Close-up Engeneering

Cancro alla prostata: scoperti nuovi biomarcatori

Recentemente un team di ricercatori ha scoperto 3 nuovi biomarcatori che potrebbero aiutare i patologi a classificare con precisione la gravità del cancro alla prostata nei pazienti affetti.

Close-up Engineering

PUBBLICATO IL: 25 Luglio 2023

Diagnostica / Ingegneria cellulare e tissutale

In un nuovo studio svolto si sono identificati 3 nuovi biomarcatori del cancro alla prostata; questi potrebbero migliorare la visibilità delle cellule tumorali analizzate dai team di patologi per la classificazione della gravità della patologia. Tale scoperta, inoltre, potrebbe aiutare gli specialisti nell’identificazione dei pazienti che necessitano di un trattamento urgente migliorando potenzialmente i risultati delle terapie attuali.

Struttura prostata
Anatomia del cancro alla prostata – Credits: American Cancer Society

Cancro alla prostata: situazione attuale

Solo nel 2020 si è diagnosticata tale patologia a più di 1,4 milioni di uomini, si stima che quasi 400 mila di questi siano morti. Si tratta del quarto cancro più comunemente diagnosticato al mondo. I tassi di sopravvivenza per questa tipologia di cancro dipendono da diversi fattori, tra cui: lo stadio, l’età e la salute generale del paziente, oltre alla risposta al trattamento. Solitamente, in circa il 60% dei casi il disturbo è diagnosticato in pazienti con età pari o superiore a 65 anni. Il cancro alla prostata si identifica raramente negli individui di età inferiore ai 40 anni.

cancro alla prostata
Numero di nuove diagnosi di cancro alla prostata al mese nel 2020 fino a maggio 2021, rispetto al numero medio di nuove diagnosi di cancro alla prostata nel 2018-2019 – Credits: Cancer Treatment and Research Communications

Determinazione del grado

Il punteggio di Gleason è un pilastro fondamentale nel determinare il grado del cancro alla prostata. Il patologo durante l’osservazione delle cellule tumorali colorate al microscopio riesce a determinare la quantità di cellule sane (punteggio basso) o di cellule anormali e aggressive (punteggio alto). Questa tipologia di classificazione indica quanto sia probabile che il cancro avanzi e si diffonda. Un cancro con punteggio più basso cresce più lentamente ed è meno probabile che si diffonda rispetto ad uno con punteggio alto.

Gleason
Punteggio di Gleason – Credits: Prostate Conditions Education Council

Limitazioni sul punteggio di Gleason

Il problema con l’utilizzo del punteggio di Gleason è che, questo può essere soggettivo in quanto i punteggi sono assegnati da patologi umani. Infatti, due diversi osservatori possono giungere a conclusioni non uguali. Per tale ragione, risulta fondamentale la determinazione di un modello che definisca in modo oggettivo il grado di cancro alla prostata.

Il nuovo studio sui biomarcatori

Per superare la limitazione appena descritta, un team di ricercatori ha identificato 3 nuovi biomarcatori; questi possono aiutare nell’identificare e nella differenziare dei casi potenzialmente aggressivi di cancro alla prostata.

Idea di partenza della ricerca

Inizialmente, i ricercatori miravano ad utilizzare alterazioni nella biologia cellulare allineate con diversi gradi di cancro alla prostata per migliorare gli attuali metodi diagnostici. Si sono esaminati, nel dettaglio:

  • Via endo-lisosomiale,
  • Organelli cellulari coinvolti nello sviluppo del cancro,
  • 3 proteine di interesse, ovvero: Appl1, Sortilin e Syndecan-1.

Durante lo studio si è rilevato che questi biomarcatori proteici possono consentire ai patologi di visualizzare più caratteristiche nei campioni di tessuto rispetto all’uso della colorazione attuale.

cancro alla prostata
Il cancro alla prostata interessa la ghiandola prostatica – Credits: Mayo Clinic

Dettagli sui campioni analizzati per lo studio sul cancro alla prostata

Si sono utilizzati campioni di tessuto donati da 114 uomini con diagnosi di cancro alla prostata tra il 2006 ed il 2014. Tali pazienti hanno subito una prostatectomia radicale, ossia un intervento chirurgico in cui vi è la rimozione totale della ghiandola prostatica e del tessuto circostante. Per ogni paziente, si sono sezionati i campioni di tessuto in 4 sezioni seriali. Si è colorata la prima sezione con metodi tradizionali, in seguito si è inviata ad una commissione di 11 patologi internazionali che hanno assegnato un voto a ciascun paziente. Le restanti sezioni si sono etichettate rispettivamente con i biomarcatori Appl1, Sortilin e Syndecan-1. Ciascuna delle proteine ha evidenziato la presenza di diversi materiali cellulari. Si sono poi presentate le tre sezioni di tessuto agli stessi 11 patologi che hanno assegnato un grado a ciascun paziente.

Analisi sull’assegnazione del grado nelle sezioni

I ricercatori hanno scoperto che l’utilizzo del pannello di 3 nuovi biomarcatori ha migliorato gli screening prognostici nei pazienti con cancro alla prostata, rispetto ai metodi tradizionali di colorazione dei tessuti. Questo aiuterà a classificare i tumori della prostata per determinare quali pazienti richiedono un trattamento urgente, migliorando i risultati.

Lo screening rimane fondamentale per la cura tempestiva della patologia.

Conclusioni e prospettive future dello studio

Si è rilevato che i biomarcatori sono notevolmente sensibili e specifici nel visualizzare con precisione il progresso del cancro e confermare il suo grado. Questa scoperta porta allo sviluppo commerciale di un test progettato per determinare quanto sia avanzato e aggressivo il cancro e se sia necessario un trattamento immediato. In futuro, aspettando un esito positivo negli studi eseguiti presso gli Stati Uniti, dovrebbero iniziare nuovi studi clinici in Australia.

AUTORE

Maddalena Ranzato

Sono una studentessa magistrale di Ingegneria Clinica presso l'Università degli Studi di Trieste. Nel 2021 mi sono laureata in ingegneria biomedica. La mia passione per la scrittura nasce già alle superiori con lo studio delle materie umanistiche al liceo classico. Sono appassionata da tutto ciò che è legato al mondo della medicina e dell'ingegneria, soprattutto la rigenerazione dei tessuti e la creazione di organi artificiali. Attualmente lavoro nell'ambito dell'ingegneria clinica ospedaliera.

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