Easy Covid19: come la maschera da sub Decathlon diventa un respiratore
In tempi di crisi, trovare soluzioni innovative nel più breve tempo possibile è uno degli aspetti fondamentali per cercare di uscirne al meglio. È così che l’ingegnere bresciano Cristian Fracassi, CEO e fondatore di Isinnova, torna a far parlare di sé. Dopo l’eccezionale iniziativa, giunta agli occhi di tutto il mondo, di stampare in 3D le valvole per fornire ossigeno nei reparti di rianimazione, adesso è il turno delle maschere respiratorie. Sempre grazie alla stampa 3D, Fracassi ed il suo team hanno trovato il modo per trasformare una maschera da sub, realizzata e commercializzata da Decathlon, in un respiratore per la terapia sub-intensiva. Per la precisione, parliamo della realizzazione di una maschera C-PAP (Continuous Positive Airway Pressure) che eroga aria ad un pressione prestabilita.
In Italia l’emergenza Coronavirus sta continuando a mettere a dura prova gli ospedali, soprattutto in Lombardia, attualmente la regione più colpita, e, fino a che non arriveremo ad un’inversione del trend crescente di contagiati e ricoverati, sono necessarie alternative rapide ed efficaci per sopperire alla possibile mancanza di strumentazione adeguata al trattamento di tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Un altro esempio di questo genere arriva dall’Emilia Romagna, dove, per far fronte al deficit di ventilatori polmonari, è stato realizzato un prototipo di ventilatore capace di ventilare due persone contemporaneamente.
Un respiratore alla portata di tutti
L’idea della realizzazione di un respiratore a partire da una maschera da sub è venuta inizialmente al Dott. Renato Favero, ex primario, che si è rivolto ad Isinnova per renderla concreta. Ciò è diventato realtà grazie alla pronta disponibilità dell’azienda Decathlon che ha subito reso disponibili i modelli CAD della maschera da snorkeling modello Easybreath, grazie ai quali è stato possibile progettare le modifiche necessarie per trasformarla in una maschera C-PAP. In particolare, è stato disegnato e stampato in 3D il componente di raccordo con il respiratore. Quest’ultimo, denominato “valvola Charlotte” dallo stesso team di Isinnova, è stato velocemente brevettato al fine di impedire eventuali speculazioni sul prezzo del componente, specificando che il brevetto resterà ad uso libero, affinché qualsiasi ospedale possa usufruirne.
Isinnova ha infatti sottolineato come la loro iniziativa sia totalmente priva di scopo di lucro ed i file necessari per la stampa 3D del componente di raccordo sono disponibili a titolo gratuito, a condizione che non vengano utilizzati per fini commerciali.
Il prototipo è stato testato ed è risultato perfettamente funzionante, e, come riportato da Business Insider Italia, due maschere sono già attualmente impiegate nell’Ospedale di Chiari.
Una situazione di emergenza
“Non è sostitutiva del ventilatore polmonare, ma può essere usata nei pronto soccorso, dove i pazienti rimangono anche tre giorni in attesa di un letto. Grazie a questa maschera, possono ora attendere un posto-letto rimanendo sotto ossigeno e senza inquinare l’ambiente.” Afferma Fracassi a Business Insider Italia.
Isinnova sottolinea come: “Né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità“. L’impiego da parte del paziente, infatti, richiede una dichiarazione firmata in cui viene accettato l’utilizzo di un dispositivo biomedicale non certificato.