Negli ultimi tempi si sta sentendo sempre di più parlare della carne sintetica, prodotta in laboratorio tramite processi di differenziazione. Quali sono gli altri componenti? Come si ottiene? Ed il costo? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di tale produzione?
Il termine “sintetica” può essere forviante, perché riconduce alla mente qualcosa di non naturale. Semplicemente, però, si intende qualcosa che è risultato da una sintesi che avviene al di fuori di un organismo vivente. È una carne che a tutti gli effetti non prevede l’allevamento di un animale e che non subisce un processo di macellazione.
Per ottenere la carne sintetica, non è necessario produrre l’interno organismo, ma solo le cellule tramite processi di ingegneria cellulare, che permettono di generare artificialmente cellule muscolari, nervi e tessuti connettivi. Dalla singola cellula, si creano milioni di cellule per trasformarle poi in carne.
Tramite l’unione di tre ingredienti essenziali si ha la carne sintetica, sono: cellule staminali, terreno di coltura e materiali biocompatibili. Le cellule staminali sono adoperate in quanto cellule che riescono a differenziarsi e trasformarsi nei principali tessuti di un organismo. Il terreno di coltura, anche detto bioreattore, serve a dare i nutrimenti essenziali per permettere lo sviluppo delle cellule e mantiene le condizioni ottimali di temperatura e aereazione. Infine, i materiali biocompatibili sono il supporto per le cellule in modo tale da differenziarsi. Dopo la differenziazione le cellule formano i miotubi, le unità base delle fibre muscolari, che si trasformano in tessuto muscolare.
A spiegare l’intero processo è Hanna Tuomisto, Professore associato di Sistemi alimentari all’Università di Helsinki (Finlandia):
“La produzione di carne coltivata in laboratorio inizia estraendo cellule staminali dai muscoli di animali adulti viventi o cellule staminali pluripotenti da embrioni animali”.
Per ottenere una carne sintetica commestibile, è necessario aggiungere un siero che permetta alla cellule di moltiplicarsi e una superficie sulla quale ottenere un struttura tridimensionale. Il siero maggiormente adoperato è il siero fetale bovino ricavato dal sangue raccolto dal feto di bovine gravide durante il processo di macellazione.
Per evitare di adoperare mezzi di coltura contenti sostanze derivate da animali, come sostiene Tuomisto, ci sono delle alternative:
“Sono stati sviluppati altri mezzi di coltura che non contengano derivati animali, ma non sembrano adatti per tutti i tipo di colture cellulari e sono spesso meno efficienti in termini di crescita e sopravvivenza cellulare. Alternative allo studio includono cianobatteri, alghe, lieviti, funghi”.
Essendo un prodotto non diffuso su scala globale, ma solo per poche persone, i costi ancora sono alti. Il primo hamburger creato in carne sintetica risale al 2013 e la produzione è costata 330.000 sterline. Nel corso degli anni i costi sono diminuiti, rimanendo comunque ancora elevati, si è passati da 10.000 dollari per meno di mezzo chilo e secondo alcuni si stima che nel 2030 saranno di 2,50 dollari per la stessa quantità. Inoltre, non essendo ancora i protocolli del tutto standardizzati non è facile fare una stima esatta dei costi, in quanto non si conosce come la produzione massima possa incidere sui costi fissi e variabili.
Tra gli aspetti positivi della produzione della carne sintetica si hanno:
Negli svantaggi si hanno:
La produzione di carne sintetica attualmente è in via di sviluppo, non ancora globale, ma solo per una cerchia ristretta di persone. Bisogna tenere in considerazione che la produzione di carne animale attualmente rappresenta un grande limite per il pianeta Terra, in termini di sostenibilità, sia per la crisi climatica ma anche per tutte le risorse che vengono adoperate. Per fronteggiare ciò è necessario mettere al vaglio tutte le possibilità non solo per l’ambiente, ma anche e soprattutto per la salute animale e quella umana.