Come funziona?

Criogenesi: l’ibernazione umana è realmente possibile?

Il 12 gennaio 1967, James Bedford, professore di psicologia dell’Università della California, fu ibernato all’età di 73 anni. Si tratta della prima ibernazione della storia e il suo corpo è tuttora conservato. Questa pratica, nota anche come criogenesi, si fonda sul concetto che un giorno sarà possibile riportare in vita persone che sono state “congelate” e che potranno essere guarite dalle malattie che hanno provocato la loro morte, grazie ad avanzate procedure scientifiche.

Che cos’è la Criogenesi? Somiglianze con il mondo animale.

Per definizione, la criogenesi, o crionica, viene definita come la pratica di preservare la vita mettendo in pausa il processo di morte utilizzando temperature sotto lo zero con l’intento di ripristinare una buona salute con la tecnologia medica in futuro. Questa sorta di processo di “congelamento” è molto simile ad alcune strategie utilizzate nel mondo animale per sfuggire a condizioni estreme e severe.

Un esempio è proprio l’ibernazione, una strategia utilizzata da molte creature per sopravvivere a inverni freddi e bui, senza la necessità di dover cercare cibo o migrare in un luogo più caldo. Per riuscire in questo intento, questi animali abbassano progressivamente la temperatura corporea fino a raggiungere uno stato in cui le loro funzioni vitali sono ridotte al minimo e l’organismo non ha praticamente bisogno di cibo. Il punto chiave di questo processo è proprio il controllo della temperatura del corpo, che, rallentando la respirazione e la frequenza cardiaca, consente di abbassare drasticamente il metabolismo: nei pipistrelli la frequenza può passare addirittura da 400 a 11 battiti al minuto.

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L’uomo non rientra tra le specie a poter sfruttare questa strategia di sopravvivenza. La temperatura di esercizio del nostro corpo oscilla intorno ai 37 gradi e un lieve scostamento sopra o sotto questa temperatura può essere addirittura letale. Sopra i 43 gradi si può verificare uno stato di coma e morte, come al di sotto dei 25 gradi si può verificare la morte per assideramento.

L’ipotermia terapeutica: un esempio di controllo della temperatura in clinica

Nonostante ciò, l’abbassamento della temperatura può essere indotto artificialmente, come nel caso dell’ipotermia terapeutica, una tecnica ampiamente utilizzata nella pratica clinica, per esempio durante la cardiochirurgia, in quegli interventi in cui il cuore deve essere fermato per molto tempo o nei casi di sofferenza cerebrale. In questi casi, però, la temperatura raggiunge i 32 gradi, e serve generalmente con lo scopo di limitare il danno cerebrale conseguente ad arresto cardiaco.

Il concetto alla base della criogenesi è molto simile a quanto appena descritto: essa consiste nell’abbassamento graduale ma rapido della temperatura corporea di persone dichiarate legalmente morte, fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido. Il tutto deve avvenire entro mezz’ora dalla morte: in questo modo il processo di decomposizione si blocca.

Come funziona la criogenesi e quale è il procedimento?

Date queste premesse, è possibile l’ibernazione sull’uomo? Nel mondo sono tre le aziende che si occupano di criogenesi: l’Alcor in Arizona, il Cryonic Institute vicino a Detroit e il KryoRus in Russia. Il procedimento che viene applicato per portare a termine il processo di criogenesi prevede diverse fasi. La crioconservazione dipende dalla rapidità con cui può iniziare la procedura. Generalmente, questo processo viene iniziato subito, entro mezz’ora dal decesso. In questi primi minuti, immediatamente in seguito all’arresto cardiaco, gli organi sono ancora vitali. Di conseguenza, per evitare che il cervello subisca dei danni, la circolazione sanguigna e la respirazione vengono ripristinate artificialmente.

