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Disabilità, da ora in poi il governo ha deciso che non esiste più | Hanno cancellato questa parola dai loro vocabolari

Una sedia a rotelle (Pixabay)

Una sedia a rotelle (Pixabay FOTO) - www.biomedicalcue.it

Sembra che il concetto di disabilità sia stato accantonato o superato. Questa parola è stata appena “eliminata”.

La disabilità è una condizione che limita una o più funzioni fisiche, mentali o sensoriali di un individuo, influenzando la sua capacità di svolgere attività quotidiane.

Essa può essere congenita o acquisita a seguito di malattie, infortuni o altre circostanze. Le disabilità variano ampiamente in termini di gravità, dai disturbi lievi a quelli che richiedono assistenza costante. 

Dal punto di vista medico, le disabilità sono classificate in diverse categorie, tra cui disabilità motorie, sensoriali, cognitive e psichiche. 

Le persone con disabilità, purtroppo, e non per loro scelta, affrontano spesso barriere sociali, culturali e strutturali che limitano l’accesso a servizi, educazione, lavoro e attività ricreative.

L’eliminazione del termine disabile

Il governo Meloni ha intrapreso un passo significativo in direzione di un linguaggio più inclusivo, soprattutto per quanto riguarda la disabilità. Con l’adozione del Decreto legislativo n. 62 del 2024, le amministrazioni pubbliche sono state chiamate a rivedere la terminologia utilizzata per riferirsi alle persone con disabilità, sostituendo espressioni considerate stigmatizzanti o obsolete con altre più rispettose. 

In particolare, i termini «handicap» e «disabile» sono stati rimpiazzati da espressioni come «condizione di disabilità» e «persona con disabilità». Questo cambiamento è motivato dal desiderio di evitare che l’individuo venga etichettato unicamente in base alla sua condizione, ponendo invece l’accento sulla persona stessa, con tutta la sua complessità. Ad esempio, l’espressione «persona con necessità di sostegno elevato o molto elevato» sostituisce «con connotazione di gravità», indicando un approccio che mette in primo piano il supporto di cui la persona ha bisogno, anziché concentrarsi esclusivamente sulla sua condizione di disabilità.

Alcune persone con disabilità (Pixabay)
Alcune persone con disabilità (Pixabay FOTO) – www.biomedicalcue.it

Un linguaggio più inclusivo

Il cambiamento di linguaggio in ambito disabilità riflette una visione più inclusiva della società, che riconosce la dignità di ogni individuo e ne rispetta la diversità. L’adozione di espressioni come «persona con disabilità» anziché «disabile» è particolarmente significativa, in quanto si sposta l’attenzione dalla condizione fisica o mentale alla persona nel suo complesso, con le sue capacità, esigenze e diritti. 

Questa decisione, però, potrebbe sembrare in contrasto con altre scelte fatte dal governo, come il rifiuto di utilizzare titoli femminili, che ha suscitato discussioni politiche e culturali. Il tema della disabilità, infatti, è percepito come meno divisivo rispetto a questioni come la parità di genere, che sollevano conflitti ideologici più accesi. Ciò solleva la domanda se questa mossa sia un cambio di paradigma genuino o una scelta dettata dalla percezione che il tema della disabilità sia meno polarizzante. Qualunque sia la motivazione, l’adozione di un linguaggio più rispettoso nei confronti delle persone con disabilità rappresenta comunque un progresso positivo, un segno di maturità civica nella gestione del linguaggio pubblico.