Per la prima volta al mondo è stata usata la stampa 3D per creare una parte del corpo umano usando le stesse cellule prelevate dal paziente. Oggi è stato realizzato un orecchio in laboratorio, ma un domani potrebbe trattarsi di un organo vitale. La stampa 3D sta cambiando il volto della medicina e attualmente sta migliorando la vita di molte persone in numerosi ambiti.
E’ successo a New York, nel Queens per l’esattezza, dove l’azienda 3DBio Therapeutics, dopo 7 anni di lavoro, è riuscita a creare un orecchio bio-stampato in 3D realizzato con cellule umane prelevate dal lobo dell’orecchio sano della paziente, una donna di 20 anni che vuole restare anonima, nata con l’orecchio destro piccolo e deforme, condizione chiamata microtia. Questa procedura è stata eseguita da un team guidato da Arturo Bonilla, MD, un chirurgo pediatrico specializzato in microtia e fondatore e direttore del Microtia-Congenital Ear Deformity Institute di San Antonio, in Texas.
Con microtia si intende una malformazione congenite dell’orecchio esterno caratterizzata dalla riduzione dimensioni del padiglione auricolare. La microtia può essere unilaterale (solo una parte) o bilaterale (che interessa entrambe le parti).
Si possono riscontrare diversi gradi di malformazione che spaziano dall’assenza totale del padiglione o presenza di escrescenze cutaneo-cartilaginee ad una semplice riduzione delle dimensioni. Esistono quattro gradi di microtia:
Il programma clinico che l’azienda sta valutando si chiama AuriNovo™ e consiste in un impianto di tessuto vivo specifico per il paziente da utilizzare nella ricostruzione chirurgica dell’orecchio esterno (chiamato auricola) in persone nate con microtia unilaterale di grado II-IV. E’ stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense come trattamento orfano ed attualmente è in corso uno studio clinico per raccogliere dati preliminari di sicurezza, per perfezionare gli aspetti tecnici, logistici, chirurgici e post-chirurgici relativi all’impianto e per raccogliere dati preliminari sull’efficacia, compresa la durata in vivo a breve e lungo termine.
È biostampato in 3D utilizzando le cellule del paziente (prelevate dal lobo dell’orecchio controlaterale) combinate con il collagene e rivestito da un materiale biodegradabile in polidiossanone mentre la forma viene determinata dalla scannerizzazione dell’orecchio sano in modo che siano perfettamente speculari.
L’orecchio così creato viene innestato dal chirurgo nella posizione più corretta e viene suturato con la pelle della paziente in modo che possa esserci una corretta bio-integrazione con la protesi, che essendo realizzata con le stesse cellule della paziente, non dovrebbe essere rigettata.
L’iscrizione all’intero studio è limitata a 11 soggetti di età compresa tra 6 e 25 anni. Poiché lo studio è piccolo, l’arruolamento avviene in gran parte su invito del chirurgo che valuta i pazienti da caso a caso, in modo da permetterne il corretto svolgimento.
Di seguito è riportato un elenco parziale dei criteri di ammissibilità allo studio:
Questo intervento è un apripista per numerose possibilità. Se avrà successo rappresenterà il nuovo protocollo per la ricostruzione dell’orecchio esterno in pazienti nati con una malformazione, sostituendo così gli attuali interventi che vengono fatti e di seguito riportati:
«È sicuramente una grande cosa», ha affermato Adam Feinberg, professore di ingegneria biomedica presso la Carnegie Mellon University e co-fondatore di FluidForm, un’azienda di medicina rigenerativa che utilizza anche la stampa 3D. «Ciò dimostra che questa tecnologia non è più un “se”, ma un “quando”», ha proseguito. «Se tutto andrà come previsto, questo risultato rivoluzionerà il mondo», ha affermato.
A cura di Angelo Nicotra.
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