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Ingegneria dei tessuti, la colla che elimina la Malattia di Dupuytren

Ancora traguardi nel campo della bioingegneria tissutale. Negli ospedali italiani, infatti, sarà ora possibile praticare la collagenasi: una terapia farmacologica in grado, con una sola iniezione, di curare la malattia di Dupuytren.

Ma cos’è la Malattia di Dupuytren? 
Si tratta di una patologia a carico della mano  caratterizzata dalla flessione progressiva e permanente di uno o più dita, ed è fra tutte le forme di deformità della mano la più comune. Nel palmo della mano, sotto la cute, è presente una struttura, la aponevrosi, che ha il compito di raccordare la pelle ai piani sottostanti più profondi. Nei soggetti predisposti la membrana si ammala, le cellule smettono il loro ricambio ‘normale’ e iniziano una proliferazione esagerata. Questo fa sì che si crei un accumulo che provoca un nodulo, un ispessimento che con il tempo provoca una limitazione funzionale. Infatti, si verifica la retrazione di un dito.

Come funziona la collagenasi?
Si inietta con un ago molto sottile, quindi di minima invasività, un farmaco (collagenasi) all’interno della membrana, capace di ‘scioglierla’ e, quindi, rimuovere quell’accumulo che causa il problema.
Dopo 24 ore dall’iniziezione, al paziente viene praticata una trazione della mano che permette di recuperare la distensione del palmo. Con un po’ di fisioterapia e un tutore, il problema è risolto.
E’ alta la probabilità che dopo circa un anno la malattia si ripresenti, ma basterà sottoporsi ad una nuova iniezione.

Fino a questo momento la soluzione era quella di intervenire chirurgicamente. L’intervento chirurgico, però, provoca cicatrici e aderenze che non sempre possono poi essere risolte dalla nuova terapia con la collagenasi. Nel caso di recidive, bisogna ricorrere ancora una volta al bisturi che è sicuramente più invasivo, più doloroso e i tempi di riabilitazione sarebbero molto più lunghi (fino a quattro mesi).

L’Italia risulta l’unico paese Europeo che ha effettuato un coordinamento di sperimentazione come Società scientifica – dice Riccardo Luchetti, presidente della Società Italiana di Chirurgia della Mano – e i risultati sono in prima linea a livello europeo. La prima fase definita Point X ha visto il coinvolgimento solo di alcuni centri come Milano, Savona e Modena; nella seconda fase, quella europea, la SICM ha coinvolto molti centri. Il coinvolgimento dei centri italiani è risultato distribuito per tutto il territorio da Padova a Palermo, da Firenze ad Ancona, da Torino a Cagliari e, con l’intervento dei Centri di Chirurgia plastica ed Ortopedia, si sono ottenuti così dati attendibili non legati all’entusiasmo del singolo centro. I dati sono in corso di pubblicazione.

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