Home / Medicina / Artrosi ginocchio: tecnica di cura attraverso l’uso delle cellule staminali mesenchimali

Artrosi ginocchio: tecnica di cura attraverso l’uso delle cellule staminali mesenchimali

L’artrosi del ginocchio è una delle patologie più diffuse tra gli over 50. Quando l’artrosi arriva a compromettere l’articolazione del ginocchio, è necessario l’intervento di protesi. Tuttavia, con il trapianto di cellule staminali mesenchimali è possibile evitare la protesi del ginocchio poiché aiutano a rallentare la progressione dell’artrosi.

Cos’è l’artrosi del ginocchio?

Artrosi ginocchio
Credits: Salvati Diagnostica

L’artrosi del ginocchio è una malattia molto comune tra gli anziani che può colpire anche in età giovanile. In sostanza è una malattia degenerativa che interessa le cartilagini di femore e tibia. All’interno dell’articolazione del ginocchio, le estremità ossee di femore e tibia sono rivestite da cartilagine, uno speciale tessuto protettivo che ha il compito di diminuire gli attriti interni ed evitare così problemi di usura. Oltre alla cartilagine, partecipano alla riduzione degli attriti anche il liquido sinoviale, che lubrifica e bagna le cartilagini, e i menischi che hanno la funzione di cuscinetti ammortizzatori facilitando i movimenti e proteggendo l’intera articolazione. Altre strutture come muscoli, legamenti e tendini stabilizzano l’intera articolazione durante i movimenti.

L’artrosi del ginocchio è quindi una malattia della cartilagine articolare di tibia e perone. Man mano che la cartilagine si consuma, vengono esposte le ossa sottostanti e il conseguente attrito crea un danno articolare, che tende inesorabilmente a peggiorare nel corso degli anni, provocando dolore e limitazione nei movimenti.

Terapie biocellulari a base di cellule staminali: nuova possibilità di cura

Generalmente il trattamento per eccellenza della patologia è ricorrere alla sostituzione chirurgica dell’articolazione tramite l’inserimento di una protesi. Ciò però comporterebbe soprattutto in soggetti giovani, un peggioramento della qualità della vita a causa dell’impossibilità di compiere determinati movimenti e della manutenzione della protesi, che potrebbero ritrovarsi a dover sostituire le protesi poiché soggette ad usura nel tempo, e dunque essere sottoposti a un nuovo intervento chirurgico dopo circa 10, 15 o vent’anni a seconda del soggetto e dello stile di vita.

Di fatti l’intervento di protesi si rivela essere un’operazione impegnativa, con lunghi tempi di riabilitazione, con conseguenti problemi e limitazioni funzionali per i pazienti con età compresa tra i 30 e i 60 anni d’età, magari abituati a praticare attività sportive come nuoto, corsa, trekking, difficilmente sostenibili con una protesi.

L’obiettivo di uno studio Humanitas, ad oggi ancora in corso, è quello di rimandare e possibilmente evitare, l’impianto di protesi in persone affette da artrosi del ginocchio, tramite l’utilizzo di cellule staminali adipose.

Lo studio clinico prevede il trattamento dell’artrosi di alto grado, sia in pazienti anziani che, per diversi motivi, non possono sostenere un intervento chirurgico, sia in pazienti giovani, tra i 40 e i 60 anni, interessati da artrosi post-traumatica, per esempio causata da incidenti sportivi. I prodotti utilizzati nella terapia messa a punto dai ricercatori sono concentrati di tessutali ricchi di cellule staminali mesenchimali.

Cosa sono le cellule staminali mesenchimali?

Cellula staminale mesenchimale. Credits: OlgaMaslova – Opera propria, CC BY-SA 4.0

Le cellule staminali mesenchimali (MSC) sono cellule indifferenziate multipotenti. Il loro destino non è ancora deciso e pertanto, tramite un processo di differenziazione, a contatto con le cellule del tessuto lesionato, possono dar luogo a cellule diverse. I tessuti normalmente utilizzati per ottenere le MSC sono il midollo osseo, attraverso l’aspirazione da cresta iliaca (ossa del bacino) e il tessuto adiposo, mediante una piccola liposuzione (normalmente dall’addome o dalle cosce). Hanno la capacità di contribuire alla guarigione dei tessuti tramite la produzione di una vasta gamma di fattori di crescita e molecole, adattandosi alle specifiche condizioni della patologia del paziente.

Le cellule staminali prelevate dal grasso sottocutaneo, prevedono un piccolo intervento di liposuzione, con il quale si ottiene un prodotto “grezzo” che viene poi purificato, togliendo tutta la parte oleosa, e selezionando la parte stromale, cioè il tessuto che circonda le cellule grasse. Questo tessuto stromale è ricco di vasi e, appunto, cellule mesenchimali, cioè cellule staminali. Questo prodotto viene poi iniettato nelle articolazioni affette, come una normale infiltrazione.

Qual è l’effetto di questa terapia sull’artrosi al ginocchio?

Le cellule, producono un panno fibroso, più o meno spesso, che protegge la zona articolare sprovvista di cartilagine, perchè lesionata. Le cellule staminali hanno un effetto omeostatico sull’articolazione affetta da artrosi, ne migliorano la funzionalità eliminando il dolore provocato dalla patologia. È una tecnica mininvasiva che prevede un ricovero in day hospital.

“Dopo il trattamento con le MSC, il paziente viene fatto muovere subito, per ridurre le possibilità di aderenze intrarticolari. In ogni caso, però, il carico concesso sarà parziale per circa 20 gg., l’attività sportiva di basso impatto può essere ripresa dopo circa 2 mesi, mentre per corsa, calcio e tennis bisogna aspettare 4 mesi”.

Dott. Prof. Norberto Confalonieri, chirurgo ortopedico, specialista in protesi d’anca e di ginocchio con tecnica mininvasiva.

Anche se la rigenerazione della cartilagine articolare non è ancora possibile, questa tecnica è ad oggi la miglior riparazione del danno cartilagineo, può durare diversi mesi ed è ripetibile.

L’obiettivo dello studio ancora in corso, è valutare il beneficio che le cellule staminali stromali possono apportare a pazienti affetti da artrosi del ginocchio di alto grado, cioè quei pazienti con scarsa capacità di rigenerazione dei tessuti, dove nella maggior parte dei casi, l’unica soluzione è rappresentata dalla sostituzione dell’articolazione totale o parziale con una protesi.

A cura di Andrea Cardarelli