Gli appassionati di film d’animazione sapranno sicuramente riconoscere i simpaticissimi personaggi antropomorfi di “Inside Out” (Disney-Pixar 2015) rappresentanti le 5 emozioni primarie: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia, Disgusto. In modo molto semplice ma profondo, esaustivo e commovente, Inside Out riesce perfettamente a descrivere come le emozioni guidino la nostra vita e le nostre scelte. Nessuna delle 5 è superflua, bensì contribuiscono al benessere psico-fisico del soggetto, influenzando il carattere, la personalità, le scelte, le reazioni, il comportamento: in sintesi il rapporto dell’uomo col mondo.
Le emozioni si possono definire come reazioni organizzate del cervello di breve durata. Esse guidano i nostri comportamenti e sono associate alle seguenti componenti:
Le 5 emozioni primarie sono gestite da circuiti cerebrali che fanno parte del Sistema Limbico. Questo, da un punto di vista anatomico, comprende sia strutture corticali (per eccellenza il Lobo Frontale), sia strutture sotto-corticali (cioè si trovano sotto la corteccia), quali: amigdala, ipotalamo, gangli della base. L’ipotalamo è responsabile delle reazioni neurovegetative (paragrafo precedente); l’amigdala elabora le emozioni “negative” come paura, rabbia, ansia (in realtà tutte le emozioni hanno una funzione ben precisa quindi non si dovrebbe parlare di emozioni positive o negative, tuttavia utilizziamo questi termini al fine di spiegare in maniera più semplice il concetto); i gangli della base elaborano le emozioni “positive” quali gioia, piacere, gratificazione.
La ricerca sui centri di controllo delle emozioni inizia con Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), nell’antica Grecia, che affermava che il centro dell’intelligenza e delle emozioni era il cuore. Diverse figure hanno contribuito, nel corso della storia, a definire le emozioni ed a comprendere la struttura cerebrale anatomica alla base: Galeno, Sant’Agostino, Da Vinci, fino ad arrivare al XIX secolo, periodo al quale sono collegati importantissimi studi di Neuroscienze di Paul Pierre Broca. Egli è conosciuto principalmente per l’area corticale del linguaggio articolato (area di Broca) e per il concetto di Grande Lobo Limbico.
È fondamentale ricordare anche James, Freud, Cannon ed infine Papez (il circuito di Papez) e McLean, al quale si deve la teoria più contemporanea del Sistema Limbico. Concettualmente, l’idea del sistema limbico si è evoluta anatomicamente dal Grande Lobo Limbico di Broca, dal Circuito di Papez e dal sistema limbico di MacLean.
Poniamo il caso di aver visto un serpente; la paura ha una componente innata ed una appresa (quest’ultima è quella comunemente coinvolta). Per questo motivo, è più probabile che sia un soggetto adulto ad avere paura di un serpente piuttosto che un bambino, poiché l’adulto ha maturato durante gli anni l’idea del serpente come animale pericoloso, rapido, imprevedibile e talvolta velenoso, dunque associa il serpente al pericolo. Un bambino, non avendo la stessa consapevolezza ed esperienza di un adulto, tende ad associare il serpente all’idea di un comune animale innocuo e con meno probabilità proverà paura di fronte ad esso.
Detto ciò, cosa succede quando vediamo un serpente? Il segnale parte dalla corteccia primaria visiva, perché stiamo “vedendo” qualcosa. L’immagine del serpente viene trasferita all’amigdala; qui nasce l’emozione, la Paura. L’amigdala si collega ad altre due aree del cervello: la prima è l’ipotalamo, responsabile della reazione neurovegetativa (in questo caso, essendo un’emozione “negativa”, probabilmente si avrà aumento della pressione arteriosa, innalzamento della frequenza cardiaca, sudorazione); la seconda è il lobo frontale, il quale contiene tutte le informazioni sul serpente. Più precisamente il segnale proveniente dall’amigdala, raggiungerà due zone del lobo frontale: a) corteccia cingulata, dove vengono generate la componente somatomotoria e le espressioni facciali; b) area orbito-frontale, dove si crea la consapevolezza dell’emozione e la sua elaborazione.
Chiaramente, il circuito della paura vuole essere un esempio di come le emozioni si formano e vengono elaborate. Ogni tipo di emozione ha, alla base, un suo circuito e può avere inizio da stimoli differenti (immagine, suono, odore, stimolo meccanico, ecc).
Possiamo, dunque, affermare che la felicità non è un’idea, un pensiero, ma una specifica reazione neurochimica generata dal cervello in precisi circuiti nervosi (circuito dopaminergico). Un evento, un’immagine, una esperienza, una notizia, qualsiasi cosa ci renda felici, è in grado di attivare questo circuito. Le emozioni (definite come funzioni superiori interconnesse) sono intrinseche all’uomo, essenziali, e determinano il suo comportamento. Esse regolano la nostra risposta ad eventi, stimoli di varia natura, coinvolgendo corpo e mente.
Articolo a cura di Miriana Scordino.