Una nuova tecnica si aggiunge a quelle presente per la conservazione dei tessuti, si tratta della conservazione dei tessuti a temperatura ambiente, che ha ottenuto il brevetto dall’Ufficio Brevetti Italiano. Si analizza la conservazione dei tessuti come avviene e come la nuova metodologia può essere d’aiuto in campo medico e clinico.
La conservazione dei tessuti riveste un ruolo fondamentale nell’ambito clinico, mirando a preservare campioni biologici per finalità di ricerca, diagnosi, analisi forensi, trapianti e istruzione medica. Le tecniche di conservazione sono diverse e vanno dalla:
Una volta conservati, i tessuti possono essere trasferiti presso le banche del tessuto specializzate, che gestiscono campioni biologici a fini medici e di ricerca. È di fondamentale importanza etichettare accuratamente ogni campione, includendo informazioni cruciali come data di raccolta, nome del paziente e tipo di tessuto, oltre a qualsiasi altra informazione pertinente. Una documentazione accurata assicura la tracciabilità e l’integrità dei campioni conservati.
Oltre alle tecniche precedentemente elencate, si aggiunge un’innovativa metodologia di conservazione dei tessuti a temperatura ambiente. Questo notevole risultato è stato conseguito grazie all’eccezionale lavoro svolto presso la Banca della Cute RER – U.O. Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale M. Bufalini, situato a Pievesestina di Cesena, sotto la guida autorevole del Prof. Davide Melandri.
La rivoluzionaria tecnica di conservazione dei tessuti a temperatura ambiente, progettata per l’impiego in ambito clinico, ha ottenuto l’approvazione unanime dall’Ufficio Brevetti Italiano. Le brillanti menti dietro a questa straordinaria innovazione nel campo scientifico e medico includono la dottoressa Elena Bondioli, direttrice responsabile dell’area di Ingegneria tessutale e Direttrice tecnica di Cell Factory e Sala Criobiologica, il Prof. Davide Melandri e la dottoressa Valeria Purpura, stimata Dirigente Biologa presso la Banca Cute RER.
Come sottolinea la dottoressa Valeria Purpura, la conservazione dei tessuti a temperatura ambiente rappresenta un importante passo avanti nell’ambito della preservazione tissutale. Questa metodologia impiega una soluzione innovativa che permette di mantenere intatte le caratteristiche morfologiche e strutturali dei tessuti per un periodo fino a tre anni. Tale approccio consente di avere il tessuto prontamente disponibile per l’uso, evitando la necessità di smaltirlo in caso di non utilizzo tempestivo. Inoltre, questa tecnica riduce notevolmente i costi associati allo stoccaggio in vapori di azoto, di solito richiesto per la conservazione.
Il Professor Melandri si dichiara entusiasta del risultato raggiunto, poiché la conservazione dei tessuti a temperatura ambiente semplifica notevolmente l’accesso e l’impiego di diversi tipi di tessuti. Essi diventano immediatamente utilizzabili e la loro conservazione e distribuzione non è più vincolata alla necessità di una catena del freddo costante.
La conservazione dei tessuti a temperatura ambiente rappresenta una vera rivoluzione nel campo della medicina, con particolare rilevanza nei trapianti. Questa innovativa pratica, a differenza della crioconservazione, offre la possibilità di conservare il tessuto a lungo termine senza la necessità di procedere a scongelamenti rapidi e utilizzo entro un breve periodo. Infatti, con la crioconservazione, una volta scongelato, il tessuto deve essere impiegato entro tre giorni o sarebbe destinato allo smaltimento.
È fondamentale notare che questa metodologia non mira a sostituire la crioconservazione, che resta la tecnica prediletta, soprattutto per i tessuti di vitale importanza. Tuttavia, l’innovativa conservazione a temperatura ambiente apre nuove prospettive nel campo dei trapianti, fornendo una soluzione efficace per la preservazione a lungo termine dei tessuti.