ChAdOx1 nCoV-19: il vaccino di Oxford arriverà in Italia entro dicembre
“Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid 19. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi”
Questa la dichiarazione del ministro Roberto Speranza, che insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l’alleanza per il vaccino, ha sottoscritto un contratto con l’azienda globale biofarmaceutica svedese-britannica Astrazeneca, che prevede l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazione europea entro la fine dell’anno. L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi agli operatori sanitari e alle fasce più fragili, per età o per patologie pregresse, per poi essere esteso al resto della popolazione.
ChAdOx1 nCoV-19 , questo è il nome del candidato vaccino anti-Coronavirus che è in fase di sperimentazione nei laboratori dello Jenner Institute della Oxford University e che entro la fine dell’estate, come ha sottolineato il Ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, potrebbe già rendere nota la sua efficacia contro il Sars-CoV-2. Nella realizzazione del farmaco, l’Italia svolge un ruolo centrale, non solo perché risulta tra i Paesi firmatari del contratto ma anche perché è coinvolta nel progetto di produzione l’azienda Irbm di Pomezia, operante nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica, nei cui laboratori è stato in passato messo a punto il vaccino italiano anti-ebola, il cui brevetto è stato acquistato nel 2013 dalla società britannica Gsk.
«Il vaccino lo paga lo Stato- Chiarisce Roberto Speranza- verrà distribuito gratis a cominciare dalle classi più a rischio. Stiamo parlando del vaccino più avanti di tutti la cui sperimentazione sull’uomo è partita ad aprile. Un pezzo significativo del processo produttivo si realizzerà da noi, grazie a due importanti realtà di Pomezia e Anagni. Abbiamo fatto un accordo per 400 milioni di dosi, di cui le prime 60 milioni saranno disponibili a partire dall’autunno».
ChAdOx1 nCoV-19: di che vaccino si tratta?
Il vaccino ChAdOx1 nCoV-19 è basato sulla tecnica del “vettore virale”, l’utilizzo di un virus non aggressivo simile a quello che si vuole prevenire, a cui si attribuiscono artificialmente le informazioni genetiche che dovrebbero innescare la risposta immunitaria dell’organismo ed è stato prima testato prima sulle scimmie e da circa due mesi sugli uomini. In particolare il candidato vaccino utilizza un vettore virale di scimpanzè con deficit di replicazione basato su una versione indebolita di un adenovirus, che contiene il materiale genetico della proteina spike Sars-CoV-2.
L’ adenovirus in questione ovvero il virus del raffreddore degli scimpanzé viene svuotato del suo patrimonio genetico, quindi privato della capacità di infettare, e riempito della proteina Spike sintetizzata, cioè prodotta chimicamente in laboratorio. Dopo la vaccinazione, viene prodotta la proteina spike superficiale, la quale attiva il sistema immunitario affinché attacchi il virus Sars-CoV-2 se questo dovesse in seguito infettare l’organismo. Il vettore adenovirus ricombinante (ChAdOx1) è stato scelto per generare una forte risposta immunitaria già da una singola dose e dal momento che non è replicante, non può causare infezione nell’individuo vaccinato.
Perchè è importante la proteina Spike?
La proteina spike è quella che permette al nuovo coronavirus di attaccare e infettare le cellule umane. Studiarla in modo approfondito e capire i suoi meccanismi d’azione, infatti, ha permesso l’inizio dello sviluppo di farmaci e vaccini efficaci contro la malattia Covid-19. Per analizzare la struttura della proteina, i ricercatori dell’Università del Minnesota, ad esempio, si sono serviti della cristallografia a raggi X che ha permesso loro di creare un modello tridimensionale della struttura, indagando come questa si aggancia alle cellule umane.Dalle analisi, i ricercatori hanno scoperto che il nuovo coronavirus presenta alcune mutazioni che formano una sorta di cresta sulla proteina spike, in grado di creare legami con il recettore umano quattro volte più forti, rispetto a quelli degli altri coronavirus. Questa cresta, infatti, è più compatta rispetto a quella del virus della Sars, e ciò potrebbe essere uno dei motivi per cui il nuovo coronavirus è così altamente contagioso.
A che punto è la sperimentazione?
Finora la sperimentazione di fase 1 ha coinvolto circa 1000 adulti sani con età compresa tra i 18 e i 55 anni. Nei prossimi giorni dovrebbero già arrivare i risultati della fase 1, in base ai quali si riuscirà a vedere se i campioni sottoposti al test hanno sviluppato o meno anticorpi e quindi si stabilirà se il vaccino può essere considerato un’arma reale contro il Sars-CoV-2. Qualora l’iter della sperimentazione di fase 1 in atto dovesse concludersi senza evidenziare problemi, sottolinea IRBM, si procederà alla seconda e terza fase di sperimentazione, per le quali è prevista la somministrazione ad un campione di circa diecimila volontari sani, comprendendo, nell’ultima fase, bambini e anziani e i cui risultati arriveranno alla fine di settembre 2020. Gli studi di seconda e terza fase sono suddivisi in due «bracci»: il gruppo A riceverà il vaccino, al gruppo B sarà inoculato un placebo. Poiché l’epidemia in Europa è in declino, gli studi sono stati allargati a Paesi ora più colpiti: Brasile, Stati Uniti e dopo Russia e Africa. Affinché gli scienziati abbiano evidenza dell’ efficacia del prototipo vaccinale, difatti, è necessario che i volontari sani si trovino comunque in un ambiente in cui il virus risulti presente in maniera massiccia e dove la carica virale ambientale sia elevata.