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“Apri la bocca”, l’esperto ora ti dirà quanto a lungo vivrai solo da questo dettaglio

Una nuova frontiera per misurare con precisione l’invecchiamento che proviene direttamente dalla nostra bocca. 

Non tutti sperimentiamo l’invecchiamento allo stesso modo. Alcuni individui sembrano riuscire a sfidare il passare del tempo, mantenendo la loro vitalità ben oltre l’età avanzata. Sebbene fattori genetici possano svolgere un ruolo significativo, la scienza ha dimostrato che lo stile di vita influisce enormemente su come il nostro corpo invecchia. È interessante notare come alcune abitudini quotidiane possano accelerare o rallentare questo processo.

Comportamenti come una cattiva alimentazione, il fumo e un sonno insufficiente possono lasciare tracce indelebili sul nostro corpo. Non solo danneggiano la nostra salute in generale, ma possono anche imprimere effetti sul nostro DNA. Questi segni, noti come marche epigenetiche, rappresentano una sorta di mappa dei danni accumulati nel tempo. La scienza sta lavorando per comprendere come questo impatti il nostro invecchiamento molecolare.

Negli ultimi anni, i progressi nella biologia epigenetica hanno permesso di misurare questi cambiamenti. Attraverso “orologi epigenetici”, i ricercatori possono determinare l’età biologica di una persona, che non sempre corrisponde a quella cronologica. Questi orologi, calibrati su migliaia di individui, offrono una finestra unica sul processo di invecchiamento e sulle sue variabili.

In questo modo, è possibile fare previsioni sull’aspettativa di vita o sul rischio di malattie. Fino a poco tempo fa, la raccolta di dati per questi orologi epigenetici richiedeva campioni di sangue, un procedimento non sempre agevole. Tuttavia, nuove tecniche stanno rendendo questo processo meno invasivo e più accurato.

Una nuova frontiera per misurare l’invecchiamento

Recentemente, un gruppo di scienziati ha sviluppato un orologio epigenetico di seconda generazione, chiamato CheekAge, che utilizza dati raccolti da cellule prelevate dall’interno delle guance. Questo metodo, oltre a essere meno invasivo, ha dimostrato un’incredibile capacità di prevedere il rischio di mortalità.

A differenza dei precedenti modelli, CheekAge può fornire una stima accurata anche quando si utilizzano dati provenienti da tessuti diversi, dimostrando una sorprendente affidabilità. La chiave di questo successo risiede nella capacità di CheekAge di identificare specifiche marche di metilazione del DNA, legate direttamente a determinati geni che influenzano l’aspettativa di vita.

Anziane in ospedale (Pixabay Foto) – www.biomedicalcue.it

Legami tra DNA e mortalità

Questi geni, come il PDZRN4, un possibile soppressore tumorale, e ALPK2, coinvolto nella salute cardiaca e nel cancro, offrono nuove prospettive per comprendere i meccanismi dell’invecchiamento. Gli studiosi hanno anche rilevato altri geni legati a malattie come il cancro, l’osteoporosi e il sindrome metabolica, suggerendo che le alterazioni epigenetiche possano avere un ruolo chiave nella regolazione di queste patologie.

L’identificazione di questi geni non solo aiuta a prevedere la mortalità, ma potrebbe anche aprire la strada a terapie personalizzate per rallentare l’invecchiamento e prevenire malattie legate all’età. Grazie a questo tipo di studi, un semplice tampone della guancia potrebbe in futuro diventare uno strumento potente per monitorare la salute e prevenire rischi futuri.

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Redazione