Demenza senile, se vivi qui hai il doppio delle probabilità di una diagnosi precoce | Con questi fattori è praticamente certa
Il luogo in cui vivi può influenzare le tue possibilità di una diagnosi precoce di demenza: ecco perché conta così tanto.
La demenza senile è una di quelle condizioni che nessuno vorrebbe affrontare, ma che ormai riguarda milioni di persone in tutto il mondo. È una malattia progressiva, spesso lenta, che cambia profondamente la vita di chi ne è colpito e dei suoi cari. Una diagnosi precoce può fare la differenza, ma non sempre è così semplice da ottenere. Malgrado tutti i passi avanti nella ricerca, ancora oggi riconoscere i primi segnali può essere una vera sfida.
Ci sono tanti fattori che possono influenzare una diagnosi: non parliamo solo di genetica, ma anche di ambiente, abitudini di vita e perfino del posto in cui vivi. Sembra incredibile, ma il contesto sociale e culturale può cambiare molto le probabilità di riconoscere i sintomi in tempo. A volte è una questione di servizi sanitari disponibili, altre volte è la mentalità delle persone o la scarsa informazione su cosa osservare e quando preoccuparsi.
Anche l’accesso ai servizi medici è un tasto dolente. Non tutti hanno le stesse opportunità di essere visitati da uno specialista o di sottoporsi a esami specifici. Ci sono zone in cui le risorse scarseggiano, e questo ovviamente crea enormi differenze nella possibilità di ricevere cure adeguate. Per di più, chi non è abituato a fare prevenzione o ha difficoltà a interpretare certi segnali potrebbe arrivare dal medico solo quando ormai è troppo tardi.
Molte persone tendono a sottovalutare i sintomi iniziali, pensando che siano solo “cose dell’età”. Difficoltà di memoria? “È normale”. Problemi a orientarsi o cambiamenti nel comportamento? “Succede”. E così si rimanda, si lascia correre. Ma riconoscere certi segnali al volo potrebbe davvero fare la differenza tra convivere meglio con la malattia o affrontarla senza strumenti.
Quando cultura e società diventano un ostacolo
C’è poi il problema delle barriere culturali e linguistiche, che in certi casi bloccano del tutto l’accesso alle cure. Se vivi in una comunità dove c’è poca fiducia nei medici o dove mancano risorse adeguate, è facile che nessuno si accorga della malattia fino a quando non è troppo tardi. Il pregiudizio verso i disturbi mentali può aggiungere un ulteriore strato di difficoltà, spingendo le persone a ignorare il problema o a non cercare aiuto.
Uno studio ha messo in evidenza che queste differenze non sono solo una questione di stile di vita o di genetica. C’entra anche l’accesso diseguale alle tecnologie, agli esami e alle nuove terapie che potrebbero rallentare il decorso della malattia. Chi vive in certe aree o appartiene a certi gruppi sociali rischia di restare tagliato fuori, non solo dalla diagnosi precoce ma anche dalle opportunità di trattamenti innovativi. Di quali luoghi si tratta?
Il peso della geografia sulle diagnosi
Una recente ricerca americana ha tirato fuori un dato curioso: il luogo in cui vivi può determinare le probabilità di ricevere una diagnosi precoce di demenza. In pratica, non è uguale abitare in una zona rispetto a un’altra. Alcune regioni statunitensi, come quelle delle Grandi Pianure o del Sud-Ovest, vedono meno diagnosi di quelle che ci si aspetterebbe, considerando fattori come età, educazione o stile di vita.
E non finisce qui. Le disparità geografiche sembrano pesare di più su certi gruppi di persone, come le comunità ispaniche o afroamericane, o sui più giovani tra i soggetti a rischio, cioè quelli tra i 66 e i 74 anni. È come se certe popolazioni fossero ancora meno “visibili” al sistema sanitario, restando fuori dai radar anche quando i segnali ci sono.