Burioni spiega le differenze tra plasma terapia e vaccino
Diverse sono le polemiche relative all’utilizzo della plasma terapia contro il covid. Molte notizie ci suggeriscono che questa terapia funziona. Ma qual è la verità? Se funziona, perché non viene utilizzata? Il celebre virologo Roberto Burioni, sul suo magazine online Medical Facts, ci spiega perché non si possono assimilare plasma terapia e vaccino. I motivi principali sono tre. Primo tra tutti il fatto che la plasma terapia esiste, cioè, se la plasma terapia funzionasse contro il coronavirus, potrebbe mettere un punto di fine alla pandemia. Mentre, invece, il vaccino definitivo, ad oggi non c’è. Le sperimentazioni in corso sui vaccini sono molteplici, ma nessun test è ancora giunto alla fase definitiva.
Rischi legati alla plasma terapia
Il secondo motivo per cui bisogna distinguere plasma terapia e vaccino è che l’utilizzo del siero (plasma) potrebbe comportare conseguenze importanti. Nel corso della storia, l’utilizzo del plasma è sempre stato una soluzione tampone, un modo per temporeggiare, in un certo senso. Fu così per la difterite, o l’epatite A e l’epatite B, o ancora il tetano, per esempio. In seguito, però, il vaccino ha impedito definitivamente la diffusione delle suddette malattie. Quindi, Burioni insiste: plasma terapia e vaccino non sono intercambiabili, anzi possono entrambe coesistere nel processo di guarigione e debellamento della malattia. Come anticipato, i rischi legati alla plasma terapia sono diversi. Innanzitutto, essendo il siero estratto dal sangue dell’uomo, potrebbero esservi insiti dei virus ad oggi sconosciuti. Iniettando, quindi, un siero “malato” nei pazienti affetti da covid, potremmo iniettare loro anche un nuovo virus. In passato, l’utilizzo poco cosciente del siero ha determinato l’insorgere di malattie come HIV ed epatite C, in pazienti che hanno subito la trasfusione.
Comportamento degli anticorpi nelle trasfusioni
Non è da sottovalutare il comportamento degli anticorpi. Essi, infatti, non sempre giocano a nostro favore. A volte, agiscono contro le cellule di chi li riceve. La percentuale di sindromi che riguardano i polmoni, sorte a seguito della ricezione del plasma, non sono trascurabili. E’ importante capire che la plasma terapia non potrebbe, in ogni caso, rappresentare una certezza. Infatti, il vaccino indurrebbe il nostro sistema immunitario a generare anticorpi, mentre, la somministrazione del siero comporta l’introduzione di anticorpi prodotti da altre persone, nel nostro corpo. Per spiegare al meglio il pericolo di questo processo il prof. Burioni utilizza un celebre aforisma:
“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”
Se gli anticorpi fossero efficaci, avremmo una vera e propria svolta nella ricerca, perché si potrebbe produrre in laboratorio del siero sintetico, cioè anticorpi monoclonali umani (MAB). Avremmo, così, una protezione dal virus, priva di rischi legati alla trasfusione, economico e standardizzato.
La plasma terapia non è gratis
Il dottor Burioni pone l’accento anche sulla complessità dello sviluppo della plasma terapia. Non solo in termini di mancanza di strutture, ma anche in termini economici. Infatti, sebbene agli occhi dei meno esperti, l’estrazione di plasma possa risultare un’operazione semplice, la realtà è ben diversa. L’estrazione del siero, prevede, per prima cosa, il prelievo di sangue da pazienti guariti dal covid. In seguito il sangue va in appositi laboratori adibiti alla centrifugazione dello stesso, in modo da separlarlo dal siero. Quest’ultimo poi deve essere studiato, per approfondire se possano esservi problemi, una volta iniettato nei pazienti. Quindi sono necessarie diverse strutture, adeguatamente attrezzate. Immaginiamo di dover realizzare tale operazione per un numero di persone, pari ai malati durante il picco dell’epidemia. Sarebbe purtroppo impensabile. Per non parlare dei costi. Burioni sottolinea più volte che il trattamento con il siero non è assolutamente gratuito. Infatti il siero, in generale, è venduto dalle case farmaceutiche. Ad ogni modo, il nostro augurio e quello del dottor Burioni è che si arrivi il prima possibile ad una soluzione definitiva ed efficace.
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