Il cancro alla pelle è uno dei tumori più diffusi in assoluto e ne esistono di svariate tipologie, differenziati in base alle cellule epiteliali da cui originano.
Anche nel campo dermatologico, i computer hanno la meglio: un gruppo di ricercatori avrebbe, infatti, creato un algoritmo che è in grado riconoscere i tumori della pelle, meglio di quanto lo farebbe un dermatologo.
L’algoritmo è stato realizzato dai ricercatori della Stanford University e l’intero studio è stato pubblicato sulla nota rivista scientifica Nature.
La dermatologa Sancy Leachman della Oregon Health & Science University, non coinvolta nello studio, asserisce che la sensazione nei confronti di questo nuovo algoritmo “è un po’ come quando un computer batte, già alla prima partita, il campione del mondo di scacchi, ma è davvero interessante”.
Lo studio mette in risalto la sempre più presa di posizione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nei confronti degli esseri umani e del loro contributo giornaliero.
Ma non solo: mette, infatti, a disposizione di tutti, a portata di smartphone, l’accesso alla conoscenza del proprio stato di salute in tempo reale.
“Stiamo lavorando per mettere questo algoritmo a disposizione anche al di fuori dell’ambiente clinico”
spiega Andre Esteva, ingegnere elettronico e dottorando alla Stanford University, che ha partecipato allo studio.
Per la realizzazione dell’algoritmo, il team della Stanford si è ispirato, come architettura, a quell odella GoogleNet Inception v3, un algoritmo convoluzionale (cioè, in pratica, un codice per la correzione degli errori) per il network neurale. Questo genere di algoritmi viene strutturato su più livelli interconnessi, ispirandosi appunto dal lavoro dei neuroni nel cervello.
L’algoritmo è stato messo a punto dai ricercatori grazie all’utilizzo di 130,000 immagini di lesioni dermatologiche, derivanti da più di 2000 malattie, costituendo uno dei più grandi dataset utilizzati per la classificazione dei diversi tumori alla pelle.
L’algoritmo stesso è stato fatto “gareggiare” contro 21 dermatologi altamente qualificati, i quali, dopo aver visualizzato centinaia di immagini una dopo l’altra, hanno determinato se fosse o meno il caso di condurre test più approfonditi per comprendere la natura della lesione.
L’algoritmo, dopo la revisione delle stesse immagini viste dai dermatologi, ha fornito la sua “personale” diagnosi.
Il risultato del confronto è stato un 1-1 “palla al centro”; entrambi i partecipanti hanno risposto correttamente in egual misura.
Nonostante il grandioso risultato ottenuto dallo studio, l’algoritmo dovrà essere sottoposto ad una più attenta e precisa analisi prima di poter essere rilasciato al mondo intero, vista la sua enorme responsabilità.
“Se l’algoritmo dovesse arrivare nel mondo reale, sarà un grandissimo passo avanti”
asserisce Leachman.
“Soprattutto per il sistema medico, che viene caricato da immagini di persone che non è necessario visitarle direttamente”.
Si verificherebbe, dunque, uno smistamento dell’intero lavoro, portando sicuramente un alleggerimento del carico di lavoro per i medici.
“Credo inoltre che collezionerete una vastissima gamma di reazioni da parte dei dermatologi”
ironizza la Leachman, ipotizzando che non tutti gli specialisti accoglieranno benevolmente questa intrusione da parte dell’intelligenza artificiale.