Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri: cos’è, sintomi dell’infezione e prevenzione

Naegleria fowleri, comunemente denominata “ameba mangia-cervello“, è un organismo unicellulare che trova il suo habitat in ambienti acquatici dolci, in particolare in acque tiepide. La sua esistenza è stata largamente documentata fin dalla sua scoperta nel 1970, ma il suo impatto sulla salute pubblica ha suscitato preoccupazione a causa della malattia rara ma devastante che può causare. Infatti, di tutte le specie di Naegleria, solo Naegleria fowleri è nota per infettare l’uomo, causando una delle infezioni più devastanti e per lo più fatali conosciute: la meningoencefalite amebica primaria (PAM). Questo articolo esplora il ciclo biologico di Naegleria fowleri, la patogenesi, la diagnosi, e le misure di controllo associate a questo microrganismo.

Ciclo biologico e habitat dell’Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

Credits: Di Photo Credit: CDC/ Dr. Govinda S. Visvesvara – This media comes from the Centers for Disease Control and Prevention’s Public Health Image Library (PHIL), with identification number #408.

Questo microrganismo si trova comunemente in acqua dolce calda, come laghi, fiumi e sorgenti termali, nonché nel suolo. Naegleria fowleri presenta un ciclo di vita versatile che le consente di adattarsi a vari ambienti. La forma amebica, la più comune, predilige le fanghiglie acquose e può trasformarsi in una cisti resistente per sopravvivere a condizioni avverse come basse temperature. In presenza di salinità elevata o di nutrienti limitati, può assumere una forma biflagellata attiva, dimostrando notevoli capacità di adattamento.

Naegleria fowleri è un organismo termofilo che predilige ambienti caldi, crescendo ottimalmente ad alte temperature, fino a 46°C, e sopravvivendo brevemente anche a temperature superiori. Sebbene le infezioni siano più frequenti in acqua con temperature superiori a 32°C, Naegleria fowleri può essere trovato in sedimenti di laghi o fiumi a temperature ben inferiori, dimostrando una notevole capacità di adattamento alle varie condizioni ambientali.

Dieta e sopravvivenza

Il sostentamento di Naegleria fowleri proviene da piccoli organismi come i batteri, presenti nei sedimenti di laghi e fiumi. Questa dieta sottolinea l’importanza ecologica dell’ameba nei suoi habitat naturali, pur rappresentando una minaccia significativa per la salute umana quando le circostanze portano a un contatto diretto con esseri umani.

Patogenesi e infezione nell’uomo dell’Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

La patogenesi dell’Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri nell’uomo avviene principalmente quando l’acqua contenente forme biflagellate dell’ameba entra accidentalmente nelle cavità nasali, per esempio durante il nuoto o il lavaggio nasale. Da lì, l’ameba può raggiungere il cervello attraverso i nervi olfattivi, causando infiammazione, danno cerebrale e, nella maggior parte dei casi, la morte. Questo processo è facilitato da condizioni ambientali favorevoli, come temperature elevate dell’acqua. La PAM, conseguenza di questa invasione, è quasi sempre fatale.

Curiosamente, non c’è alcuna evidenza che Naegleria fowleri possa diffondersi attraverso vapori d’acqua o goccioline aerosolizzate, come quelle prodotte dalle docce o dagli umidificatori, e l’ameba non può infettare le persone attraverso l’ingestione di acqua contaminata.

Diagnosi dell’infezione da Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

La diagnosi precoce della PAM è cruciale ma complessa, data la rapidità con cui la malattia progredisce. Sebbene non esista un trattamento standard, sono stati segnalati casi di successo con l’uso di amfotericina B e terapie sperimentali. La prevenzione rimane il miglior strumento contro N. fowleri, sottolineando l’importanza di pratiche sicure nell’uso delle acque dolci e una corretta manutenzione delle piscine.

Naegleria fowleri rappresenta un importante argomento di ricerca nel campo della microbiologia e della salute pubblica, non solo per la gravità delle infezioni che può causare ma anche per le sue singolari strategie di sopravvivenza e adattamento. La sensibilizzazione pubblica e la ricerca continua sono fondamentali per ridurre i casi di PAM e per sviluppare strategie preventive più efficaci. La battaglia contro l'”ameba mangia-cervello” è un chiaro esempio di come la comprensione degli organismi microscopici possa avere un impatto diretto sulla salute e la sicurezza umana.

