Diagnostica

DermalAbyss: tatuaggi biosensibili grazie all’inchiostro che cambia colore

Torniamo a parlare di tatuaggi, con importanti novità. Dopo quelli sviluppati dall’Università di Waseda, Giappone, a cui abbiamo già dedicato un articolo, adesso è il turno degli Stati Uniti. Parliamo, infatti, di DermalAbyss, nato dalla collaborazione tra Mit e Harvard Medical School. Questa ricerca abbandona sensori e led, per concentrarsi su uno speciale inchiostro, non più conduttivo, ma sensibile a certi cambiamenti metabolici. Non parliamo più di dispositivi indossabili, ma di veri e propri tatuaggi.

Per quanto sia definito un “proof-of-concept” dagli stessi ricercatori, ovvero in uno stadio di sviluppo paragonabile ad un prototipo, lo studio potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti nel monitoraggio real-time della nostra salute.

Un possibile futuro per i classici tatuaggi?

Test effettuato su una porzione di cute suina ex vivo. A sinistra viene mostrata la risposta a bassi livelli di pH, a destra l’opposto.
Credit: Viirj Kan, Katia Vega

Non è certo la prima volta che i tatuaggi vengono accostati alla diagnostica. Questo è diventato ormai un campo di ricerca in continuo sviluppo e di notevole interesse. Estetica, minima invasività e monitoraggio costante, tutti riuniti in un unico “oggetto”. DermalAbyss è un progetto che mira ad unire gli sviluppi della biotecnologia con le tradizionali tecniche di tatuaggio. Come abbiamo detto, in questo caso l’elemento sensibile è rappresentato da un inchiostro che reagisce, cambiando colore, a diversi livelli di certe sostanze all’interno del liquido interstiziale, il fluido che circonda le cellule del nostro corpo. Quelli che emergono sono quindi i processi metabolici interni, rilevabili direttamente sulla nostra pelle.

In particolare, sono stati studiati quattro inchiostri sensibili a tre parametri biochimici: il pH, con un cambiamento del colore dello specifico biosensore dal viola al rosa, il glucosio, dal blu al marrone, il sodio e un secondo indicatore di pH, che, invece, inducono fluorescenza sotto i raggi UV quando superano un certo livello.

Appare chiara l’importanza che questa ricerca potrebbe avere, ad esempio, per i diabetici, che necessitano di frequenti controlli del proprio livello di glucosio nel sangue. Per risultati concreti, però, ancora dovremo aspettare, come afferma Xin Liu, ricercatrice del MIT, a CBS News.

Ci vorrà molto tempo per qualcosa di pratico da presentare sul mercato, ma [questa tecnologia] stimola l’immaginazione e apre possibilità.

La ricerca sarà presentata all’International Symposium on Wearable Computers 2017 il prossimo settembre e sono già stati individuati gli aspetti da ottimizzare per la futura realizzazione. Tra questi, vi sono un’ampliamento della gamma di colori e della loro intensità, così da ottenere maggiore risoluzione, e un’attenta valutazione del loro potenziale di citotossicità e biocompatibilità.

Published by
Jacopo Ciampelli