L’essere umano è da sempre affascinato dalla vastità dell’Universo e da tutto ciò che lo riguarda. Recentemente, un team di ricercatori ha analizzato gli effetti dell’assenza di gravità nelle cellule T del sistema immunitario umano. L’analisi dei risultati raccolti potrebbe fornire spiegazioni sul perché le cellule T degli astronauti diventino meno attive e meno efficaci nel combattere le infezioni dopo essere state esposte alla microgravità.
Cosa troverai in questo articolo:
Sistema immunitario degli astronauti
Anche se l’uomo ne è affascinato, lo spazio è un ambiente estremamente ostile e rappresenta una minaccia per la salute umana. Uno degli effetti più gravi dell’assenza di gravità è il cambiamento ‘peggiorativo’ che interessa il sistema immunitario mentre gli astronauti sono nello spazio; c’è il rischio che molte delle mutazioni sviluppate durante la permanenza nello spazio persistano anche dopo il ritorno sulla Terra. I soggetti sviluppano una carenza immunitaria che può renderli più vulnerabili alle infezioni e portare alla riattivazione dei virus latenti nell’organismo.
Importanza di conoscere gli effetti sull’organismo degli astronauti
Al fine della sicurezza degli astronauti, è necessario comprendere come il loro sistema immunitario sia influenzato dall’assenza di gravità e cercare di contrastare tali cambiamenti dannosi. Attualmente, si è in grado di indagare cosa succede alle cellule T, una componente chiave del sistema immunitario, quando esposte a condizioni di assenza di gravità.
Studio attuale sulla microgravità
Nello studio in questione si è simulata l’assenza di gravità nello spazio utilizzando una specifica metodologia: immersione a secco (DI). Questa comprende un letto ad acqua su misura che inganna il corpo e lo convince di trovarsi in un determinato stato di peso. I ricercatori hanno esaminato le cellule T di 8 individui sani per 3 settimane di esposizione alla simulazione di assenza di gravità. Le analisi del sangue sono state eseguite prima dell’inizio dell’esperimento, a 7, 14 e 21 giorni dopo l’inizio e a 7 giorni dopo la fine dell’esperimento.
Dati raccolti durante le analisi dell’esperimento
Si è scoperto che le cellule T cambiano significativamente la loro espressione genica. Ossia, mutano i geni dopo 7 e 14 giorni di microgravità. Inoltre, si è rilevato un invecchiamento del programma genetico delle cellule. Le cellule T hanno iniziato ad assomigliare a più cosiddette cellule T naïve. Ciò potrebbe significare che queste impiegano più tempo nella loro attivazione e quindi diventano meno efficaci nel combattere le cellule tumorali e le infezioni.
Considerazioni sulle informazioni raccolte
I risultati analizzati possono aprire la strada a nuovi trattamenti che invertono questi cambiamenti al trascrittoma delle cellule immunitarie degli astronauti. Dopo 21 giorni dallo studio, si è riscontrato un adattamento da parte delle cellule T nella loro espressione genica all’assenza di gravità; questo per simulare un ritorno di normalità per l’organismo. Le analisi effettuate 7 giorni dopo la fine dell’esperimento hanno dimostrato però che le cellule prese in esame durante la procedura avevano riacquistato alcuni dei cambiamenti riscontrati durante la microgravità.
Conclusioni e prospettive future
Dunque, i dati suggeriscono che le cellule T si adattino ricablando i loro trascrittomi in risposta all’assenza di gravità e che i segnali di rimodellamento persistano quando riesposti alla gravità normale. In conclusione, il team di ricerca prevede di utilizzare a breve l’Esrange Space Centre. Questo è un centro svedese di ricerca e di lancio di razzi che spesso viene utilizzato come base per la ricerca scientifica. Tutto ciò per studiare come le cellule T si comportino in condizioni di assenza di gravità e come la loro funzione ne sia influenzata.
Sono una studentessa magistrale di Bioingegneria Industriale presso l’Università degli Studi di Padova. Nel 2021 mi sono laureata in ingegneria biomedica. La mia passione per la scrittura nasce già alle superiori con lo studio delle materie umanistiche al liceo classico.
Sono appassionata da tutto ciò che è legato al mondo della medicina e dell’ingegneria, soprattutto la rigenerazione dei tessuti e la creazione di organi artificiali. Attualmente lavoro nell’ambito dell’ingegneria clinica ospedaliera.