di acqua che dai territori a monte si sono riversati su Lugo.

L’allagamento del Maria Cecilia Hospital a Lugo

Non solo la città è letteralmente sommersa dall’acqua, ma anche il seminterrato del Maria Cecilia Hospital, a Lugo, in provincia di Ravenna, è stato colpito dall’alluvione. Da martedì scorso, le prime gocce d’acqua hanno portato, momento dopo momento, ad una vera e propria inondazione del primo piano, causando un’interruzione di corrente elettrica nella struttura. A quel punto, sono stati attivati i vari generatori di emergenza, che però hanno una durata limitata. Pertanto, prima che l’elettricità venisse completamente interrotta, è stato necessario mettere in salvo i 180 pazienti ricoverati.

Maria cecilia hospital
Credits- Corriere della Sera / Nell’immagine si può apprezzare la riunione di emergenza per decidere come evacuare l’ospedale

È iniziata una corsa contro il tempo per mettere in sicurezza tutti i pazienti, con l’aiuto dei vigili del fuoco, della protezione civile, dei volontari, del personale sanitario e dell’amministratore delegato. Le operazioni si sono concluse solo nella tarda notte di giovedì. Un ruolo fondamentale in questa situazione è stato svolto dal dottor Lorenzo Venturini, il quale è rimasto in ospedale dal primo momento in cui il seminterrato ha iniziato ad allagarsi fino alla notte di giovedì.

Quali sono i danni dell’allagamento del Maria Cecilia Hospital?

L’acqua che è entrata nel sotterraneo non ha lasciato scampo a diversi macchinari presenti, come la TAC o il macchinario utilizzato per la neurochirurgia, che permette di effettuare interventi chirurgici al cervello senza aprire la scatola cranica. Coinvolta nell’allagamento è anche l’unità ambulatoriale, composta da tutta la strumentazione necessaria per una diagnosi precoce, incluso il caso di malattie oncologiche, essendo il Maria Cecilia Hospital in prima linea. Il numero dei danni è destinato a crescere, poiché, con il ritiro dell’acqua in corso, sarà possibile fare una stima più precisa, come commenta il dottor Venturini:

Il Cecilia Maria Hospital è una struttura di Alta Specialità che fa parte di un gruppo presente a livello nazionale. Questo, per fortuna, ci permette di garantire la continuità delle cure ai nostri pazienti. Nessuno verrà abbandonato. Abbiamo ricevuto aiuti e solidarietà da tutti i nostri colleghi, soprattutto da un ospedale pugliese che fa parte del nostro stesso gruppo. Dovremmo riuscire a riaprire in circa 10 giorni.

Cosa si può fare?

Gli aiuti sono comprenisibilmente arrivati da ogni parte. Gli abitanti delle zone limitrofe alle città alluvionate si sono recati sul posto per offrire il loro aiuto in questa situazione. Coloro che vivono lontano possono contribuire utilizzando i canali diretti che permettono di aiutare gli abitanti dell’Emilia-Romagna a riprendersi più velocemente e più forti di prima.

Credits immagine di copertina -Corriere della Sera