Una nuova tecnica si aggiunge a quelle presente per la conservazione dei tessuti, si tratta della conservazione dei tessuti a temperatura ambiente, che ha ottenuto il brevetto dall’Ufficio Brevetti Italiano. Si analizza la conservazione dei tessuti come avviene e come la nuova metodologia può essere d’aiuto in campo medico e clinico.
Cosa troverai in questo articolo:
Conservazione dei tessuti, come avviene?
La conservazione dei tessuti riveste un ruolo fondamentale nell’ambito clinico, mirando a preservare campioni biologici per finalità di ricerca, diagnosi, analisi forensi, trapianti e istruzione medica. Le tecniche di conservazione sono diverse e vanno dalla:
- Congelamento: processo che avviene a temperature molto basse, approssimativamente attorno ai -80 gradi Celsius, rallentando così il deterioramento dei tessuti e permettendo la conservazione di cellule, tessuti e organi.
- Fissazione: Questo metodo implica l’immersione dei tessuti in una soluzione denominata fissativo. Durante questa fase, le strutture cellulari vengono stabilizzate, prevenendo la decomposizione e consentendo una conservazione più prolungata.
- Inclusione in paraffina o resina: In alcuni casi, dopo la fissazione, è possibile includere i tessuti in paraffina o resina, facilitando la creazione di sezioni sottili da analizzare al microscopio.
- Liofilizzazione: Inizialmente, questa tecnica prevede la rimozione dell’acqua dai tessuti tramite sublimazione sotto vuoto, seguita dal congelamento. Questo processo preserva la struttura cellulare dei tessuti.
- Conservazione in formalina: I tessuti vengono conservati utilizzando una soluzione di formaldeide nota come formalina, per condurre analisi anatomiche e diagnostiche patologiche.
- Criopreservazione: Questa pratica coinvolge l’esposizione dei tessuti o delle cellule a temperature estremamente basse, utilizzando agenti crioprotettivi. È un metodo ampiamente adottato per preservare cellule staminali, tessuti ovarici e spermatozoi.
Una volta conservati, i tessuti possono essere trasferiti presso le banche del tessuto specializzate, che gestiscono campioni biologici a fini medici e di ricerca. È di fondamentale importanza etichettare accuratamente ogni campione, includendo informazioni cruciali come data di raccolta, nome del paziente e tipo di tessuto, oltre a qualsiasi altra informazione pertinente. Una documentazione accurata assicura la tracciabilità e l’integrità dei campioni conservati.
L’innovazione nel campo della conservazione dei tessuti
Oltre alle tecniche precedentemente elencate, si aggiunge un’innovativa metodologia di conservazione dei tessuti a temperatura ambiente. Questo notevole risultato è stato conseguito grazie all’eccezionale lavoro svolto presso la Banca della Cute RER – U.O. Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale M. Bufalini, situato a Pievesestina di Cesena, sotto la guida autorevole del Prof. Davide Melandri.
La rivoluzionaria tecnica di conservazione dei tessuti a temperatura ambiente, progettata per l’impiego in ambito clinico, ha ottenuto l’approvazione unanime dall’Ufficio Brevetti Italiano. Le brillanti menti dietro a questa straordinaria innovazione nel campo scientifico e medico includono la dottoressa Elena Bondioli, direttrice responsabile dell’area di Ingegneria tessutale e Direttrice tecnica di Cell Factory e Sala Criobiologica, il Prof. Davide Melandri e la dottoressa Valeria Purpura, stimata Dirigente Biologa presso la Banca Cute RER.
La tecnica di conservazione dei tessuti a temperatura ambiente
Come sottolinea la dottoressa Valeria Purpura, la conservazione dei tessuti a temperatura ambiente rappresenta un importante passo avanti nell’ambito della preservazione tissutale. Questa metodologia impiega una soluzione innovativa che permette di mantenere intatte le caratteristiche morfologiche e strutturali dei tessuti per un periodo fino a tre anni. Tale approccio consente di avere il tessuto prontamente disponibile per l’uso, evitando la necessità di smaltirlo in caso di non utilizzo tempestivo. Inoltre, questa tecnica riduce notevolmente i costi associati allo stoccaggio in vapori di azoto, di solito richiesto per la conservazione.
Il Professor Melandri si dichiara entusiasta del risultato raggiunto, poiché la conservazione dei tessuti a temperatura ambiente semplifica notevolmente l’accesso e l’impiego di diversi tipi di tessuti. Essi diventano immediatamente utilizzabili e la loro conservazione e distribuzione non è più vincolata alla necessità di una catena del freddo costante.
Sviluppi futuri
La conservazione dei tessuti a temperatura ambiente rappresenta una vera rivoluzione nel campo della medicina, con particolare rilevanza nei trapianti. Questa innovativa pratica, a differenza della crioconservazione, offre la possibilità di conservare il tessuto a lungo termine senza la necessità di procedere a scongelamenti rapidi e utilizzo entro un breve periodo. Infatti, con la crioconservazione, una volta scongelato, il tessuto deve essere impiegato entro tre giorni o sarebbe destinato allo smaltimento.
È fondamentale notare che questa metodologia non mira a sostituire la crioconservazione, che resta la tecnica prediletta, soprattutto per i tessuti di vitale importanza. Tuttavia, l’innovativa conservazione a temperatura ambiente apre nuove prospettive nel campo dei trapianti, fornendo una soluzione efficace per la preservazione a lungo termine dei tessuti.
Dottoressa in ingegneria informatico-biomedica, dottoressa magistrale in ingegneria biomedica, classe 1997. Da sempre appassionata di tutto ciò che possa semplificare la vita al prossimo, guarda alla divulgazione scientifica come uno strumento in grado di rendere chiaro ed accessibile il “futuro benessere” a tutti. Particolarmente affascinata dalle apparecchiature biomedicali che riescono a creare immagini 3D, crede che solo il dibattito e la ricerca costanti possano generare una tridimensionalità di vedute, propedeutiche ad una perpetua crescita personale e della società.