Un report che mostra il quadro attuale del consumo di farmaci da parte degli italiani, con differenze notevoli tra Nord e Sud.
Parlare del rapporto tra italiani e farmaci è come entrare in un mondo a sé stante, ricco di contraddizioni e peculiarità. Ci sono storie di persone che non si separano mai dal blister di compresse nella borsa e di chi, invece, va in farmacia solo per necessità estrema.
Dietro a tutto questo c’è un insieme complesso di abitudini, retaggi culturali, esperienze con i medici di base e, diciamocelo, anche un po’ di diffidenza. Si parla spesso di come l’Italia abbia un sistema sanitario accessibile, ma le differenze tra Nord e Sud emergono anche quando si tratta di medicinali. E non sempre hanno a che fare con motivi di salute.
In molte regioni, i farmaci vengono prescritti in modo diverso senza una ragione chiara, il che fa pensare che le abitudini e le “moda” locali possano giocare un ruolo. Qui entra in gioco l’inappropriatezza prescrittiva, che può portare a consumi eccessivi o inefficaci.
Una questione altrettanto intrigante riguarda l’uso dei farmaci generici. Perché da noi, nonostante tutto, se ne usano così pochi rispetto al resto d’Europa? Siamo al terz’ultimo posto, una posizione che di certo non ci inorgoglisce. Eppure, sappiamo tutti che sono efficaci quanto quelli di marca. Forse è solo una questione di fiducia?
Secondo il rapporto OsMed 2023 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la spesa farmaceutica totale nel nostro Paese è arrivata a 36,2 miliardi di euro. Gran parte di questa cifra, circa il 68,7%, è stata rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Gli italiani, tuttavia, hanno messo mano al portafoglio per una parte significativa: la spesa pubblica territoriale è cresciuta del 3%, toccando quasi 13 miliardi di euro, mentre il ticket e altre forme di compartecipazione si sono fatte sentire.
C’è un dettaglio interessante che balza all’occhio: i farmaci di fascia C, quelli che acquistiamo di tasca nostra. Il loro consumo è cresciuto quasi del 10%. Non è solo una questione di prezzi che salgono, ma anche di preferenze per farmaci più costosi. E diciamolo, a volte c’è chi è disposto a pagare un po’ di più pur di avere quello che ritiene “migliore”. Ma è davvero così?
Nel 2023, in Italia, ogni giorno sono state consumate 1.899 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti, con una maggioranza netta di farmaci distribuiti dal SSN. Non sorprende vedere i medicinali per il sistema cardiovascolare al primo posto. Seguono i farmaci per l’apparato gastrointestinale, ma anche qui, c’è una differenza di distribuzione tra le regioni. E non parliamo solo di esigenze epidemiologiche: prescrizioni e consumi risentono di fattori locali che sarebbe bene approfondire.
In particolare, i farmaci antidiabetici stanno registrando un vero e proprio boom, complice l’introduzione di soluzioni innovative come gli analoghi del Glp-1 e le gliflozine. La semaglutide, ad esempio, è diventata una presenza fissa nelle discussioni sulla gestione del peso corporeo. A luglio è arrivato in farmacia il Wegovy, ma le domande su chi può permetterselo e sulla sostenibilità di questi trattamenti restano aperte.