Curiosità e consigli

Binge drinking: “lo faccio ogni tanto” può avere delle serie implicazioni

Il binge drinking è definito come un’eccessiva assunzione di alcol in un breve lasso temporale, in modo da raggiungere rapidamente l’ebbrezza. Binge significa letteralmente abbuffata e viene spesso anche associato ai termini eating o watching, per definire rispettivamente scorpacciate di cibo e carrellate di film/serie TV.

I dati del consumo di alcol

Stando ai dati dell’ISTAT, in un comunicato stampa pubblicato nel 2017, circa un quinto degli italiani beve alcolici quotidianamente e poco meno della metà si concede un bicchiere di tanto in tanto. Il 25% dei consumatori eccede in binge drinking. La categoria maggiormente a rischio è quella dei giovani tra i 18 e i 24 anni, di cui il 17% si concede queste abbuffate alcoliche, o binge drinking, soprattutto nei momenti di socializzazione.

Implicazioni per la salute date dal binge drinking

Il binge drinking, e quindi l’assunzione di elevati livelli di alcol, porta ad alterazioni della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue. La triade sintomatologica, ipertensione, ipercolesterolemia e iperglicemia, accresce la possibilità di avere complicanze acute a livello cerebrale e a livello cardiaco, come ad esempio la fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale (FA) è causata da anomalie elettrofisiologiche che comportano un’irregolare contrazione del muscolo cardiaco. Si tratta dell’aritmia cardiaca maggiormente diffusa, la cui incidenza tende a crescere con l’aumentare dell’età. I sintomi associati a FA sono cardiopalmo aritmico (battito veloce e irregolare), astenia e difficoltà respiratorie, ma spesso si presenta anche in totale assenza di sintomi. Protratta nel tempo, la fibrillazione atriale predispone la formazione di trombi, da cui il maggiore rischio di ictus, ed alterazioni della gittata cardiaca che possono culminare in insufficienza cardiaca.

Come è correlata la fibrillazione atriale al binge drinking

L’assunzione cronica di alcol è da sempre associata a condizioni patologiche di vario tipo, dalla cirrosi epatica alla pancreatite, dalle carenze vitaminiche alle disfunzioni sessuali. La correlazione tra anomalie cardiache o cerebrali a fenomeni acuti come il binge drinking è invece di recente scoperta. Nel 1978 il medico Phillip Ettinger, analizzando 24 casi di aritmia cardiaca, notò che gli episodi si manifestavano in concomitanza di festività locali, periodi in cui si eccedeva con il consumo di alcol. Ettinger etichettò questo fenomeno come ‘holiday heart’, ma l’esiguo numero di partecipanti al test ha inficiato la validità scientifica dello studio.

Studi più dettagliati sul binge drinking

Il team del professor Sidney Aung ha pubblicato uno studio su Nature Cardiovascular raccogliendo in due anni, dal gennaio 2014 al dicembre 2016, più di un milione di dati da circa 36 mila persone utilizzando un etilometro bluetooth disponibile in commercio. Dalla ricerca è emerso che durante le festività, come ad esempio il periodo natalizio, in associazione ai maggiori livelli di alcol presenti nel sangue, aumentava il numero dei casi di fibrillazione atriale, dando così validità alla “holiday heart syndrome“.

Il limite principale di tale studio, come anche riportato nell’articolo, è la presenza di ulteriori fattori sconosciuti o non considerati durante la raccolta dei dati. Nei giorni festivi, oltre agli eccessi alcolici, bisogna aggiungere alla lista dei fattori di rischio per FA, l’alterazione della durata del sonno e l’incrementato introito di sale. Per ovviare a questo problema, i ricercatori hanno eseguito un’analisi di controllo negativo monitorando i casi di tachicardia sopraventricolare durante gli stessi periodi, senza riportare correlazioni statisticamente significative.

Quindi esiste una correlazione tra fibrillazione atriale e binge drinking?

Lo stesso Aung, alla fine della trattazione, afferma: “questi dati suggeriscono che un aumento a breve termine del consumo di alcol è associato ad un rischio più elevato di episodi acuti di FA nella popolazione generale”. “Questi risultati contrastano con le linee guida scientifiche e governative sui limiti di consumo sicuro”. Così Henry R. Kranzler commenta uno studio, pubblicato su Nature Comunications, che mette in relazione il consumo di alcolici e le implicazioni a livello cerebrale. La comunità scientifica in passato riteneva che le più gravi implicazioni mediche fossero associate solo ad una cronica ed importante assunzione di alcol, ma ad oggi, in vista di questi ed altri studi, bisogna rivedere le linee guida da seguire.

Cambiare le proprie abitudini

Nel 2020 è stato condotto uno studio su pazienti con fibrillazione atriale che consumavano più di dieci drink a settimana. Riducendo il quantitativo di alcol a due drink settimanali (nell’arco di sei mesi), sono risultati aumentati i tempi di recidive e diminuiti i casi di FA parossistica (fenomeni violenti e improvvisi). Questo studio ci mostra come il nostro stile di vita sia strettamente connesso alle anomalie cardiache e che, modificando le nostre abitudini quotidiane, si possa prevenire l’insorgenza di queste e di altre patologie.

Articolo a cura di Marco Pagano

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