Demenza senile, se vivi qui hai il doppio delle probabilità di una diagnosi precoce | Con questi fattori è praticamente certa
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Demenza senile (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Il luogo in cui vivi può influenzare le tue possibilità di una diagnosi precoce di demenza: ecco perché conta così tanto.
La demenza senile è una di quelle condizioni che nessuno vorrebbe affrontare, ma che ormai riguarda milioni di persone in tutto il mondo. È una malattia progressiva, spesso lenta, che cambia profondamente la vita di chi ne è colpito e dei suoi cari. Una diagnosi precoce può fare la differenza, ma non sempre è così semplice da ottenere. Malgrado tutti i passi avanti nella ricerca, ancora oggi riconoscere i primi segnali può essere una vera sfida.
Ci sono tanti fattori che possono influenzare una diagnosi: non parliamo solo di genetica, ma anche di ambiente, abitudini di vita e perfino del posto in cui vivi. Sembra incredibile, ma il contesto sociale e culturale può cambiare molto le probabilità di riconoscere i sintomi in tempo. A volte è una questione di servizi sanitari disponibili, altre volte è la mentalità delle persone o la scarsa informazione su cosa osservare e quando preoccuparsi.
Anche l’accesso ai servizi medici è un tasto dolente. Non tutti hanno le stesse opportunità di essere visitati da uno specialista o di sottoporsi a esami specifici. Ci sono zone in cui le risorse scarseggiano, e questo ovviamente crea enormi differenze nella possibilità di ricevere cure adeguate. Per di più, chi non è abituato a fare prevenzione o ha difficoltà a interpretare certi segnali potrebbe arrivare dal medico solo quando ormai è troppo tardi.
Molte persone tendono a sottovalutare i sintomi iniziali, pensando che siano solo “cose dell’età”. Difficoltà di memoria? “È normale”. Problemi a orientarsi o cambiamenti nel comportamento? “Succede”. E così si rimanda, si lascia correre. Ma riconoscere certi segnali al volo potrebbe davvero fare la differenza tra convivere meglio con la malattia o affrontarla senza strumenti.
Quando cultura e società diventano un ostacolo
C’è poi il problema delle barriere culturali e linguistiche, che in certi casi bloccano del tutto l’accesso alle cure. Se vivi in una comunità dove c’è poca fiducia nei medici o dove mancano risorse adeguate, è facile che nessuno si accorga della malattia fino a quando non è troppo tardi. Il pregiudizio verso i disturbi mentali può aggiungere un ulteriore strato di difficoltà, spingendo le persone a ignorare il problema o a non cercare aiuto.
Uno studio ha messo in evidenza che queste differenze non sono solo una questione di stile di vita o di genetica. C’entra anche l’accesso diseguale alle tecnologie, agli esami e alle nuove terapie che potrebbero rallentare il decorso della malattia. Chi vive in certe aree o appartiene a certi gruppi sociali rischia di restare tagliato fuori, non solo dalla diagnosi precoce ma anche dalle opportunità di trattamenti innovativi. Di quali luoghi si tratta?
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Il peso della geografia sulle diagnosi
Una recente ricerca americana ha tirato fuori un dato curioso: il luogo in cui vivi può determinare le probabilità di ricevere una diagnosi precoce di demenza. In pratica, non è uguale abitare in una zona rispetto a un’altra. Alcune regioni statunitensi, come quelle delle Grandi Pianure o del Sud-Ovest, vedono meno diagnosi di quelle che ci si aspetterebbe, considerando fattori come età, educazione o stile di vita.
E non finisce qui. Le disparità geografiche sembrano pesare di più su certi gruppi di persone, come le comunità ispaniche o afroamericane, o sui più giovani tra i soggetti a rischio, cioè quelli tra i 66 e i 74 anni. È come se certe popolazioni fossero ancora meno “visibili” al sistema sanitario, restando fuori dai radar anche quando i segnali ci sono.