È notizia di questa settimana l’interruzione della sperimentazione clinica del candidato vaccino contro COVID-19 sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford a causa di una reazione inaspettata su uno dei 50000 volontari. Oggi la buona notizia: la sperimentazione del vaccino contro il coronavirus riprende.
In un post sull’area stampa del sito del colosso farmaceutico, il 12 settembre AstraZeneca ha annunciato che gli studi clinici per il vaccino contro il coronavirus, AZD1222, sono ripresi nel Regno Unito dopo la conferma da parte della Medicines Health Regulatory Authority (MHRA). L’azienda spiega che il 6 settembre il processo di revisione degli standard per il nuovo farmaco aveva innescato una pausa volontaria della sperimentazione per consentire la revisione dei dati sulla sicurezza da parte di comitati indipendenti e regolatori internazionali. A seguito di queste indagini, il comitato del Regno Unito ha raccomandato alla MHRA di riprendere i test clinici nel Paese. Non si sa però se la sperimentazione riprenderà subito anche negli altri paesi in cui AstraZeneca sta conducendo i test.
AstraZeneca aveva dovuto sospendere i test clinici dopo una sospetta reazione avversa di uno dei volontari in Gran Bretagna. Secondo l’azienda si trattava di “un’azione di routine che si adotta durante i test nel caso in cui ci si trovi davanti a una reazione inspiegata”. I dettagli della reazione, inclusa la gravità e il momento in cui si è verificato, non sono stati riportati né da Oxford né da AstraZeneca in quanto non possono divulgare informazioni mediche. Tuttavia, alcune testate avevano parlato di un paziente ricoverato in ospedale a seguito di gravi sintomi neurologici, riconducibili a una mielite trasversa, una condizione grave che coinvolge l’infiammazione del midollo spinale che può causare debolezza muscolare, paralisi, dolore e problemi alla vescica.
Un’interruzione dei test clinici su un candidato vaccino per il virus che ha causato una pandemia – sono più di 28.500.000 i casi accertati nel mondo al momento della scrittura di questo articolo – può essere sconcertante. Tuttavia, non è inaspettato ed è esattamente quello che ci si dovrebbe aspettare per la sperimentazione di un nuovo farmaco: interruzione dei test clinici e accertamenti sulla sicurezza del composto.
Negli studi clinici, i ricercatori monitorano i pazienti per qualsiasi tipo di reazione negativa al farmaco o al trattamento. Prima si interrompe l’iter, si effettuano studi approfonditi e, infine, si procede ma solo in caso di assoluta sicurezza. “Se prendi qualsiasi gruppo di 30.000 persone e li osservi nel corso di due o tre mesi, è probabile che qualcuno possa prendere una malattia che non ti aspettavi”, dice alla NBC Francis Collins, capo del National Institute of Health (NIH). “E fino a quando non sei sicuro che non sia collegata alla sperimentazione devi mettere in pausa i test clinici”.
Dopo la temporanea battuta d’arresto per AstraZeneca della sperimentazione clinica del vaccino contro COVID-19, l’immunologo statunitense Anthony Fauci aveva chiesto cautela spiegando che era “improbabile avere una risposta definitiva sulla sicurezza e l’efficacia di un vaccino entro la fine dell’anno”. Queste parole sono arrivate dopo l’ormai dichiarata volontà di Trump di avere un vaccino sicuro addirittura entro le elezioni presidenziali per dare l’avvio alla vaccinazione di massa prima del voto. Per fare questo, però, il vaccino dovrebbe saltare fasi fondamentali della sperimentazione.
Nove aziende farmaceutiche impegnate nello sviluppo del vaccino hanno firmato una dichiarazione in cui si afferma il principio di garanzia sulla salute dei cittadini nella lotta al coronavirus. Il timore è che Trump possa imporre alla Food and Drugs Administration (FDA) l’approvazione anticipata di alcuni candidati vaccini, così da avvantaggiarsi nella competizione mondiale con Russia e Cina. Con questa dichiarazione le aziende del Big Pharma vogliono affermare l’intransigenza sui percorsi obbligatori delle sperimentazioni cliniche, rassicurando i cittadini che non ci saranno accelerazioni “elettorali”.