Chirurgia cranica: il primo caso nell’Italia Longobarda
Nell’Italia Longobarda è stato scoperto un caso senza precedenti di chirurgia cranica su un’anziana donna. Le diverse analisi condotte sui resti hanno dimostrato modifiche ossee effettuate su un soggetto vivente. Quali studi sono stati condotti? Scopriamo di più.
La scoperta dei resti
I resti sono stati rinvenuti presso il cimitero di Castel Trosino, presso Ascoli Piceno. Dopo il crollo dell’Impero Romano si creò una situazione politica complessa e Castel Trosino fu un luogo critico. In particolare, il governo bizantino stabilì il controllo militare nell’Italia Centrale e, di conseguenza, Castel Trosino divenne un vero e proprio posto strategico.
Inoltre, come testimoniano numerosi corredi funerari (oggetti di oreficeria e gioielleria) Castel Trosino divenne la residenza di numerose famiglie prestigiose. Proprio per questi motivi, gli archeologi affermano che questa straordinaria scoperta risale al periodo Longobardo.
La scoperta della prima chirurgia cranica
I protagonisti di questa straordinaria scoperta sono un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università Sapienza di Roma, l’Università britannica di Cambridge, l’Università spagnola di Saragozza, il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese (Cnrs) e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
I ricercatori, guidati da Ileana Micarelli dell’Università di Cambridge ed ex post-doc alla Sapienza, hanno studiato il cranio della donna. Hanno rivelato almeno due interventi chirurgici, tra cui uno a forma di croce. Inoltre, uno di questi interventi sembrerebbe essere stato effettuato poco prima che la donna morisse.
Proseguendo gli studi e grazie all’utilizzo di recenti metodi di indagini biochimiche ad alta risoluzione, a partire da un dente hanno ricostruito persino cambiamenti nella dieta dai primi anni di vita fino all’età evolutiva. Tutto ciò testimonierebbe le cure fornite alla donna dalla comunità.
Il motivo di questi interventi chirurgici non sembrerebbe essere legato alla presenza di tumori, traumi o malattie congenite. Attualmente i ricercatori considerano l’intrigante ipotesi di un motivo rituale o giudiziario anche se ancora non si hanno prove certe per confermare il tutto.
La chirurgia craniale al giorno d’oggi
Innanzitutto, per accedere al cervello si procede con la tecnica che oggi ha il nome di “craniotomia“. È un vero e proprio intervento chirurgico che, grazie all’evoluzione di strumenti chirurgici, ha assunto negli anni maggiore precisione e sicurezza. In particolare, a differenza dei primissimi interventi, le cicatrici post-operatorie risultano essere molto più piccole ed esteticamente “gradevoli”.
Si parte incidendo la cute ed il sottocute con il bisturi per poi, effettuare fori con un trapano specifico. Mediante l’utilizzo di un craniotomo si esegue un opercolo che espone la meninge. A questo punto, viene incisa la meninge per avere accesso al cervello. Accedere al cervello è il primo passo da compiere per un intervento neurochirurgico; successivamente si interverrà in base alla problematica e/o patologia.
Terminato l’intervento si procede con il riposizionamento dell’opercolo o, se necessario ed in base alla zona di rimozione, non verrà riposizionato (craniectomia). Negli interventi neurochirurgici, inoltre, ha assunto un’importanza rilevante anche l’introduzione di microscopi che permettono di ingrandire la zona di interesse e lavorare con maggiore precisione.