Covid-19

Anticorpi monoclonali: utili come profilassi contro il virus Covid-19

Nella lotta a Covid-19 gli anticorpi hanno giocano un ruolo fondamentale. Infatti, sin dai primi mesi della pandemia, si è pensato di usare come arma di difesa contro questo virus gli anticorpi più “efficaci”: l’idea di base era quella di produrre in larga scala elevate quantità di questi anticorpi, che venivano isolati a partire dal plasma dei pazienti affetti. E’ questo il caso degli anticorpi monoclonali, anticorpi riprodotti in laboratorio in quantità illimitata e per un numero infinito di volte che rappresentano un concentrato delle migliori armi del sistema immunitario per colpire il virus.

Grazie ad un recente studio, che ha coinvolto oltre 5 mila persone, si è visto come gli anticorpi monoclonali siano in grado di ridurre la probabilità di contrarre l’infezione da Covid-19. In particolare, è risultata particolarmente efficace la combinazione di due differenti tipi di anticorpi monoclonali, ovvero Tixagevimab e Cilgavimab (AZD7442). Questa scoperta potrebbe rappresentare un’arma in più a disposizione nella lotta contro questo virus, soprattutto per quelle persone che non rispondono adeguatamente alla vaccinazione.

Cosa sono gli anticorpi?

Gli anticorpi, noti anche come immunoglobuline, sono glicoproteine che vengono prodotte dai linfociti B del sistema immunitario umorale. Queste proteine sono in grado di riconoscere e legarsi in maniera altamente specifica ad altri tipi di sostanze definite “antigeni“. Si tratta di molecole che vengono riconosciute come estranee o pericolose da parte del sistema immunitario e possono essere di varia natura: proteica, polisiccaridica, lipidica, ecc. Quindi, il compito primario degli anticorpi è quello di andare a riconoscere, legare e neutralizzare gli agenti estranei e/o patogeni presenti all’interno del nostro organismo come, ad esempio, virus, batteri o tossine.

Tutto ciò è reso possibile grazie alla particolare struttura che queste molecole presentano: gli anticorpi, infatti, sono proteine globulari dotate di una particolare conformazione a “Y”, formata da due catene leggere e due pesanti. Ogni catena leggera e pesante presenta una regione variabile (V) amino-terminale ed una regione costante (C) carbossi-terminale. Le regioni variabili presenti all’interno della struttura rappresentano il sito di legame per l’antigene: dato che ogni immunoglobulina è composta da due catene leggere e due pesanti, saranno presenti due siti di legame. Le regioni costanti invece, non partecipano al riconoscimento dell’antigene.

Ogni linfocita B è in grado di produrre milioni di anticorpi, che a loro volta sono in grado di riconoscere diversi tipi di antigeni: questo tipo di anticorpi vengono detti policlonali.

credit: @medicinaonline.co

Gli anticorpi monoclonali

Gli anticorpi monoclonali (MAb, MAB o mAb dall’inglese Monoclonal Antibodies) sono un particolare tipo di anticorpi che vengono prodotti a partire da un unico tipo di cellula immunitaria grazie all’uso di tecniche di DNA ricombinante. Più precisamente, gli anticorpi monoclonali possono essere considerati come proteine omogenee ibride, ottenute a partire da un singolo clone di linfocita ingegnerizzato.

Questi anticorpi vengono molto usati in ambito clinico, sia per scopi diagnostici che per scopi terapeutici. Infatti essi sono in grado di riconoscere e legare in maniera altamente specifica un determinato antigene, permettendo in questo modo di ottenere una marcata risposta immunitaria nei confronti della molecola target della terapia.

Gli anticorpi monoclonali impiegati in terapia sono molti e possono essere classificati in modi differenti. In base alla loro origine, possiamo distinguere quattro differenti tipi di anticorpi monoclonali:

  • Murini: anticorpi monoclonali che derivano da cellule di topo. Il loro nome termina con il siffisso -omab.
  • Chimerici: anticorpi monoclonali che vengono prodotti attraverso tecniche di biologia molecolare che consentono di sostituire la regione costante dell’anticorpo monoclonale ottenuto da cellule di topo con la corrispondente parte di origine umana. Quindi essi contengono una porzione originaria da cellule di topo e una porzione di origine umana. Il loro nome termina con il suffisso -ximab.
  • Umanizzati: anticorpi monoclonali che derivano in parte da cellule umane, ad eccezione della porzione che si lega all’antigene specifico. Il loro nome termina con il suffisso -zumab.
  • Umani: anticorpi monoclonali che sono ottenuti solo a partire da cellule umane. Il loro nome termina con il suffisso -umab.

Gli anticorpi monoclonali, oltre che in base alla loro origine, possono anche essere classificati anche in funzione del legame o meno con altre molecole. Possiamo avere infatti:

  • Anticorpi monoclonali nudi, ossia non coniugati ad altre molecole.
  • Anticorpi monoclonali coniugati, ovvero associati a farmaci o a isotopi radioattivi.

Quando si usano?

Gli anticorpi monoclonali, nonostante non sono in gradi di bloccando la replicazione del virus Covid-19, possono essere utilizzati per ridurre al minimo i danni causati dal virus. Ad oggi infatti, sono differenti le combinazioni di anticorpi monoclonali realizzate e che sono state approvate per il trattamento degli individui affetti da Covid-19. Inoltre, prima dello sviluppo vaccino contro questo virus, si è anche pensato si usare questo tipo di anticorpi in chiave “profilattica”: ovvero effettuare un’iniezione preventiva di anticorpi per evitare di sviluppare forme gravi della malattia. Questa strategia però è stata poco battuta in quanto, fortunatamente, i vaccini sono arrivati in breve tempi permettendo di proteggere miliardi di persone.

Lo studio PROVENT

Nonostante il vaccino abbia permesso di proteggere da questo virus numerosissime persone, in alcune di queste però, la sola vaccinazione non è risultata essere sufficiente: questo è il caso dei soggetti che presentano un sistema immunitario compromesso. Questi individui infatti, necessitano di una protezione supplementare al vaccino: la profilassi con anticorpi monoclonali, in questo caso, potrebbe rappresentare una soluzione efficace.

Per verificare l’efficacia di una profilassi con anticorpi monoclonali, è stato realizzato uno studio internazionale di fase 3 PROVENT che ha coinvolto oltre 5mila persone. Lo studio si è posto come obbiettivo principale quello di valutare l’efficacia della profilassi pre-esposione realizzata tramite la combinazione due anticorpi monoclonali differenti, ovvero, Tixagevimab e Cilgavimab (AZD7442). Dalle analisi da poco pubblicate è emerso che l’utilizzo dei due anticorpi monoclonali ha permesso di ridurre dell’83% del rischio di sviluppare l’infezione da Covid-19. I risultati sono stati ottenuti contro varianti differenti dalla Omicron ma grazie ad una recente analisi realizzata dalla Washington University School of Medicine, è stato possibile dimostrare che questa combinazione è in grado di neutralizzare anche la variante Omicron e tutte le sue sottovarianti.

Published by
Denise Zuccotti