Covid-19: le allergie alimentari e l’asma possono aumentarne la protezione
Dall’inizio della pandemia di COVID-19 è sempre stato visibile che alcuni soggetti sono colpiti più severamente di altri. Fin dal primo momento è risultato evidente che un parametro che correla la gravità della malattia con la gravità della sintomatologia è l’età; gli studi dimostrano che il tasso di letalità raddoppia al passare di 5 anni di età e che i soggetti anziani sono più a rischio. È anche dimostrato che l’obesità, il diabete di tipo 2 e l’ipertensione sono tra i fattori coordinati alla gravità dei sintomi e dell’esito dell’infezione da COVID-19.
Recentemente si è scoperta una correlazione positiva tra asma, allergie alimentari e COVID-19.
Che cos’è in breve il COVID-19 e quali sono i sintomi principali?
Lo comparsa della malattia da COVID-19, causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 , è classificata come sindrome respiratoria acuta grave. Questa patologia ha portato ad una crisi sanitaria globale accompagnata da un’elevata morbilità e mortalità.
L’infezione da SARS-CoV-2 può rimanere asintomatica nelle prime fasi, fino all’emergere con una polmonite grave, dispnea, disfunzione d’organo e persino la morte. Sebbene tutte le età possano essere colpite, l’infezione ha un impatto clinico inferiore sui bambini rispetto agli adulti.
Quali sono i fattori di rischio?
Attualmente, si conoscono un certo numero di fattori di rischio che presentano un potenziale impatto sull’aumento della gravità dei sintomi del COVID-19.
Negli adulti i fattori principali sono la vecchiaia, il sesso maschile, le patologie preesistenti e le disparità razziali/etniche.
Nei bambini, questi soffrono prevalentemente di malattie lievi dovute al COVID-19. Analogamente agli adulti, i principali fattori di rischio nei pazienti pediatrici includono l’età e le patologie preesistenti.
Quali sono le terapie attuali e come ci si può proteggere?
Si ritiene che una dieta appropriata e sana sia un fattore protettivo contro il COVID-19; infatti, i micronutrienti e le vitamine svolgono un ruolo importante per il sistema immunitario.
La vaccinazione non solo protegge gli individui vulnerabili dall’infezione da SARS-CoV-2, ma riduce lo sviluppo di malattie gravi e la morte.
Le terapie attualmente utilizzate sono off-label ed empiriche ed il loro impatto sulla gravità e sulla mortalità di COVID-19 non è ancora chiaro.
L’interazione tra allergie alimentari, asma e COVID-19 può essere non unidirezionale ed è stata presa in considerazione in recenti studi.
Quali sono le correlazioni tra allergie alimentari e COVID-19?
Recentemente, si è rilevato che i bambini di età pari o inferiore a 12 anni hanno la stessa probabilità di infettarsi con il virus rispetto agli adolescenti e agli adulti, ma il 75% delle infezioni nei bambini sono asintomatiche. Inoltre, questa ricerca ha confermato che la trasmissione del SARS-CoV-2 all’interno delle famiglie con bambini è molto elevata.
Si è preso un campione di 1400 famiglie con almeno un membro di età inferiore ai 21 anni e con circa la metà dei partecipanti (bambini, adolescenti e adulti) con allergie alimentari, asma e rinite allergica. È emerso che i soggetti con allergie alimentari hanno un rischio ridotto del 50% di infettarsi con il SARS-CoV-2 rispetto ai soggetti non allergici.
Che relazione c’è tra asma e COVID-19?
Ad inizio pandemia per gli scienziati l’asma era considerata un potenziale fattore di rischio per la comparsa di sintomatologia grave, questo perché i pazienti asmatici sono suscettibili alla riacutizzazione della patologia indotta dal virus. In realtà, si è notato che solo una piccola percentuale di pazienti affetti asma presentano sintomatologia grave a causa del COVID-19. Questi studi suggeriscono, dunque, che è più probabile che l’asma sia un fattore protettivo contro il COVID-19.
La spiegazione più realistica è che questo sia dovuto a diversi meccanismi tra cui l’alterata espressione del recettore dell’ingresso virale, l’uso inalato di corticosteroidi, l’infiammazione cronica, la ridotta esposizione virale a causa della schermatura e/o dell’ipersecrezione del muco.
Quella descritta appare una forte relazione che lega i soggetti asmatici e allergici con il covid: i primi risultano, infatti, più protetti dall’infezione e i secondi dalle sintomatologie più gravi.
Ovviamente questa analisi non deve influenzare i comportamenti di sicurezza e protezione degli individui allergici, asmatici e non dato che non si conosce ancora con certezza come i singoli soggetti rispondono al virus.