È di qualche giorno fa la notizia che, presso l’Università di Trento in collaborazione con il laboratorio ULTRa (Ultrasound Laboratory Trento) specializzato in strumenti diagnostici ad ultrasuoni, è stata riconosciuta la validità scientifica per un protocollo che sfrutta l’ultrasonografia per la diagnosi al covid-19, rappresentando una svolta nella prognosi e nel contenimento del contagio.
In particolare, da recenti studi svolti in Cina e in Italia, è emerso che le immagini polmonari acquisite durante l’ecografia permettono di capire se la dispnea, ovvero respirazione alterata nel ritmo o nella frequenza, di cui il paziente è affetto, è causata dal virus covid-19 oppure da altre patologie.
Inoltre, è possibile osservare e monitorare facilmente eventuali cambiamenti repentini di quantità di ossigeno nei polmoni, che potrebbero degenerare in ipossia, in pazienti già sottoposti a ventilazione assistita mediante ventilatore polmonare.
Infine, il vantaggio maggiore è la possibilità di eseguire questi esami dal posto letto se non addirittura a domicilio, evitando così la necessità di spostare e fare entrare in contatto con altre persone un soggetto affetto o potenzialmente per sottoporlo a scansioni TC o radiografiche per capire l’approccio migliore da intraprendere.
L’ecografia è un esame diagnostico per ottenere immagini degli organi interni del corpo e sfrutta l’utilizzo di ultrasuoni, onde meccaniche elastiche longitudinali caratterizzate da lunghezze d’onda piccole e frequenze elevate che, vengono fatte attraversare l’area del corpo da indagare.
Successivamente, in base alle caratteristiche del tessuto che si trovano ad attraversare, queste onde verranno in parte assorbite e in parte riflesse, sarà quest’ultima parte ad essere rilevata da un trasduttore per poi ricostruire l’immagine ecografica.
Nel caso portato in esempio, parliamo di un paziente di 52 anni ricoverato da 1 settimana al Policlinico Gemelli di Roma con febbre, tosse, mialgia e astenia, su cui è stata utilizzata una sonda convessa portatile (3.5 mHz) connessa tramite wireless ad un tablet su cui è stato possibile osservare real time le acquisizioni ecografiche, bloccare le immagini, zoomarle e memorizzarle.
Per ridurre al minimo l’esposizione, l’esame è stato svolto da 2 operatori e di cui solo 1 è davvero entrato in contatto con il paziente, inoltre, una volta terminata la visita sia il tablet che la sonda sono stati sterilizzati e posti in due sacche sterili.
Per avere un quadro completo, sono state eseguite 12 scansioni dei polmoni lungo le diverse aree superiori, inferiori, posteriori, anteriori e laterali mostrando un’immagine dei polmoni poco delineata a differenza di ciò che possiamo notare in un paziente con un’infezione virale e risultato negativo al tampone del covid-19 che presenta un contorno ben definito (come si può vedere dalle frecce nell’immagine seguente).
Come abbiamo detto all’inizio, i vantaggi nell’usare questo esame nella lotta al covid-19 sono diversi ma vediamo di fare un punto della situazione:
Va ricordato che l’utilizzo dell’ecografia nei casi sospetti di covid-19 è ancora sottoposta a validazione ma, come abbiamo detto all’inizio, passi avanti sono stati fatti dall’Università di Trento ma l’efficacia di questi nuovi strumenti per contenere il contagio e migliorare i risultati dei pazienti dipende da quanto prima verranno utilizzati negli ospedali.