Autismo: la realtà virtuale come supporto terapeutico

I Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) sono un gruppo di disturbi di natura neurobiologica i cui sintomi si manifestano in età precoce, generalmente nella prima infanzia, e permangono per tutta la vita. Secondo i dati analizzati nel 2022 dal Center for Desease Control e Prevention Epidemiology Program Office, 1 bambino ogni 44 è affetto da un disturbo dello spettro autistico. La Realtà Virtuale (VR) e Aumentata (AR) può essere considerata uno strumento riabilitativo per bambini affetti da autismo utile in training comportamentali funzionali, come interazione con persone sconosciute o incontri improvvisi e inaspettati.

Realtà virtuale per “vivere” l’autismo

Gli individui affetti da ASD presentano deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale, e comportamenti e interessi ripetitivi. Attraverso la ripetitività di alcune azioni e l’isolamento sociale le persone autistiche si immergono in una condizione a sé così da difendersi dalla sovra-stimolazione dell’ambiente circostante.

I deficit nel comportamento impattano sull’autonomia nella vita quotidiana dei soggetti anche in età adulta. Le tradizionali terapie tendono a consolidare approcci funzionali ma hanno il limite di essere applicate in pochi contesti aggravando il deficit di comportamento adattivo.

Quando parliamo di autismo ci focalizziamo sempre sull’individuo trascurando come questa condizione influenzi anche la famiglia, la scuola e la comunità dell’individuo affetto da DSA. È necessario un approccio che non si limiti a interventi riabilitativi ma che renda consapevoli e tenga in considerazione tutte le persone che circondano la persona autistica.

La realtà virtuale, innanzitutto, può essere utilizzata per far “vivere” l’autismo a chi non ne è affetto così che possa comprendere le difficoltà e le esperienze sensoriali vissute da un soggetto autistico. Il National Autistic Society ha sviluppato un video 3D dal nome Too much information, per la sensibilizzazione attraverso il VR verso l’autismo.

Nel video è evidente la sensazione di sovra-stimolazione dal mondo esterno. Questa percezione è differente da quella di soggetti non affetti da DSA perciò rende ogni semplice azione molto più complicata.

Altro comportamento caratteristico dell’autismo è lo stimming, ovvero l’insieme di comportamenti ripetitivi che permette all’individuo di astrarsi da una situazione esterna stressante. Riguardo la comprensione dello stimming, è nato il progetto Virtual Autism Experience, sviluppato Opaque in collaborazione con Microsoft e Amaze, basato sullo sviluppo di un serious game ambientato in un supermercato.

Nel serious game, l’utente deve compiere dei semplici task (come recuperare oggetti), ma ci sono altri personaggi che interagiscono nell’ambiente comportandosi anche in modo anti-sociale (rubano prodotti). In questa condizione gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno diventano sempre più stressanti e al soggetto non resta che ristabilire la normalità attraverso la stereotipia di alcuni movimenti.

Realtà virtuale come strumento terapeutico

Nuovi studi suggeriscono che la realtà virtuale nella terapia dei DSA ha riscontri positivi. Può essere aiutare i bambini autistici a superare le fobie e gli adulti autistici a sviluppare capacità di colloquio e trovare lavoro.

Nel 2018 il Center for BrainHealth dell’Università del Texas a Dallas e il Child Study Center della Yale University ha condotto uno studio sugli effetti cerebrali della realtà virtuale nei soggetti autistici. I partecipanti autistici sono stati sottoposti a training specifici con realtà virtuale e poi sottoposti a fMRI ed EEG. Dopo training con la realtà virtuale, nei partecipanti sono stati constatati cambiamenti cerebrali misurabili. In questo studio la formazione sulla realtà virtuale non è stata immersiva, gli scenari venivano visualizzati sullo schermo di un computer. Si tratta di semplici giochi che venivano eseguiti dai pazienti attraverso joystick, mouse o touchscreen.

La realtà virtuale ha aiutato i pazienti a prestare più attenzione agli stimoli sociali e meno a quelli non sociali, così gli eventi sociali sono risultati più prevedibili dopo il trattamento da parte dei pazienti. Si è concluso che il training con realtà virtuale aiuti le persone con autismo a diventare meno sopraffatte da stimoli estranei nelle situazioni sociali e più capaci di concentrarsi sulla lettura e rispondere ai segnali sociali.

Realtà virtuale immersiva e Realtà aumentata

La realtà virtuale immersiva e la realtà aumentata si sta sostituendo pian piano a quella non immersiva. La RVI (realtà virtuale immersiva) offre esperienze più realistiche e coinvolgenti grazie all’utilizzo di strumenti collegati al corpo umano, come visori indossabili, auricolari, guanti. Tutto ciò permette al paziente di immergersi totalmente in scenari quotidiani tridimensionali creati virtualmente e di compiere task specifici.

Invece l’AR (realtà aumentata) è nella proiezione di elementi multimediali interattivi nel mondo fisico circostante, aumentando e arricchendo la percezione dell’ambiente reale visualizzato. L’AR è stata ampiamente integrata nelle nostre vite, basta pensare al successo mondiale di Pokemon Go.

Progetto 5A

La RVI e AR sono alla base del Progetto 5A, ovvero “Autonomie per l’Autismo Attraverso realtà virtuale, realtà Aumentata e Agenti conversazionali”, nato dalla collaborazione della Fondazione Sacra Famiglia Onlus e Associazione La nostra Famiglia e Politecnico di Milano.

Questo progetto prevede l’utilizzo di applicazioni interattive e strumenti innovativi su smartphone e visori indossabili che integrano la RVI, AR e Agenti Conversazionali, ovvero assistenti vocali che forniscono stimoli e feedback personalizzati. Questo progetto si rivolge a tutti gli individui affetti da DSA a medio e alto funzionamento, dai 16 anni in su, per favorirne l’autonomia e migliorarne la qualità di vita.

Le applicazioni in realtà virtuale di 5A integrano i diversi scenari di vita quotidiana abituando il soggetto ad eseguire correttamente le relative attività. Ad esempio, un possibile scenario è l’uso dei mezzi di trasporto come treno e metropolitana che permette di sviluppare l’autonomia della mobilità cittadina.

In un secondo step, si passa all’utilizzo della Realtà Aumentata che permette di generalizzare le nozioni acquisite con la realtà virtuale. In questo modo, si crea un continuum tra training con realtà virtuale e mondo reale.

A cura di Debora Cafaro.

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