Incidenza negli Stati Uniti e in Italia dell’Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

Le infezioni causate da Naegleria fowleri sono un evento raro negli Stati Uniti, con un numero di casi diagnosticati annuo che varia da zero a cinque tra il 2013 e il 2022, per un totale di 29 infezioni segnalate in questo arco di tempo. Nonostante la sua rarità, l’ameba “mangia-cervello” rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica, soprattutto per le implicazioni gravi della meningoencefalite amebica primaria (PAM).

Nota: Secondo il Rare Disease Act del 2002 degli Stati Uniti, una malattia viene considerata rara se colpisce meno di 200,000 persone nel paese. Questa definizione è stata adottata dai National Institutes of Health e dal Genetic and Rare Diseases Information Centers, posizionando le infezioni da Naegleria fowleri nella categoria delle malattie rare.

Negli Stati Uniti, la maggior parte delle infezioni è stata collegata a bagni nelle regioni meridionali, come la Florida e il Texas, ma le aree geografiche in cui si verificano le infezioni stanno cambiando, espandendosi verso nord, probabilmente a causa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature.

L’incidenza di Naegleria fowleri, comunemente nota come “Ameba mangia cervello”, in Italia si è manifestata in un episodio singolare nel 2004, nella cittadina di Este. Questo caso ci ha ricordato che nessun luogo è completamente al sicuro da potenziali minacce microscopiche. Durante quell’estate, caratterizzata da temperature insolitamente elevate, un giovane ragazzo di soli 9 anni ha perso la vita dopo essere entrato in contatto con l’ameba letale. L’infestazione è avvenuta in un piccolo laghetto, alimentato dalle acque del fiume Po, luogo di svago dove il bambino aveva nuotato.

Il profilo delle vittime: giovani e attivi

Una caratteristica distintiva delle infezioni da Naegleria fowleri è che colpiscono prevalentemente i maschi giovani, in particolare quelli di età inferiore ai 14 anni. Sebbene le ragioni di questa predisposizione non siano del tutto chiare, si ipotizza che i ragazzi giovani siano più inclini a partecipare a attività acquatiche rischiose, come tuffarsi e giocare nei sedimenti sul fondo di laghi e fiumi, aumentando così la loro esposizione all’ameba.

Stagionalità delle infezioni

Le infezioni da Naegleria fowleri sono più comuni nei mesi estivi – luglio, agosto e settembre – quando le temperature più elevate contribuiscono all’aumento delle temperature dell’acqua e alla riduzione dei livelli idrici. Questo contesto ambientale favorisce non solo la proliferazione dell’ameba ma anche le attività ricreative acquatiche che possono esporre le persone al rischio di infezione.

Sintomi iniziali e progressione

L’infezione da Naegleria fowleri culmina nella meningoencefalite amebica primaria (PAM), un’infezione cerebrale che devasta il tessuto cerebrale. Similmente alla meningite batterica, i primi sintomi di PAM possono includere mal di testa, febbre, nausea e vomito, tipicamente manifestandosi circa 5 giorni dopo l’infezione, ma con un range possibile da 1 a 12 giorni. Man mano che l’infezione progredisce, emergono sintomi più gravi come rigidità del collo, confusione, perdita di attenzione, convulsioni, allucinazioni e coma. Dall’apparizione dei sintomi, la malattia avanza rapidamente e di solito causa la morte entro circa 5 giorni, sebbene possa verificarsi da 1 a 18 giorni dopo.

L’infezione da Naegleria fowleri porta alla distruzione del tessuto cerebrale, causando gonfiore cerebrale e, infine, la morte. Il tasso di mortalità per coloro che mostrano segni e sintomi dell’infezione supera il 97%. Solo quattro persone sono sopravvissute su 157 casi noti di infezione negli Stati Uniti tra il 1962 e il 2022.

