Ann, una donna che ha perso l’uso della parola e gran parte del controllo muscolare a seguito di un ictus al tronco cerebrale avvenuto 19 anni fa, l’anno scorso ha ritrovato la capacità di comunicare. Grazie a una collaborazione tra gli scienziati dell’Università della California a San Francisco (UCSF) e Berkeley, è stato sviluppato un innovativo impianto cerebrale abbinato a un avatar digitale che hanno permesso ad Ann di esprimersi attraverso espressioni facciali per la prima volta dopo quasi due decenni.
La vita di Ann è stata stravolta all’età di 30 anni, quando un improvviso ictus al tronco cerebrale l’ha lasciata gravemente paralizzata, incapace di muovere i muscoli del corpo e persino di respirare autonomamente. Dopo anni di terapia fisica, Ann è stata capace di muovere nuovamente i muscoli facciali, ma la possibilità di parlare rimaneva un sogno lontano. L’uso di dispositivi di comunicazione le permetteva di interagire con il mondo esterno, benché a una velocità molto ridotta.
Il progetto, capitanato dal Dr. Edward Chang presso l’UCSF, ha portato alla creazione di un’interfaccia cervello-computer (BCI) in grado di decodificare i segnali cerebrali associati alla parola e alle espressioni facciali. Questo sistema trasforma i segnali in testo a una velocità di quasi 80 parole al minuto, un notevole miglioramento rispetto ai 14 parole al minuto del dispositivo precedente utilizzato da Ann.
Questa ricerca, pubblicata il 23 agosto 2023 sulla rivista Nature, apre nuove prospettive per lo sviluppo di sistemi approvati dalla FDA che potrebbero permettere una comunicazione più naturale per persone affette da condizioni simili. L’obiettivo è di ripristinare un modo di comunicare completo e naturale, migliorando significativamente la qualità della vita di molti individui.
Ann, precedentemente insegnante di matematica, ha partecipato attivamente al progetto, svolgendo un ruolo cruciale nel perfezionamento della tecnologia. La sua determinazione e il suo impegno sono fonte di ispirazione e speranza per molti. Ora, grazie a questa tecnologia, aspira a diventare consulente in un centro di riabilitazione fisica, anche per dimostrtare che le disabilità non devono necessariamente rappresentare un limite.
L’avatar digitale di Ann, creato per rappresentarla, non solo simula la sua voce grazie all’intelligenza artificiale, ma anima anche il suo viso con espressioni che riflettono emozioni reali, grazie a tecnologie avanzate di animazione facciale. Questo passo avanti nella tecnologia BCI rappresenta una vera svolta nella comunicazione per chi vive con limitazioni fisiche severe, e apre anche la strada a nuove ricerche nel campo delle neuroscienze e dell’ingegneria biomedica.
La storia di Ann e il progresso scientifico realizzato da UCSF e UC Berkeley evidenziano il potenziale trasformativo della tecnologia nell’abbattere le barriere alla comunicazione. Questa ricerca non solo restituisce la voce a chi l’ha perduta, ma offre anche una nuova prospettiva sulla capacità di superare gli ostacoli fisici attraverso l’innovazione e la collaborazione.
Immagini di Noah Berger