Di sostanze cancerogene se ne sente parlare moltissimo: dal fumo, al cibo, agli alcolici, al sole. Queste e tante altre sostanze sono presenti in molte cose che ci circondano e fanno parte della nostra vita quotidiana. La percezione comune è che quando una sostanza è considerata cancerogena, questa sia in grado di provocare un tumore nell’immediato. Ma quindi se mangio prosciutto e melone, bevendo una birra sotto il sole, mi viene un tumore di sicuro? Per poter dare una risposta a questa domanda, è necessario prima definire cosa significa la parola cancerogeno. Un agente è cancerogeno quando fa aumentare il rischio dell’insorgenza di un certo tipo di tumore. Quindi, mangiando o bevendo certi cibi è possibile aumentare il rischio dell’insorgenza di certi tumori, fumando di altri, prendendo il sole di altri ancora.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, la IARC, è quell’ente facente parte dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa di definire cosa può essere considerato come cancerogeno e ciò che non lo è. Gli scienziati che fanno parte di quest’organismo non conducono degli studi per l’ente stesso, ma analizzano gli studi pubblicati dalla comunità scientifica mondiale. In particolare, vengono analizzati sia gli studi epidemiologici condotti sugli esseri umani che sono stati esposti ad un determinato agente, sia gli studi sugli animali, nei quali le sostanze sono state somministrate volontariamente per stabilirne gli effetti. Una volta raccolti e confrontanti tutti i dati, la IARC emette una monografia (Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans), che viene pubblicata sul sito dell’ente e che contiene tutte le informazioni riguardo una certa sostanza e alla sua cancerogenicità. Tra queste vengono analizzate non solo sostanze chimiche, miscele o agenti biologici, ma anche agenti fisici, esposizioni occupazionali e fattori dipendenti dallo stile di vita.
La classificazione redatta dalla IARC prevede la suddivisione delle sostanze in 5 categorie:
Se i dati raccolti su una determinata sostanza sono sufficientemente solidi e dimostrano inequivocabimente che fa aumentare il rischio per un certo tipo di tumore, quella stessa sostanza viene inserita nella cosidetta classe 1, ovvero quella dei cancerogeni certi. A questa catogoria appartengono 120 agenti, tra cui l’alcol, il fumo e i raggi UV.
Quando, invece, i dati raccolti dalla IARC non sono sufficienti ad emettere un giudizio certo o i dati raccolti sono contrastanti tra di loro, la sostanza analizzata può essere inserita nelle rimanenti classi: 2A, 2B, 3 o 4.
Nella classe 2A, quella dei probabili cancerogeni, sono contenuti tutti quegli agenti che hanno prove di cancerogenicità sull’uomo limitate, ma sufficienti evidenze negli animali. Appartengono a questa categoria l’acrilammide e le fritture ad alta temperature che ne provocano la creazione, ma anche i ritmi lavorativi che possono alterare i ritmi circadiani, le tinture e, di conseguenza, l’esposizione professionale dei parrucchieri alle tinture. A questa classe appartengono 88 agenti.
La classe 2B contiene, invece, tutte quelle sostanze considerate possibili cancerogeni. Essendo definite come possibilmente cancerogeni, gli studi condotti sugli agenti facenti parte questa categoria hanno prodotto dati non sufficientemente convincenti nè sull’uomo nè sugli animali. All’interno di questo sottogruppo troviamo molte sostanze con cui veniamo a contatto quotidianamente come i sottaceti, biossido di titanio e l’estratto di aloe vera. A questa catogoria appartengono 313 agenti.
Alla classe 2B segue la classe 3, ovvero quella dei non classificabili come cancerogeni. In questa categoria vengono inserite tutte quelle sostanze di cui le prove sia sugli uomini sia sugli animali sono insufficienti. Quali sostanze troviamo in questa categoria? Essendo la lista di questi agenti particolarmente lunga, se ne contano circa 500, si possono trovare una varietà di agenti diversi. Si passa dal caffè, al tè, alle tinte per capelli per uso personale, al resorcinolo, contenuto in alcuni prodotti estetici.
Infine, l’ultima categoria è la 4, ovvero quella dei probabilmente non cancerogeni. A differenza degli agenti contenuti in classe 3, quelli appartenenti a quest’ultima classe hanno prodotto dati che dimostrano la non cancerogenicità per gli esseri umani. A questa categoria per il momento non appartegono sostanze.
Spesso ci si confonde sul vero significato di questa classificazione. Generalmente si è portati a credere che le classi in cui sono suddivise le varie sostanze rappresentino una sorta di classifica di cancerogenicità. Ma non è così, poichè non è vero che una sostanza in classe 2B sia meno rischiosa per l’uomo di una sostanza in classe 1. La IARC, infatti, non conduce valutazioni sul rischio delle sostanze, bensì suddivide gli agenti in base all’attendibilità degli studi condotti sugli stessi. Di conseguenza, se una sostanza viene aggiunta alla classe 1 significa che gli studi che sono stati condotti sono stati sufficienti a dimostrare la sua cancerogenicità. Al contrario, se una sostanza si trova in classe 2B significa che gli studi analizzati dalla IARC non sono ancora abbastanza convincenti per definire cancerogena quella sostanza.
Un esempio che chiarisce questo concetto è il seguente: i salumi e le carni trasformate sono state inserite nella categoria 1, mentre il consumo di carne rossa in categoria 2A. Questo non significa che i salumi siano più rischiosi della carne rossa, bensì che più studi sono stati condotti sugli effetti del consumo di salumi e hanno portato a più convincenti risultati rispetto a quelli che realizzati sulla carne rossa. Inoltre, questa classificazione non è da considerarsi statica e immutabile: un agente che oggi è in classe 2A, domani può essere spostato in classe 1 oppure può non essere più considerato cancerogeno e, quindi, non rappresenta più un pericolo per la salute umana. Tutto dipende dagli studi nuovi che verranno condotti in futuro e dalle nuove analisi che verranno condotte dalla IARC.