Cannabis e sonno, connubio perfetto: ecco perché
Fumare la Cannabis, può aiutare a risolvere il problema dell’insonnia. Ovviamente, tutto con il giusto criterio.
In un mondo sempre più complesso, e ricco di pressioni sociali, molti giovani (e anche meno giovani), trovano rifugio nell’assunzione di sostanze psicotrope, e/o d’altro genere. Fenomeno, questo, in costante crescita, e che riflette una società in cui le difficoltà economiche, la mancanza di prospettive, e il bisogno di appartenenza, spingono le generazioni (nuove, o meno) a cercare vie di fuga alternative.
Fra le motivazioni principali, emergono, per esempio, il desiderio di alleviare lo stress, superare l’ansia sociale, e dimenticare, momentaneamente, le preoccupazioni. Non a caso, l’assunzione di queste sostanze, diventa, spesso, il tentativo di colmare vuoti emotivi, o affrontare traumi irrisolti: trasformandosi (al lungo andare), in una pericolosa abitudine.
La normalizzazione del consumo, passa, purtroppo, attraverso i social media, e le rappresentazioni culturali; contribuendo a rendere, il fenomeno, ancor più radicato. Sostanze che vengono percepite come strumenti per sperimentare, migliorare le performance, o evadere dalla monotonia quotidiana; specialmente nei contesti giovanili.
Dietro questa tendenza, si nasconde, tuttavia, un problema più profondo: ovvero, quel senso di isolamento e insicurezza, che richiede, quindi, attenzione. Perché è fondamentale comprendere le radici di siffatto fenomeno, e promuovere percorsi educativi, e di supporto. Così che si possano affrontare le sfide della vita, senza ricorrere a soluzioni distruttive. Per cui, purtroppo, a deficitarne è, poi (in particolar modo) il riposo.
La nuova frontiera per il trattamento dell’insonnia
Un principio attivo, derivato dalla cannabis – ovvero, il cannabinolo (CBN) -, potrebbe rappresentare una svolta, nel trattamento dei disturbi del sonno, come l’insonnia. Uno studio recente, ha, finalmente, chiarito il meccanismo biologico, per mezzo del quale questa sostanza induce il sonno, prolungando le fasi REM e non-REM. Poiché, nonostante l’effetto rilassante della cannabis, fosse noto da tempo, mancavano evidenze scientifiche, a supporto. Ora, grazie alla ricerca, sappiamo che il CBN, derivato dalla degradazione del THC, agisce sul cervello, favorendo il riposo, ma senza provocare effetti psicoattivi significativi.
Un team di ricerca dell’Università di Sydney, ha condotto esperimenti su modelli murini, per analizzare gli effetti del CBN sul sonno. I ratti esposti al cannabinolo purificato, hanno, dunque, mostrato un prolungamento delle fasi del sonno profondo (non-REM); e del sonno REM, rispettivamente legate al recupero fisico, e all’elaborazione emotiva. E grazie alla polisonnografia, i ricercatori hanno monitorato le modifiche nell’architettura del sonno, analoghe a quelle indotte dai farmaci sonniferi. Con il vantaggio che il CBN, non altera la fase REM.
Un approccio terapeutico promettente
Secondo gli esperti, il cannabinolo agisce legandosi ai recettori CB1, nel cervello, migliorando, appunto, la qualità del sonno. Il metabolita 11-idrossi-CBN, sembra abbia un effetto ancora più marcato, rappresentando, quindi, una possibile base per terapie future. Difatti, gli esperimenti sui ratti hanno dimostrato che il CBN è ben tollerato, e non induce intossicazione.
I ricercatori, hanno, ovviamente, avviato test sull’uomo, per verificarne l’efficacia. Poiché, sebbene i risultati siano promettenti, è sempre necessario un ulteriore approfondimento; soprattutto riguardo alla sicurezza dell’esposizione prolungata. La ricerca in questione, raccomanda cautela, prima di poter applicare, su larga scala, quanto su detto.