I Wearable Device (dispositivi indossabili) si stanno sempre di più avvicinando alle tecnologie mostrateci dai più grandi film di fantascienza, integrando sempre nuove funzionalità e permettendo una connessione wireless (ad esempio Bluetooth) tra più dispositivi, tutto questo con un dispendio energetico non indifferente.
Un’alternativa eco-sostenibile alle batterie è però possibile per questo tipo di dispositivi: l’Energy Harvesting (o energia racimolata), ovvero il processo mediante il quale l’energia proveniente da fonti alternative (siano esse ambientali, cinetiche o derivate da prodotti di scarto), viene catturata e stoccata, per essere poi convertita in energia elettrica pronta per l’uso.
Ricercatori ed ingegneri hanno sviluppato tutta una serie di generatori innovativi che sfruttano l’energy-harvesting. Molti di loro si sono focalizzati sulla produzione di energia elettrica tramite conversione dell’energia cinetica sviluppata dai movimenti del corpo umano quali, ad esempio, la camminata e la contrazione di muscoli. Un gruppo di studio multidisciplinare, formato dai ricercatori del CNRS dell’Université de Grenoble Alpes, specializzati in Biochimica, e dai ricercatori dell’University of California (UC) San Diego, specializzati in Nanotecnologie e Biosensori, ha però avuto un’idea ancora più rivoluzionaria: sviluppare energia elettrica dalla traspirazione.
Il generatore proposto è una vera e propria cella a combustibile ad alta tecnologia; una pila indossabile sul braccio, nella quale il sudore è utilizzato come elettrolita per generare elettricità. Essa è formata essenzialmente da quattro componenti:
I ricercatori del team hanno dimostrato che essa può tenere in accensione un LED in modo continuo sfruttando un amplificatore di voltaggio.
Pur essendo un dispositivo potenzialmente rivoluzionario, questa cella presenta attualmente dei limiti di voltaggio: può produrre una tensione a circuito aperto di 0.74 V (una pila AA ha una tensione nominale tra i 1.25 V ed i 1.65 V). L’obiettivo a lungo termine dei ricercatori sarà quello di superare questo limite, permettendo l’alimentazione di più dispositivi indossabili veri e propri. Dopotutto si sa, in ingegneria, come in altri ambiti, per compiere delle rivoluzioni si deve essere disposti a “sudare un po’“.