Trattamento dell’infezione da Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

A causa della rarità della PAM e della rapida progressione dell’infezione, identificare trattamenti efficaci è stato difficile. Alcuni farmaci, tra cui amphotericin B, azitromicina, fluconazolo, rifampicina, miltefosine e dexametasone, sono stati utilizzati in combinazione nel trattamento, basandosi sull’efficacia teorica contro Naegleria fowleri. La miltefosine, in particolare, è uno dei farmaci più recenti ed è stato dimostrato che elimina Naegleria fowleri in laboratorio, essendo stato utilizzato per trattare tre dei sopravvissuti.

Cosa fare in caso di sospetta infezione

L’infezione da PAM è rara, ma in presenza di sintomi iniziali simili a quelli di altre malattie comuni, come la meningite batterica, è fondamentale cercare immediatamente assistenza medica, specialmente dopo l’esposizione a acque dolci calde.

Naegleria fowleri si trova naturalmente in corpi d’acqua dolce e nel suolo, con un’incidenza maggiore nei sedimenti dei fondali. Per ridurre il rischio di infezione, si consiglia di evitare di rimestare i sedimenti in acque poco profonde e calde. Nonostante il rischio basso, si dovrebbe sempre presupporre una potenziale pericolosità nell’entrare in acque dolci calde.

Il cambiamento climatico e il futuro delle infezioni da Ameba mangia-cervello o Naegleria fowleri

Il cambiamento climatico potrebbe aumentare l’incidenza delle infezioni da Naegleria fowleri, data la preferenza dell’ameba per le acque dolci calde. Le condizioni climatiche in evoluzione, con l’aumento delle temperature dell’aria che si riflette in quelle delle acque di laghi e stagni, creano ambienti più favorevoli per la crescita dell’ameba. Gli ondata di calore, che innalzano ulteriormente le temperature dell’acqua, possono facilitare la proliferazione di Naegleria fowleri. L’espansione dei casi verso gli stati più settentrionali degli Stati Uniti, rispetto al passato, suggerisce che il cambiamento climatico stia contribuendo all’espansione del raggio d’azione dell’ameba.

Testing ambientale e rischio d’infezione

Attualmente, non esiste un test rapido e di routine per rilevare la presenza di Naegleria fowleri nelle acque, con indagini ambientali che possono richiedere settimane. Nonostante Naegleria fowleri sia comunemente presente in corpi d’acqua dolce, il rischio d’infezione rimane basso, ma sempre presente. Gli utenti delle aree ricreative acquatiche dovrebbero quindi presumere un rischio di infezione ogni volta che entrano in acque dolci calde.

Comportamenti a rischio

I comportamenti che aumentano il rischio di infezione includono tuffarsi o saltare in acqua, mettere la testa sott’acqua o svolgere altre attività che portano l’acqua a salire nel naso. Evitare di rimestare il sedimento sul fondo di laghi, stagni o fiumi può ridurre il rischio di entrare in contatto con l’ameba.

Nonostante la sua gravità, il rischio di infezione da Naegleria fowleri è estremamente basso, soprattutto se confrontato con altri rischi associati all’acqua, come gli annegamenti non intenzionali, che hanno registrato migliaia di decessi annuali negli Stati Uniti nello stesso periodo di riferimento.

Prevenzione

Data la presenza naturale di Naegleria fowleri in acque dolci, il pubblico dovrebbe sempre presumere la sua presenza in laghi, fiumi e sorgenti termali calde. La segnaletica basata sul ritrovamento dell’ameba nelle acque è improbabile che sia un metodo efficace per prevenire le infezioni a causa della difficoltà di stabilire una relazione diretta tra la presenza dell’ameba nell’acqua e le infezioni umane, oltre alla variabilità temporale e spaziale della concentrazione delle amebe nelle acque.

Per ridurre il rischio di infezione da Naegleria fowleri, l’attenzione dovrebbe concentrarsi su azioni personali per prevenire l’ingresso dell’acqua nel naso durante il nuoto in acque dolci calde o durante la pulizia delle cavità nasali con acqua potenzialmente contaminata. Strategie preventive specifiche includono precauzioni durante il nuoto, la pratica del risciacquo nasale per motivi di salute o religiosi, e l’uso sicuro dell’acqua potabile pubblica.

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