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Basta un EEG per misurare il dolore nei neonati

Lo studio della Oxford University punta alla valutazione del dolore del neonato mediante EEG. Credits: University of Oxford, Department of Paediatrics

In che modo è possibile valutare il dolore nei bambini, in particolare i neonati? Generalmente ci si affida ad una semplice analisi dei cambiamenti nelle espressioni facciali, nel pianto e nel battito cardiaco, in quanto il bambino non è in grado di descrivere il dolore, a maggior ragione se il piccolo paziente è in età preverbale. D’altra parte tali metodi non risultano sempre così efficaci ed affidabili, benché queste osservazioni siano utili nella pratica clinica.

Infatti tale metodo di valutazione del dolore non è certamente adeguato come misura di esito negli studi clinici e nelle indagini di ricerca, dal momento che le osservazioni non sono evocate da un unico dolore nocicettivo.

La ricerca della Oxford University

Fiona Moultrie e Gabriela Schmidt Mellado hanno contribuito al nuovo studio.
Credits: Oxford University

La somministrazione di farmaci analgesici efficaci negli adulti potrebbe non essere adatta nei bambini, inoltre la stima del dosaggio corretto implica un’ulteriore complessità, dovuta al diverso metabolismo dei piccoli. Pertanto i ricercatori della Oxford University hanno sviluppato un nuovo sistema di valutazione del dolore in età pediatrica: mediante l’elettroencefalografia (EEG) sarà possibile valutare l’attività celebrale del neonato, correlata al dolore percepito. La ricerca è stata caratterizzata da cinque diversi studi. Nel primo, sono stati coinvolti 18 neonati sottoposti ad una puntura del tallone (stimolo nocicettivo) procedura necessaria per verificare l’eventuale presenza di malattie come l’ipertiroidismo congenito e la fibrosi cistica. In tal modo sono stati analizzati gli schemi di attività cerebrale caratteristici dello stimolo fornito.

Nel secondo studio invece è stata testata la specificità di un campione di 14 neonati, ovvero la risposta dell’attività encefalica ad input come le luci lampeggianti, i rumori forti e i tocchi delicati. Come si può immaginare, l’applicazione dello stimolo nocicettivo ha determinato un maggior aumento della frequenza cardiaca e dell’attività cerebrale rispetto all’applicazione di quello non nocicettivo.

Il terzo studio è stato caratterizzato dalla verifica della validità del modello su 12 neonati prematuri, tra le 34 e le 36 settimane di gravidanza. Il risultato è soddisfacente, l’innovativa tecnica di analisi risulta valida anche per questa delicatissima fascia d’età. Invece nel penultimo studio è stata valutata la relazione esistente tra l’attività cerebrale registrata a seguito dello stimolo fornito e il comportamento dovuto al dolore percepito dal piccolo.
Infine nell’ultimo test è stata evidenziata una diminuzione del segnale relativo alla sensibilità dolorifica, dovuto all’uso di anestetici topici adoperati durante la puntura sul tallone dei neonati.

Lo studio sperimentale è stato guidato da Caroline Hartley e Rebecca Slater del Dipartimento di Pediatria dell’Università britannica pubblicato su Science Translational MedicineConclude così Rebecca Slater nel video in cui descrive la recente scoperta,

“Una delle cose interessanti da fare è cercare di adoperare tali misure per valutare il dolore individuale: al momento non sono stati sviluppati dei metodi abbastanza sensibili per farlo, ma certamente è qualcosa che vorremmo fare per migliorare il trattamento del dolore nei bambini”.