Due persone avrebbero comunicato con i loro sogni in un esperimento. Il condizionale è d’obbligo sulla dichiarazione della startup californiana REMspace. L’azienda si occupa di strumenti per migliorare la qualità del sonno e starebbe portando avanti delle sperimentazioni che consentirebbero a due persone di parlare anche attraverso la fase REM del sonno, cioè quella fase dove si sogna. Infatti, una persona ha 5 stadi di sonno di cui solo l’ultimo prima del risveglio – la fase REM appunto – vede la presenza di sogni, perché il cervello è già attivo mentre il soggetto sta ancora dormendo. Stando a quanto dichiarato dalla startup, due persone sarebbero state in grado di comunicare in qualche modo attraverso questo strato sottile tra sonno e veglia.
La startup ha reso noto di aver condotto un esperimento tra due persone usando “attrezzature appositamente progettate”. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la startup non avrebbe dato dettagli sugli strumenti utilizzati, parlando di server, apparati, sensori e Wi-Fi senza aggiungere come avrebbe materialmente funzionato la macchina per questo esperimento. L’apparato avrebbe monitorato i dati sui due soggetti che hanno accettato di aderire alla sperimentazione. Poi il server avrebbe rilevato la fase REM e generato i messaggi trasmessi tra i due soggetti. La risposta sarebbe arrivata con gli auricolari che i due indossavano. Ognuno dei due partecipanti ha dormito a casa sua, quindi l’esperimento non sarebbe stato condotto in un laboratorio. Il server avrebbe dato una parola casuale a uno dei partecipanti dagli auricolari. Il soggetto sarebbe stato già in REM al momento di ricevere il messaggio. Poi la persona avrebbe passato l’informazione nel sogno. Il messaggio sarebbe così tornato al server. Il secondo soggetto – una donna – avrebbe raggiunto la fase REM 8 minuti dopo il primo. La partecipante avrebbe riportato il messaggio ai ricercatori una volta sveglia. L’esperimento sarebbe stato condotto due volte con due coppie diverse sempre dalla stessa startup, ma tenendo sempre i soggetti a distanza tra di loro.
Al momento non c’è una convalida dalla comunità scientifica o da una rivista di settore. Infatti, affinché un’ipotesi scientifica abbia la convalida è necessario che l’esperimento sia replicabile e che chiunque possa farlo a parità di condizioni con gli stessi risultati. In più, la tecnologia usata per la sperimentazione non è stata resa nota. Così scienziati terzi – cioè fuori dalla startup – non hanno potuto provarla o crearla. Nonostante questo, il CEO dell’azienda californiana ha dichiarato che questa tecnologia potrebbe portare a nuove applicazioni commerciali. In più, le persone del futuro non potranno farne più a meno secondo REMspace. Il fondatore e CEO di REMspace aveva già provato nel 2023 un esperimento su se stesso, impiantandosi un chip con l’obiettivo di controllare i propri sogni. Il risultato fu una corsa in ospedale per togliergli il supporto nel cervello dopo cinque settimane. Anche in quel caso non ci fu convalida da parte della comunità scientifica.