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A questo punto, il paziente viene trasferito in un bagno di acqua ghiacciata e il suo sangue viene sostituito con una soluzione per la conservazione degli organi. I crioprotettori utilizzati vengono perfusi direttamente nel flusso sanguigno e sono necessari per impedire un congelamento incontrollato. Un abbassamento della temperatura troppo rapido può provocare la formazione di cristalli di ghiaccio, che possono danneggiare le membrane cellulari e causare danni a tutti gli organi, incluso il cervello.

Una volta raggiunta la corretta temperatura, i tecnici organizzano il trasferimento nelle sedi apposite dove effettuare la criogenesi.  Una volta arrivato a destinazione, i tecnici regolano la temperatura in modo da portare gradualmente il corpo a -196 ° C, che crioconserva il paziente allo stato solido ed, infine, trasferiscono il corpo in contenitori metallici, dove viene conservato a temperature inferiori allo zero, utilizzando azoto liquido. Il corpo del paziente è quindi protetto dal deterioramento e può essere conservato a lungo termine.

L’ibernazione del solo cervello è possibile

Non è necessario crioconservare l’intero corpo: si può scegliere anche il solo cervello. In questo caso si parla di neuro-conservazione. Se da un lato la criopreservazione del corpo si fonda sull’idea di poter rianimare i corpi, dall’altro la possibilità di ibernare solo il cervello si fonda sulla convinzione che in futuro sarà possibile far crescere nuovi copri in cui trapiantare i cervelli ibernati.  

La criogenesi è possibile anche in Italia?

Sono tre le aziende nel mondo che si occupani criogenesi: due negli Stati Uniti e una in Russia. In Italia, come nel resto d’Europa, non esistono organizzazioni che si occupano di crioconservazione. Nonostante ciò, non esistono ad oggi leggi che vietino l’ibernazione umana. Infatti, esiste un’azienda funebre di Mirandola che si occupa del trasporto dei corpi da criopreservare dall’Italia in Russia alla KryoRus. Questo centro offre il servizio di pre-trattare i corpi e trasportarli in aereo, mantenendoli a temperature sotto lo zero fino al centro di destinazione.

Quanto costa farsi ibernare

Farsi ibernare non è sicuramente una cosa economica. I costi variano da centro a centro ma in ogni caso si aggirano intorno ai 50 mila dollari. Il più caro è il servizio di Alcor, che chiede circa 200 mila dollari per la criopreservazione di tutto il corpo e 80 mila per il solo cervello. Cryonics ha tarriffe leggermente inferiori, mentre la più economica è la KryoRus chiede 36 mila dollari per tutto il corpo e 18 mila per il cervello.

Scienza o Fantascienza

Sarà possibile in futuro rianimare i corpi ibernati? A questa domanda non esiste una risposta certa. La fiducia nel progresso tecnologico e nelle scoperte scientifiche è uno dei pilastri su cui si fonda la criogenesi. Non solo, anche la certezza che la personalità e la memoria di un individuo rimangano integre all’interno della struttura del cervello anche quando la sua attività viene interrotta e che sarà possibile ripristinare la completa attività cerebrale delle persone criopreservate. Non ci sono risposte ad oggi a tutte queste ipotesi, poichè non esiste alcuna tecnica in grado di provarlo.

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Tuttavia, gli scienziati che la praticano credono fortemente nelle potenzialità di questa tecnica. Come mai? Nel corso degli ultimi anni alcuni studiosi sono stati in grado di riportare in vita campioni biologici, criopreservati e conservati in azoto liquido. Fra questi si contano interi insetti, alcuni tipi di anguille e molte tipi di tessuti umani e organi di mammiferi.

Questi successi fanno ben sperare che le tecnologie saranno in grado di riparare i danni causati da malattie, invecchiamento, e congelamento. Tuttavia, sono molti gli scienziati che restano scettici sulla possibilità di risvegliare individui congelati.

Non sappiamo come fare riprendere le funzionalità di un organismo congelato. Se infatti sappiamo congelare e risvegliare singole cellule, farlo con un organismo complesso è tutt’altra cosa. E anche se riuscissimo nell’intento di rianimarlo ignoriamo in quali condizioni potremmo “risvegliare” questa persona

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Giulia Nucci