Per Danilo Ragona, nato a Torino nel ’78, è andata così. In seguito ad un incidente stradale ha perso l’uso delle gambe. All’epoca aveva 21 anni.
“Nella mia testa nessuna immagine di quell’evento – racconta – ma ricordo che avevo tanti progetti come tutti i ragazzi di quell’età. Avevo preso un diploma al Liceo artistico e mi sarebbe piaciuto continuare ad occuparmi di disegno. Un mese in coma farmacologico, tre in unità spinale. Quattro mesi di sofferenze che trovo ancora difficile raccontare. Poi è iniziato un percorso in salita in cui ho capito che sì, avrei usato una sedia a rotelle a vita, ma che esisteva altro. Per questo non dovevo più concentrami sul problema, ma sulle soluzioni. Avevo braccia e cervello, potevo andare avanti. La mia vita ha ripreso a scorrere, ma con un coraggio e una determinazione che prima dell’incidente non conoscevo. Piano piano ho cominciato a sentire di più il mio corpo, imparato a distinguere in modo più netto i segnali che mi inviava. L’amore, la sessualità, il desiderio di riprendere a studiare, persino la voglia di creare: tutto è tornato ad accendersi.
Anche chi mi è stato vicino in quei momenti se n’è accorto. E la cosa bella era che non mi nascondevo più. Mi sono iscritto alla facoltà di design dello Ied di Torino, mi sono laureato e oggi disegno carrozzine particolari per la mia azienda. Quella di cui vado fiero è l’Intimate Rider per i disabili che non vogliono rinunciare ad una sessualità piena. Ho ripreso a fare sport e dopo una serie di delusioni, la mia vita sentimentale è tornata serena. La fisioterapista che avevo sposato nel 2005 mi ha mollato dopo due anni dal matrimonio per mettersi con un altro da cui aspetta il secondo bambino. Me ne sono fatto una ragione. Ho avuto tante altre storie, sino a quando non ho trovato la compagna giusta. L’amore, inutile dirlo, mi ha sbloccato, permesso di diventare ironico, brillante, mi ha dato la forza per non piangermi addosso e sentirmi un fallito”.
Ma sei riuscito a trovare una giustificazione per quello che ti è successo?
“Ah, guarda – risponde – non ho mai perso le giornate a cercare una motivazione. Ho impiegato le energie che avevo per oltrepassare il mio dolore. Questo sì. L’incidente? E’ successo a me, punto e basta. Del resto in questi casi non hai alternative: puoi solo accettare. Ma, nessuno ci crederà, non mi sento frustrato. Sono diventato creativo. Forse è successo perché, come ti ho già detto, ora sento profondamente il mio corpo. Sono in contatto con la parte più profonda di me stesso, che assecondo senza riserva. Mi sento più sicuro e, soprattutto, sono diventato un amante fedele della vita. Questo è il mio punto di forza e di sicuro quello che mi permette di piacere ancora alle donne e a chi mi circonda. Voglio andare avanti, scoprire cos’altro ancora c’è di bello. Anche senza le mie gambe. Sono sicuro che esiste ancora tanto da provare e, soprattutto, tanto che io possa fare per chi ha meno di me. Più che sui miei problemi, ripeto, preferisco concentrami sulle soluzioni dei problemi miei e degli altri”.
Tra qualche anno Danilo e il suo amico fotografo Luca realizzeranno un video documentario con foto di disabili che si amano in luoghi abbandonati.
“Non posso aggiungere molto – dichiara Danilo – solo che il video sarà proiettato nelle più importanti gallerie di arte contemporanea d’Italia e che servirà a chi ha ancora dubbi sulla sessualità tra disabili”.
Intanto, sempre per non smentire la sua vitalità, il 19 giugno scorso Danilo ha dato vita a Viaggio Italia: più di 12.500 chilometri, attraverso dodici regioni e quindici città, usando vari mezzi di trasporto: treno, autobus, barca a vela, fuori strada, automobile, carrozzina, ha1ndbike e autostop. Viaggio Italia, realizzato anche nelle unità spinali, racconta storie di coraggio e descrive imprese, tecnologie, ingegneria, materiali, nuovi mezzi che possano favorire una vita indipendente ai disabili.
Nel viaggio Danilo è accompagnato da Riccardo Cipullo e Fabrizio Orsello di Verticalife e dal regista Luca Saini.