Il Covid19 continua a circolare e la ricerca procede sempre su più fronti. Diverse evidenze hanno mostrato come le donne sono generalmente meno colpite degli uomini e con una mortalità inferiore. Ci sono alcuni aspetti a cui fare attenzione, tra questi la gravidanza. Un nuovo studio italiano mostra come le donne in gravidanza sono meno colpite dal Covid19 proteggendosi dalla tempesta di citochine.
La differenza di genere tra uomini e donne che emergere dai dati sembra andare a favore delle donne. C’è una mortalità più bassa e un rischio di infezione minore. Questo è probabilmente legato a vari fattori, tra i quali una minore tendenza a fumare. Il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di un quadro clinico più grave. Un altro aspetto importante è la differenza della risposta immunitaria: le donne sviluppano maggiori risposte immunitarie verso gli agenti patogeni e per questo sono meno suscettibili a contrare infezioni da microorganismi.
La differenza genetica invece è legata ai due cromosomi X nelle donne. Nelle donne per impedire l’espressione ridondante dei geni del cromosoma X si verifica un’inattivazione fisiologica. Tuttavia, ACE2 sembra essere codificato in particolari regioni che sfuggono a questa inattivazione e alcune ipotesi sostengono possa esserci una correlazione. Queste ipotesi necessitano però ancora di approfondimenti e studi specifici.
È bene sottolineare che le differenze biologiche si intersecano con le differenze sociali. Secondo l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere le donne rappresentano il 76% degli operatori sanitari in Europa. Sicuramente gli operati sanitari entrano molto in contatto con il virus e sono esposti a concentrazioni di SARS-Cov2 più elevate. Una differenza particolare la si trova anche nel lavaggio delle mani dove diversi studi mostrano come le donne si lavino più frequentemente le mani.
La maggior risposta immunitaria nelle donne verso le infezioni è legata sia ad aspetti ormonali che genetici. È ormai noto il meccanismo di ingresso del virus SARS-Cov2, sfruttando l’enzima di conversione dell’angiotensina II, ACE2. Il virus si lega ad ACE2 ed entra nella cellula sottraendola al suo normale svolgimento di protezione contro i danni al polmone causati da infezioni e/o infiammazioni. Qui nasce un’importante differenza in quanto gli estrogeni delle donne fertili aumentano la presenza dei recettori per ACE2 facendo si che l’enzima riesca a svolgere comunque la sua funzione protettiva del polmone, anche dopo l’infezione.
Al contrario, gli androgeni maschili sembrano avere un ruolo opposto favorendo le successive fasi di infiammazione che seguono all’infezione delle cellule polmonari. I dati indicano comunque che le donne presentano meno complicanze degli uomini. Anche la mortalità è inferiore e questo viene testimoniato anche dalla mortalità doppia degli uomini sotto i 65 anni rispetto alle donne della medesima fascia di età.
Nonostante le preoccupazioni iniziali non sembrano esserci problemi ulteriori per il Covid19 legati alla gravidanza. In base ai dati disponibili non emergono maggiori problematiche rispetto la popolazione adulta generale. È ipotizzabile che si presentino i sintomi influenzali leggeri o moderati mentre sintomi più gravi rimangono più comuni nella popolazione anziana o con patologie. A titolo precauzionale si raccomanda l’isolamento e la limitazione dei contatti per le donne in gravidanza. Sebbene non emergano dati relativi ad un rischio più elevato non sono noti tutti gli effetti del virus sull’organismo della donna in gravidanza e del feto.
Non sono presenti dati neanche sugli effetti sul bambino nel caso in cui la madre contragga l’infezione. In base alle conoscenze attuali non ci sono evidenze che possa aumentare il rischio di aborto ne sembra possibile la trasmissione verticale (dalla madre al feto). In ogni caso se vi è sospetta positività della madre verrà sottoposto anche il bambino al test per il coronavirus. È fondamentale recarsi alle visite per i controlli in gravidanza e post-parto calendarizzati.
Per l’allattamento non sembrano esserci evidenze che possa essere trasmesso il virus, quindi, è comunque possibile allattare il bambino anche in caso di positività. Inoltre, l’allattamento comporta numerosi benefici per il sistema immunitario del neonato. È bene però adottare opportune precazioni come lavare accuratamente le mani prima di toccare il bambino o il biberon, utilizzare una mascherina durante l’allattamento e igienizzare il tiralatte o il biberon al termine. In alcuni casi è anche possibile considerare la possibilità di tirare il latte ma lasciare che sia una persona sana a darlo al bambino mediante un biberon.
Il dibattito è molto attivo anche sulle vaccinazioni. Le indicazioni di diversi Paesi prevedono l’offerta vaccinale contro Covid19 per le donne in gravidanza e in allattamento subordinata ad una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio. Chiaramente la valutazione viene facilitata da un colloquio informativo con i professionisti sanitari. È bene precisare anche che tali donne sono state escluse dai trial vaccinali per cui non si dispongono dati sulla sicurezza ed efficacia.
Gli studi condotti finora non evidenziato meccanismi biologiche che associano i vaccini a mRNA ad effetti avversi in gravidanza o in allattamento. La vaccinazione è raccomandata per le donne ad alto rischio di complicazioni gravi da Covid19 con una valutazione dei benefici insieme ai sanitari che le assistono. Inoltre, se una donna scopre di essere incinta dopo la vaccinazione o dopo la prima dose non c’è motivo di interrompere la gravidanza ma può rimandare la seconda dosa al termine della gravidanza. Anche le donne che allattano possono essere vaccinate senza dover interrompere l’allattamento.
Un recente studio italiano su donne incinte infette da Sars-Cov2 ha scoperto che i cambiamenti immunologici causati dalla gravidanza contrastano l’infiammazione associata alla malattia. I risultati sono molto interessanti considerando che i peggiori effetti del Covid19 sono il risultato della risposta infiammatoria. Il sistema immunitario produce un eccesso di molecole immunoregolatrici che prendono il nome di citochine. È proprio la “tempesta di citochine” a causare l’infiammazione. Questa, a sua volta, può portare a danni estesi ai tessuti fino ad arrivare ad insufficienze multi-organo e alla morte.
Il gruppo di ricercatori in Italia, Stati Uniti e Australia ha esaminato i livelli di citochine nel plasma di donne in gravidanza contagiate da Covid19. Hanno monitorato anche i livelli di cellule del sistema immunitario. Dai risultati emerge come le donne incinte siano in grado di tenere sotto controllo l’infiammazione. Questo è dovuto alla produzione di molecole antinfiammatorie che vanno a bilanciare la produzione di molecole infiammatorie. Nei nove mesi di gravidanza le molecole infiammatorie nel sangue restano intorno ai valori normali. Inoltre, la maggior parte non sviluppano sintomi severi e danno alla luce bambini sani.
Il fenomeno viene attributo ai naturali cambiamenti che avvengono nel sistema immunitario durante la gravidanza per proteggere il feto in via di sviluppo. Lo stesso autore, A. Cossarizza, dichiara: “Se la gravidanza avviene in donne sane che non presentano i principali fattori di rischio pro-infiammatori, come l’obesità o l’ipertensione, la risposta alla SARS-CoV-2 è ben controllata”.