Atrofia muscolare spinale (SMA): la patologia che ha ucciso Mirko Toller
Aveva solo 16 anni, Mirko Toller, il ragazzino di Segonzano simbolo della SMA, venuto a mancare nei giorni scorsi dopo una vita troppo breve passata a combattere con coraggio l’atrofia muscolare spinale, che l’aveva colpito nei primi mesi di vita.
Che cos’è la SMA?
L’ atrofia muscolare spinale (SMA) è una patologia neuromuscolare rara che colpisce un neonato ogni diecimila ed è caratterizzata dalla progressiva morte dei motoneuroni , le cellule nervose del midollo spinale che impartiscono ai muscoli il comando di movimento.
In particolare la degenerazione riguarda i motoneuroni delle corna anteriori del midollo spinale, cui consegue atrofia e debolezza dei muscoli del tronco e degli arti. Nei casi gravi, i movimenti più semplici, come camminare o muovere le braccia, la funzione respiratoria, la stazione eretta e la deglutizione dei cibi sono, dapprima, difficoltosi e, poi, del tutto impossibili. Nei casi meno gravi, invece, vengono alterate, generalmente, solo le capacità motorie e la stazione eretta, pertanto è possibile convivere con la malattia.
Le forme di SMA
Esistono tre forme di SMA, di cui la I è la più grave e interessa circa la metà dei pazienti. In questo caso, i bambini mostrano segni della malattia già alla nascita o nei primi mesi; si tratta di segni gravi e progressivi di insufficienza respiratoria. I neonati affetti presentano ipotonia (frequentemente significativa fin dalla nascita), iporeflessia, fascicolazioni linguali e marcate difficoltà di suzione, deglutizione e, alla fine, di respirazione. Il decesso, di solito causato da insufficienza respiratoria, si verifica entro il primo anno nel 95% dei casi ed entro i 4 anni in tutti i pazienti.
I bambini affetti dalla forma II, detta anche forma intermedia, acquisiscono la capacità di stare seduti ma non di camminare autonomamente. Inoltre presentano spesso complicanze respiratorie e altri segni, quali la scoliosi, ma nel complesso la forma è molto più stabile.
La forma III è la meno grave; spesso esordisce dopo i primi anni ed è sempre associata alla capacità di riuscire a camminare, anche se in alcuni casi questa capacità può essere perduta successivamente.
Esiste poi un’ulteriore forma che viene detta di tipo IV che può essere recessiva, dominante o legata all’X, con insorgenza in età adulta (età 30-60 anni) e lenta progressione della debolezza muscolare principalmente prossimale e dell’atrofia. Differenziare questa malattia da una sclerosi laterale amiotrofica con coinvolgimento predominante del motoneurone inferiore può essere difficile.
Quali sono le cause?
All’origine della patologia c’è una mutazione genetica, ereditaria, del DNA. Il gene responsabile della malattia è localizzato sul cromosoma 5 ed è chiamato SMN1.
Il gene SMN1 produce una proteina, detta SMN, fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni. Quando SMN1 subisce la mutazione che provoca la SMA, i livelli di proteina SMN si riducono drasticamente, arrivando a una quota pari al 10-20% del normale. Di fronte a livelli così bassi di SMN, i motoneuroni cominciano a degenerare progressivamente, fino, nei casi più gravi, a morire.
La modalità di trasmissione è autosomica recessiva: entrambi i genitori sono portatori sani del difetto genetico e hanno il 25% di probabilità di trasmettere la malattia a ciascuno dei figli. Le tre forme sono dovute a mutazioni nello stesso gene. Per chiarezza due genitori portatori sani della SMA hanno:il 50% delle possibilità di dare alla luce figli portatori sani, come loro il 25% delle possibilità di dare alla luce figli malati di SMA il 25% delle possibilità di dare alla luce figli sani.
Diagnosi
Il sospetto diagnostico si basa sui segni clinici, molto caratteristici, e spesso sull’elettromiografia, che mostra segni di sofferenza neurogena. La conferma diagnostica si ottiene attraverso l’analisi genetica, senza bisogno di effettuare una biopsia muscolare.
Trattamenti e cure attualmente disponibili
Negli ultimi anni i progressi della ricerca scientifica hanno permesso di avviare diversi studi per la valutazione di terapie innovative intervenendo sia a livello genetico sia mediante tentativi per preservare la perdita di motoneuroni. Nel 2016 è stato approvato negli Usa (l’anno successivo anche in Europa) il primo farmaco (Nusinersen) in grado di migliorare la sintomatologia e il quadro clinico di questa malattia, sia per Sma 1 e Sma 2. Questo farmaco ha concesso di ottenere notevoli risultati, ma un progresso significativo si è ottenuto con l’introduzione nel 2019 negli Usa (2020 in Europa) della terapia genica che consente di fornire una versione definitiva del gene difettoso.