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Richiesta condanna per Domenico Arcuri, ex commissario per l’emergenza Covid, per abuso d’ufficio nell’acquisto di mascherine dalla Cina

Nel pieno della pandemia Covid-19, l’Italia ha affrontato non solo una crisi sanitaria, ma anche controversie giuridiche legate alle forniture d’emergenza. Al centro delle indagini giudiziarie c’è Domenico Arcuri, ex commissario per l’emergenza Covid, ora a processo per abuso d’ufficio in relazione all’acquisto di mascherine dalla Cina. Dopo aver archiviato le accuse di corruzione e peculato, la Procura di Roma chiede ora una condanna di un anno e quattro mesi.

Domenico Arcuri: l’affare delle mascherine

Domenico Arcuri

Le indagini hanno rivelato che Arcuri, assieme ad altri imputati, avrebbe favorito l’imprenditore Mario Benotti, garantendogli una posizione di esclusiva nell’intermediazione delle forniture di mascherine chirurgiche e altri dispositivi di protezione. Benotti, ora deceduto, era considerato un partner commerciale privilegiato per le operazioni che hanno coinvolto ingenti somme di denaro e quantità di materiali.

La contestazione della Procura

I pubblici ministeri Fabrizio Tucci e Gennaro Varone hanno esaminato transazioni per un totale di 1,25 miliardi di euro, pari all’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine. L’assenza di un contratto formale per la mediazione di Vincenzo Tommasi, e le modalità di conclusione dei contratti con i fornitori cinesi basate esclusivamente su influenze personali, hanno costituito la base delle accuse.

La difesa di Domenico Arcuri e le implicazioni

Arcuri ha difeso la sua gestione sostenendo che le offerte di Benotti erano economicamente vantaggiose. Tuttavia, la Procura ha messo in dubbio la sicurezza delle mascherine fornite, le quali sono state oggetto di perizie che ne hanno attestato la potenziale pericolosità. Nonostante ciò, non sono state mosse contestazioni specifiche su questo aspetto.

L’udienza preliminare è cruciale per stabilire il futuro giudiziario di Arcuri e degli altri imputati coinvolti. Mentre alcuni hanno optato per un processo ordinario, le decisioni prese in questa fase potrebbero influenzare significativamente le strategie legali future e la percezione pubblica di questa controversa gestione dell’emergenza sanitaria.