Ingegneria cellulare e tissutale

Cellule staminali epatiche per salvare 3 neonati: lo studio è made in Italy

L’iniezione di cellule staminali epatiche ha salvato la vita a 3 neonati affetti da gravi malattie metaboliche ereditarie a Torino.

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Stem Cell Reviews and Reports e approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco su parere favorevole dell’Istituto Italiano di Salute, è completamente made in Italy e rappresenta la prima sperimentazione che sfrutta le cellule staminali del fegato.

Cellule staminali epatiche vs trapianto

Credits: wired.it

I soggetti dello studio erano 3 neonati, affetti da malattie congenite rare come l’iperammonemia ereditaria, responsabile di alternazioni metaboliche, comorbilità e prognosi mortale. L’unica soluzione era il trapianto di fegato.

Tuttavia, esporre dei bambini così piccoli ai rischi tipici di un trapianto (rigetto, fallimento, infezioni, diabete, etc…) era troppo rischioso, perciò i medici hanno incominciato a pensare a delle valide alternative ad esso.

Da qui, è nato l’interesse verso il potenziale uso delle cellule staminali epatiche, una popolazione di cellule progenitrici mesenchimali con capacità di auto-rinnovamento e differenziazione multipla.

Inoltre, tali cellule staminali hanno dimostrato di innestarsi nel fegato e di essere efficaci nel ripristinare completamente la funzionalità epatica in vivo in un modello di epatite fulminante sviluppato in topi non immunocompetenti.

La sperimentazione

Figura 2. Immagini ecografiche in tempo reale

La nuova terapia sperimentale è stata condotta dal gruppo del professor Giovanni Camussi del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino con il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino

Tutti i pazienti, trattati con iniezione intraepatica percutanea guidata da ultrasuoni di cellule staminali direttamente nell’organo (figura 2), sono rimasti clinicamente stabili, non si sono registrati scompensi metabolici e reazioni infiammatorie/immunitarie.

Questo ha reso possibile evitare per i piccoli, ancora in fasce, procedure invasive e di immunosoppressione, posticipando il trapianto di fegato (che ad oggi, risulta l’alternativa definitiva) di almeno 1 anno.

Lo studio è ancora in sperimentazione con l’obiettivo di trovare una soluzione definitiva per le diverse malattie genetico-metaboliche mediante una procedura mini-invasiva, si parla di circa 300 patologie diffuse tra i neonati.

Published by
Margherita de Respinis