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Colesterolo instabile? Potrebbe essere un segnale precoce di demenza

Visita medica e colesterolo (Depositphotos foto)

Visita medica e colesterolo (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Le fluttuazioni del colesterolo potrebbero rivelare un rischio nascosto di declino cognitivo e demenza: lo studio.

Quando si parla di colesterolo, il pensiero corre subito al cuore, alle arterie o magari a quella dieta che il medico ci ha consigliato di seguire. Ma quello che forse non tutti sanno è che il colesterolo potrebbe avere un ruolo anche nella salute del cervello. Già, non si tratta solo di prevenire infarti o ictus: nuovi studi stanno scoprendo che le variazioni dei livelli di colesterolo potrebbero essere legate a problemi cognitivi. In altre parole, non conta solo quanto colesterolo hai, ma anche quanto oscillano quei valori nel tempo.

Ci sono tanti motivi per cui i livelli di colesterolo possono cambiare: quello che mangiamo, quanto ci muoviamo, la nostra genetica… persino lo stress fa la sua parte. Ma qui la questione si fa più interessante: non è solo il valore alto o basso del colesterolo a fare la differenza, ma anche quanto questi numeri fluttuano da un anno all’altro. E queste oscillazioni potrebbero essere un campanello d’allarme per qualcosa di molto più serio di una semplice dieta sbilanciata.

Negli ultimi anni, la ricerca ha puntato molto sull’individuazione di segnali che possano indicare in anticipo il rischio di declino cognitivo o demenza. Finora, la maggior parte degli studi si è concentrata su fattori genetici o alterazioni del cervello che si vedono solo con esami complessi.

Ma se bastasse un semplice prelievo del sangue, fatto ogni anno, per scoprire chi è più a rischio? Sarebbe una rivoluzione nella diagnosi precoce. E proprio su questo punto arriva una nuova ricerca che collega la variabilità del colesterolo al rischio di sviluppare problemi cognitivi.

Colesterolo che cambia troppo? Potenziale spia della demenza

Uno studio pubblicato sulla rivista Neurology ha analizzato quasi 10.000 anziani (9.846 per la precisione) che partecipavano a un trial chiamato ASPREE. I ricercatori hanno osservato i livelli di colesterolo totale (TC) e LDL (quello “cattivo”) nel corso di tre anni, controllando come cambiavano di anno in anno. E il risultato? Chi aveva i livelli più altalenanti mostrava un rischio maggiore di sviluppare demenza o altri problemi cognitivi. Durante un periodo di osservazione di circa 5,8 anni, sono stati registrati 509 casi di demenza e 1.790 episodi di declino cognitivo senza demenza (detto anche CIND).

I numeri parlano chiaro: le persone con le maggiori fluttuazioni del colesterolo totale avevano un rischio di demenza superiore del 60% rispetto a chi aveva valori più stabili. E per il colesterolo LDL? Il rischio era più alto del 48%. Anche chi non sviluppava demenza vera e propria, ma mostrava segni di declino cognitivo, aveva più probabilità di trovarsi in difficoltà se i suoi livelli di colesterolo erano troppo variabili.

Colesterolo (Depositphotos foto)
Colesterolo (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

Non solo il cuore: il colesterolo influisce anche sul cervello

Ma non finisce qui. Le fluttuazioni del colesterolo non erano collegate solo alla demenza in sé, ma anche a un declino più rapido delle funzioni cognitive, come la memoria episodica, la velocità nei riflessi e il funzionamento generale della mente. Curiosamente, invece, non c’era nessuna relazione significativa tra la variabilità del colesterolo HDL (quello “buono”) o dei trigliceridi e il rischio di demenza.

Secondo Zhen Zhou, ricercatore della Monash University di Melbourne, questi risultati suggeriscono che il colesterolo che cambia troppo nel tempo potrebbe diventare un nuovo strumento per individuare chi è più a rischio di demenza. Insomma, non basta un singolo test del colesterolo per capire la situazione: bisogna guardare come questi valori si comportano nel tempo. E questo potrebbe aprire la strada a nuovi metodi di prevenzione per proteggere non solo il cuore, ma anche la mente.