Anticorpi monoclonali miracolosi contro il tumore al colon-retto
Non è mai accaduto prima: la remissione completa di un tumore senza chirurgia, radioterapia o chemioterapia, ma solo grazie agli anticorpi monoclonali. Un sogno? No, una realtà concreta presentata al Congresso mondiale di Oncologia dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) dal Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York e contemporaneamente pubblicata anche sul New England Journal of Medicine. Alle volte, anche trial di dimensione ridotta possono portare a grandi risultati. In questo caso, i 12 pazienti affetti da tumore al colon-retto sono guariti completamente.
Il tumore al colon-retto curato dagli anticorpi monoclonali
Questo tumore si forma nei tessuti del colon (la parte più lunga dell’intestino crasso divisa in ascendente, trasverso e discendente) o del retto (parte terminale dell’intestino crasso vicina all’ano). La funzione principale dell’intestino è di assorbire le sostanze nutritive durante la digestione, oltre che preparare la massa fecale. Quella specifica dell’intestino crasso è di assorbire l’acqua per rendere compatte le feci.
Come tutti i tumori, anche questa neoplasia è causata dalla crescita incontrollata delle cellule: in questo caso sono le cellule epiteliali della mucosa che rivestono internamente l’intestino. Alcune volte i polipi, cioè piccole escrescenze dovute alla proliferazione delle cellule della mucosa, si trasformano in senso maligno e danno origine a forme precancerose per poi mutare in neoplasie maligne. In genere i polipi possono dar luogo a perdite di sangue di varia entità rilevabili con un esame delle feci per la ricerca del “sangue occulto”. I tumori del colon sono tre volte più frequenti di quelli al retto.
Anticorpi monoclonali “miracolosi”
Gli anticorpi monoclonali, ormai usati da tempo in oncologia sia come farmaco sia per la ricerca, non hanno ancora esaurito la loro utilità. Per anticorpo monoclonale si intende la popolazione omogenea di anticorpi ottenuti in laboratorio da un ibridoma, che rappresenta la fusione tra una cellula di mieloma e un linfocita di tipo B.
Il linfocita è anticorpo-specifico mentre le cellule di mieloma hanno la caratteristica di crescere indefinitamente in coltura e derivano da una linea tumorale del plasma. Grazie a un promotore di fusione, la membrana del linfocita e della cellula di mieloma si fondono insieme per creare un ibridoma. La peculiarità che li rende unici è data dal fatto che sono in grado di secernere anticorpi monospecifici reattivi contro un solo epitopo (la sede di legame tra anticorpo e antigene) e dunque in grado di neutralizzare uno specifico antigene.
L’ibridoma, una volta individuato elettivamente, permette di ottenere anticorpi sempre identici in modo indefinito. Il medicinale assunto come trattamento immunoterapico in questo trial è il dostarlimab, un anticorpo monoclonale che fa parte della classe degli inibitori del checkpoint immunitario: questi farmaci riescono a eliminare il freno alla risposta immunitaria, rendendo visibili le cellule tumorali alle difese naturali dell’organismo che le trovano e le annientano. Il farmaco, che costa undici mila dollari a dose, è stato somministrato per infusione ai pazienti ogni tre settimane per sei mesi.
Al di là delle aspettative
Tutti i 12 pazienti sottoposti al trattamento, dopo sei mesi di terapia, hanno ottenuto una risposta clinica completa visibile da risonanza magnetica, PET, endoscopia, esame rettale e biopsia. A oggi, inoltre, nessun paziente ha manifestato casi di progressione o recidiva e non si sono osservati effetti collaterali gravi. L’anticorpo monoclonale si è comportato come una sorta di “bisturi” che ha rimosso completamente il tumore: esso è semplicemente sparito.
Grande entusiamo è stato manifestato anche da Luis Alberto Diaz, responsabile della Divisione dei Tumori solidi al Memorial Sloan Kettering Cancer Center:
“Sebbene sia necessario un follow-up più lungo, questo trattamento sta cambiando la pratica per i pazienti con carcinoma rettale localmente avanzato”
Lacrime di gioia anche per gli stessi pazienti affetti da questo carcinoma e per i loro affetti vicini, poiché lo scopo principe della medicina e della ricerca deve essere sempre poter donare nuove promettenti speranze al futuro.