Dentifricio, la odontoiatra spiega cosa devi leggere in etichetta: se trovi questi 3 componenti lascialo sullo scaffale
Leggere con attenzione l’etichetta di un dentifricio potrebbe aiutarti considerevolmente nella tua scelta. Scopri quali componenti si riveleranno benefiche e quali meno
Nell’epoca in cui la crescente consapevolezza nelle mente delle persone sta portando ad un maggior controllo rispetto ai prodotti che acquistiamo e agli alimenti che ingeriamo, non si può che assistere ad una riflessa attenzione sempre più meticolosa anche nel campo dei prodotti cosmetici e legati al benessere e alla salute quotidiana.
Ad esempio, vi siete mai chiesti quali dentifrici siano più indicati per il proprio stato dentale, tenendo conto della sensibilità, di eventuali infiammazioni, problemi alle gengive ed ulteriori fattori. Ma soprattutto, la differenza di prezzo tra i prodotti reperibili nei supermercati e le marche specifiche che si trovano solo nei rivenditori specializzati come farmacie riflettono davvero una maggior efficacia di un prodotto rispetto ad un altro?
A slegare ogni dubbio a riguardo, ci ha pensato il dentista specializzato in chirurgia e parodontologia Sión Cruz, della Clinica Unión Médico di Tomelloso, Ciudad Real, a partire proprio dalla spiegazione dei prezzi così profondamente differenti. I costi sono decisamente più competitivi perché i prodotti che troviamo sugli scaffali dei grandi magazzini sono prevalentemente destinati ai bambini.
Il consiglio del dottor Cruz è di prestare attenzione più agli effettivi benefici del prodotto che al marchio in se. Inoltre, come aggiunto dallo stesso odontoiatra, le paste dentali che garantiscono prestazioni più elevate, ma che potrebbero scoraggiare gli acquirenti per via del loro prezzo, presentano in linea generale una composizione naturale, positiva per il pH orale, rendendosi estremamente benefiche per lo stesso.
Gli ingredienti più utili
Lo stesso odontoiatra ha spiegato anche quali sarebbero le sostanze più indicabili all’interno dei dentifrici. A partire dal fluoro, in genere ingrediente principale delle paste, in grado di rinforzare lo smalto esteriore del dente e di rivelarsi profondamente benefico se assunto a livelli equilibrati; al contrario, un’assunzione frequente può rivelarsi tossica e dannosa non solo per l’ambiente orale, ma anche per le ossa. In Europa il quantitativo di fluoro presente nei dentifrici è regolamentato secondo le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e della Federazione Europea di Parodontologia, che hanno fissato il limite del livello presente negli adulti a 1.500 parti per milione di fluoro.
Gli effetti benefici di questa sostanza sono da evidenziare anche nei soggetti più giovani come i bambini, che possiedono uno smalto poco mineralizzato e maggiormente soggetto all’insorgenza di carie; il fluoro aiuta a rafforzarlo, rendendolo più resistente e garantendone una miglior protezione dai batteri. Sostanze come la clorexidina, invece, viene usualmente raccomandata per il trattamento della gengivite, in quanto possiede un pH neutro e alcalino. Il nitrato di potassio e il cloruro di stronzio sono utili a bloccare i micropori che possono avere origine nel dente. Tali sostanze sono generalmente contenute all’interno delle paste destinate al trattamento di sensibilità dentale e della stessa gengivite.
Le sostanze principalmente sconsigliate
I parabeni impediscono la proliferazione dei microrganismi e possono provocare un irregolare rilascio di estrogeni, interferendo come interferenti endocrini. I dentisti ne sconsigliano l’utilizzo, indicando, in particolare, tre ingredienti potenzialmente dannosi: la dietanolamina, che provoca irritazione alle mucose e alla cute nel breve periodo, ma a seguito di un prolungato utilizzo può addirittura portare all’insorgenza del cancro, il glicole propilenico, che può causare irritazione orale ed il triclosan, contenuto nella stragrande maggioranza delle paste dentali reperibili nei supermercati, che generano maggior resistenza agli antibiotici e portano allo sviluppo di disturbi endocrini.
L’esperto ha smontato anche il mito social del bicarbonato di sodio, ritenuto dai più un efficace rimedio casalingo per lo sbiancamento delle arcate. Sia chiaro, l’uso occasionale non comporta rischi gravi, ma ripetere la pratica quotidianamente o, peggio, più di una volta al giorno, può danneggiare e deteriorare lo smalto, aumentando la possibilità di soffrire di ipersensibilità dentale, con conseguente rischio di insorgenza di carie. I dolcificanti sono presenti soprattutto nei dentifrici destinati ai bambini, per addolcirne il sapore che potrebbe risultare esageratamente pungente. Tra questi l’aspartame è sicuramente da evitare, perché se presente in grandi quantità potrebbe rivelarsi responsabile di mal di testa, vertigini e disturbi gastrointestinali.