L’elettromiografia (EMG) è un esame diagnostico che permette di valutare il potenziale d’azione generato dai muscoli e dalle unità motorie. Spesso l’EMG è adoperato per valutare la presenza di possibili traumi o lesioni muscolari, inoltre è adoperato in campo sportivo per migliorare le performance dei giocatori.
Prima ancora di descrivere nel dettaglio il funzionamento dell’elettromiografia, è necessario focalizzarsi sul muscolo scheletrico la sorgente del segnale. Il muscolo scheletrico permette il movimento del corpo umano tramite l’interazione dei muscoli con le ossa. I muscoli si suddividono in striato, liscio e cardiaco.
Ogni muscolo scheletrico è costituito da fasci di fibre muscolari, le quali, a loro volta, sono formate da miofibrille, che contengono filamenti di actina e miosina, responsabili, quest’ultimi, della contrazione muscolare. L’interazione tra actina e miosina è gestita dai potenziali d’azione generati dai motoneuroni, che raggiungono la fibra muscolare a livello della placca motrice. Le fibre muscolari, che sono attivate da un solo motoneurone, formano un’unità motoria. Le fibre muscolari che sono attivate da una singola unità motoria(SMU) costituiscono la sorgente bioelettrica recepita durante l’elettrocardiogramma.
Per lo svolgimento dell’elettromiografia si adoperano degli elettrodi che permettono di recepire la risposta muscolare in seguito ad una stimolazione elettrica del muscolo, studiando i potenziali emessi dalle fibre muscolari durante una contrazione volontaria. Solitamente, il potenziale evocato ha una durata dai 3 a 15 ms e un’ampiezza da 20 a 2000μV, con una frequenza di scarica di solito varia da 6 a 30/s.
Durante l’esame diagnostico possono essere adoperati elettrodi superficiali che permettono di analizzare il potenziale di azione generato da muscoli superficiali oppure si scelgono elettrodi ad ago per permettere un’indagine più precisa e più profonda. Inoltre possono essere adoperati elettrodi monopolari, bipolari e multipolari per registrare l’attività muscolari profonde fino alle singole unità motorie. Il tracciato finale deve essere interpretato da un medico con una grande esperienza, il quale si avvale della cooperazione del paziente e del suo quadro clinico.
Quando si parla dell’elettromiografia e dell’elettroneurografia, si pensa che siano due tecniche separate in realtà vengono adoperate insieme. Infatti, quando si esegue l’EMG essa si articola in due parti: nella prima parte si effettua l’elettroneurografia la quale valuta la velocità di conduzione di uno stimolo elettrico lungo il nervo, permettendo di analizzare il funzionamento del sistema nervoso periferico, valutando il potenziale elettrico evocato attraverso la stimolazione elettrica del nervo con un elettrodo superficiale. La velocità di conduzione dipende da differenti fattori e può variare da 120 m/s per i nervi delle gambe fino a 40 m/s per i nervi sensoriali dei muscoli intercostali. In seconda battuta, si adopera un elettrodo ad ago a riposo, durante la contrazione minima del muscolo e durante la contrazione massima. Infine l’esame si conclude effettuando l’elettromiografia, valutando, perciò, i potenziali elettrici muscolari ed il numero di unità motorie attivate al massimo sforzo.
Tramite l’elettromiografia è possibile analizzare il funzionamento dei muscoli e dei nervi motori, diagnosticando differenti disturbi muscolari. Le possibili problematiche a livello muscolare o del sistema nervoso si traducono in modifiche della forma dell’onda finale, nella durata e nel voltaggio del potenziale d’azione o addirittura nell’assenza totale del potenziale. Inoltre in caso di lesione centrale essa non viene rivelata nell’elettromiografia, cosa opposta nel caso di lesioni neurogene periferiche, le quali si verificano con fibrillazioni sul tracciato a riposo.
Tra le patologie che possono essere diagnosticate si hanno:
L’elettromiografia è un esame dalla breve durata di circa 30 minuti, il cui tempo varia in base al numero dei nervi o dei muscoli da esaminare. Non vi sono contraddizioni, infatti può essere svolto anche da donne in gravidanza, da portatori di pace-maker e non richiede nessuna preparazione preliminare.