Bioingegneria: arrivano i nano-succhi per esaminare l’intestino
Dall’Università di Buffalo arriva un metodo per esaminare in modo non invasivo l’intestino. Questo sarà possibile grazie a ‘nano-succhi’, ovvero bibite corrette con speciali nanoparticelle che vengono illuminate da una semplice luce laser una volta arrivate nell’intestino.
Tramite questa procedura si potrà visualizzare tutto quello che accade in tempo reale, alla ricerca di malattie come sindrome del’intestino irritabile e morbo di Chron.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Nanotechnology con i risultati ottenuti nei primi test sui topi.
Attualmente, per effettuare esami diagnostici per identificare particolari patologie intestinali, i medici fanno assumere un liquido di contrasto. Successivamente, l’esame viene eseguito tramite raggi X, risonanza magnetica e ultrasuoni: tecniche a volte poco sicure o incomplete a livello di dati, dal momento che non sono in grado di mostrare avvenimenti in tempo reale, come la peristalsi.
La nuova tecnica di indagine, invece, usa come agenti di contrasto delle piccole molecole colorate (chiamate naftalocianine) che assorbono la luce nello spettro del vicino infrarosso. Queste sono state incorporate all’interno di nanoparticelle che arrivano in modo sicuro fino all’intestino tenue, tratto in cui avviene gran parte dell’assorbimento dei cibi. E’ a questo punto che le particelle vengono colpite con impulsi laser generati dalla tomografia fotoacustica: è possibile, così, monitorare in tempo reale persino le contrazioni muscolari delle pareti intestinali.
I primi risultati ottenuti sui topi hanno mostrato una maggiore efficacia rispetto ai tradizionali metodi. I ricercatori, guidati da Jonathan Lovell, professore associato di ingegneria biomedica, stanno puntando ora a perfezionare ulteriormente i nano-succhi per una eventuale sperimentazione sull’uomo.
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