Apnee notturne: la polisonnografia e la terapia CPAP
Apnee notturne è una locuzione popolare, spesso usata anche dagli addetti ai lavori, con la quale ci si riferisce a una condizione patologica nota come sindrome delle apnee ostruttive del sonno. Si ricorda che il termine “sindrome” in ambito medico indica un complesso di sintomi e segni che, manifestandosi contemporaneamente, caratterizzano una specifica condizione patologica.
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno, talvolta denominata OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è una patologia complessa, da non sottovalutare perché può avere implicazioni di non poco conto sullo stato di salute generale. Purtroppo, si tratta di una condizione sottodiagnosticata e, di conseguenza, molte persone non sono trattate.
Il principale strumento per la diagnosi è un esame strumentale noto come polisonnografia, mentre per quanto riguarda il trattamento sono d’aiuto specifiche misure comportamentali e la ventilazione meccanica a pressione positiva, attuabile con dispositivi CPAP.
Il trattamento chirurgico è di solito indicato in casi particolari ed è soprattutto rivolto a correggere difetti anatomici o anomalie che determinino ostruzioni delle vie aeree superiori (l’esempio classico è quello del setto nasale deviato).
Sindrome delle apnee ostruttive del sonno: cos’è e come si manifesta?
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno è il più comune disturbo del sonno; ciò che lo caratterizza è il restringimento delle vie aeree superiori durante il sonno; si possono avere ostruzioni parziali o totali e ciò porta rispettivamente a episodi ciclici di ipopnee oppure di apnee.
Secondo la Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno, l’interruzione del flusso aereo che può provocare episodi di apnea o ipopnea è quella che si verifica con una durata non inferiore ai 10 secondi.
La sindrome è caratterizzata da vari segni e sintomi, alcuni si verificano durante il sonno, altri si manifestano dopo il risveglio; in particolare si ricordano il russamento, il sonno frammentato, il mal di testa mattutino, la gola secca al risveglio, la difficoltà a concentrarsi, l’ipertensione arteriosa (pressione alta), la facile irritabilità (legata a un riposo non ristoratore) ecc.
Le manifestazioni più eclatanti sono il russamento e la sonnolenza diurna alle quali spesso non si dà peso poiché molto comuni; questo è uno dei motivi per i quali la sindrome è sottodiagnosticata.
Comunque sia, se il paziente riferisce la presenza di alcune di queste manifestazioni, il medico curante suggerisce di norma di effettuare una polisonnografia, il gold standard per la diagnosi della sindrome di apnee ostruttive del sonno.
La polisonnografia
La polisonnografia è un esame strumentale effettuato con un polisonnigrafo, grazie al quale si possono rilevare numerosi parametri durante il riposo notturno: attività cerebrale, respirazione, apnee, ipopnee, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, russamento, livelli di ossigeno nel sangue ecc.
La polisonnografia può essere effettuata in un ospedale o comunque in una struttura sanitaria attrezzata oppure a domicilio. Non è un esame invasivo e nemmeno doloroso e non ha alcuna controindicazione.
Una volta effettuato l’esame, vengono analizzati i tracciati rendendo così possibile stabilire se il soggetto soffre o no di apnee notturne.
Misure comportamentali e terapia CPAP
Per curare la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno sono indicate sia misure comportamentali, sia la terapia CPAP.
Se si è sovrappeso od obesi è necessario dimagrire ed è altresì opportuno ridurre il consumo di alcolici, soprattutto prima di dormire.
La terapia CPAP, ovvero la ventilazione meccanica a pressione positiva, si effettua con un dispositivo dotato di un ventilatore, un tubo flessibile collegato a una maschera nasale o facciale e di un umidificatore. Il ventilatore eroga aria e la pressione mantiene pervie le vie aeree evitando apnee o ipopnee. L’umidificatore serve a evitare la secchezza delle mucose, un inconveniente tipico della terapia con dispositivi CPAP.