Scontro tra salute pubblica e interessi economici: l’impatto delle nuove imposte sui prodotti del tabacco.
Le sigarette, nonostante siano un simbolo di libertà e socialità per alcuni, rappresentano una delle principali cause di malattie prevenibili in tutto il mondo. Il fumo è noto per i suoi effetti devastanti sulla salute, contribuendo a malattie respiratorie, cardiovascolari e diversi tipi di cancro.
Oltre alle gravi conseguenze per la salute, il consumo di sigarette ha un impatto significativo sull’economia. I costi sanitari associati alle malattie correlate al fumo gravano sui sistemi sanitari nazionali, aumentando le spese pubbliche.
Il marketing delle sigarette ha subìto cambiamenti radicali nel corso degli anni, a causa di crescenti regolamentazioni e campagne di sensibilizzazione sui rischi del fumo. Le immagini sui pacchetti di sigarette, le avvertenze sanitarie e le restrizioni sui luoghi di vendita sono tutte misure implementate per ridurre l’attrattiva del fumo, in particolare tra i giovani.
Per molti fumatori, il passaggio a prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche o il tabacco riscaldato, è diventato una soluzione per ridurre i rischi per la salute associati al fumo tradizionale.
Il governo italiano sta valutando l’introduzione di una tassa di 5 euro per ogni pacchetto di sigarette venduto, con l’intento di ridurre il consumo di tabacco e raccogliere fondi da destinare al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa proposta, avanzata dall‘Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), potrebbe risultare impopolare tra i fumatori, che rappresentano il 24% della popolazione. Tuttavia, l’intervento ha come obiettivo non solo quello di aumentare le entrate fiscali, ma anche di affrontare seri problemi legati alla salute pubblica e alle difficoltà finanziarie del sistema sanitario.
Con l’aumento proposto, si stima che il governo potrebbe raccogliere fino a 13,8 miliardi di euro. Questi fondi sarebbero utilizzati per migliorare il SSN e per finanziare programmi di prevenzione contro i tumori, in particolare quelli polmonari. Questa misura si inserisce in un contesto più ampio di lotta contro il fumo, riconosciuto come una delle principali cause di morte evitabile nel paese.
Ogni anno in Italia si registrano circa 93.000 decessi attribuibili al tabagismo, e il costo per il sistema sanitario supera i 26 miliardi di euro. Il prezzo delle sigarette in Italia è attualmente tra i più bassi d’Europa, con una media di 6,20 euro per pacchetto. In confronto, paesi come Irlanda e Norvegia presentano costi significativamente più elevati, con pacchetti che possono arrivare fino a 13 euro. Se la proposta di aumentare il prezzo venisse approvata, l’Italia potrebbe allinearsi agli standard dei paesi dell’Europa occidentale con prezzi più alti.
L’idea di aumentare il costo delle sigarette potrebbe già essere inserita nella prossima Legge di Bilancio 2025. Saverio Cinieri, presidente della Fondazione Aiom, e altri esperti concordano sull’importanza di scoraggiare il consumo, affermando che non esiste una quantità di sigarette considerabile sicura. Tra i sostenitori della misura, figura anche Maria Domenica Castellone, vicepresidente del Senato, che intende promuovere questo tema nella prossima discussione sulla Legge di Bilancio. Anche esponenti del Partito Democratico, come Beatrice Lorenzin e Marina Sereni, si sono dichiarati favorevoli all’idea, sperando in condizioni politiche più favorevoli rispetto ai tentativi precedenti.